XI

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tw: attacco di panico

9 ottobre

"Angel..."

L'uomo davanti a ai miei occhi mormora flebile il mio nome.

Sono confusa, non mi sembra di averlo mai visto prima.

Ha occhi azzurri, capelli biondo scuro e una leggera barba sul volto. Sembra avere sulla cinquantina.

Onestamente, percepisco anche un certo imbarazzo: in questo ufficio ci sono Duncan, Trevor e questi due tipi sconosciuti... piuttosto insolita come situazione.

"Salve, ci conosciamo?"

Duncan si posiziona dietro di me all'improvviso, avvicinandosi al mio orecchio. "Hai il tuo nome scritto nel cartellino sulla camicia"

Questa vicinanza mi fa sussultare. Diciamo che il sogno di ieri ha causato in me un certo disagio.

Trevor, fortunatamente, si avvicina per affievolire la situazione.

"Perdonami, Angel. I modi di fare di Duncan sono sempre esagerati, volevamo semplicemente presentarti Joseph Cooper, uno dei nostri soci più fidati. È molto conosciuto qui in azienda, ci sembrava corretto fartelo conoscere"

L'accoglienza che riescono a dare agli impiegati mi sorprende ogni giorno di più.

Quest'uomo, o meglio Joseph Cooper, mi porge la mano per presentarsi.

"Benvenuta in azienda"

Mi rivolge un caloroso sorriso, che io ricambio.

Mi domando chi sia l'uomo seduto davanti alla scrivania, che nel frattempo non si è degnato neanche di guardarci.

A primo impatto non mi ispira alcuna fiducia, dunque preferisco non domandare.

Dopo aver educatamente salutato, esco dall'elegante ufficio.

Gli occhi di tutti i colleghi sono su di me, il che non migliora la strana situazione.

"Caffè?

Due occhi ghiaccio mi risvegliano dai pensieri.

"Come?"

"Ti va?"

Sospiro. "Da sola lo prendo volentieri"

Lui ridacchia, non curante come sempre. "Come vuoi"

Ho fatto un patto con me stessa: non cederò più a nessuno dei suoi giochetti. Abbiamo deciso di non mantenere nessun rapporto, dunque non accetto che ora venga qui e faccia come se niente fosse.

E poi insomma, non avevamo un rapporto neanche prima.

Mi avvicino alla macchinetta del caffè, per prendermi dei minuti di pausa.

"Angel Edwards, tu devi parlarmi della tua vita segreta"

Jonah fa la sua apparizione davanti ai miei occhi.

"Quale vita segreta?"

"Sembri conoscere così bene i Thompson, dev'esserci per forza qualcosa"

Il mio collega è un pettegolo, cosa che ormai so più che bene.

Ma anche se volessi inventarmi una storia entusiasmante, non avrei alcuna idea, poiché per quanto sarebbe interessante e avvincente averne una, non ho nessuna vita segreta.

La mia vita a Brooklyn oscilla tra caffé, letto e fascicoli al computer.

Scuoto la testa. "Niente di niente, onestamente. Mi hanno presentato un certo Joseph Cooper"

BROOKLYN'S LIGHTSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora