XLVIII (2)

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Io ho amato solo te.

Io ho amato solo te.

Io ho amato solo te.

Questa frase deve uscire dalla mia mente. Subito!

Non posso pensare ancora a lui, non dopo tutto quello che è successo. E soprattutto, non posso pensarci quando sono sull'orlo della porta mentre cerco di risolvere con Damiano... già, tipo adesso.

«Quel tipo porta solo guai, gli si legge in faccia!»

Incrocio le braccia al petto. «Cosa dovevo fare, cacciarlo mentre tentava di soccorrermi?»

La discussione va avanti da ieri sera. Damiano non ha ceduto a togliermi il broncio nemmeno quando sono scesa alle sei in punto per portargli la colazione del migliore bar di Brooklyn.

«Avresti almeno potuto difendermi!» sbotta in risposta. «E invece mi ha umiliato soltanto, mostrandomi quelle... foto»

Avrei dovuto saperlo: Duncan e Damiano non dovevano mai incontrarsi. Sapevo che questo avrebbe portato solo danni.

«Ti ho già spiegato che sono foto vecchie, avevo firmato dei fogli tempo fa», puntualizzo. Già, l'avrò detto almeno venti volte.

«Fogli o non fogli, non mi interessa!» ringhia deluso. «Da quando sei tornata qui per il matrimonio sei diventata una persona diversa»

La freddezza del suo tono di voce mi ferisce. Damiano è sempre stato un ragazzo dolce e credevo davvero che, grazie a questa sua qualità, avrebbe capito la situazione e avrebbe cercato di aiutarmi. Invece sono mesi che mi giudica.

«Allora spiegami, che dovrei fare?» chiedo sconfitta.

«Torna in Italia!» ribatte con sicurezza. Poi mi poggia una mano sulla spalla. «Mio zio è riuscito a trovarti un impiego. Non è niente di che, ma almeno ti permetterebbe di avere un visto»

Vorrei urlargli contro che non voglio accontentarmi, che ho studiato anni per giornate intere per garantirmi un limpido futuro con il lavoro dei miei sogni. Eppure non ci riesco, sono sfinita e arresa al fatto che Damiano non mi capirebbe.

«Sai già che tornerò, ho solo bisogno dei miei tempi»

Lui scuote amareggiato la testa. «Stai solo rimandando la cosa...»

Mi chino in avanti, portandomi le mani tra i capelli rossi. Ho il batticuore per il nervoso, mi sento persa in un immenso tunnel senza fine e no, non ne posso più di sentire persone che vogliono decidere come e cosa fare nel mio futuro!

Mi alzo di scatto in piedi, puntandogli il dito contro. «Ti ho detto che ho bisogno dei miei tempi, Damiano, e forzandomi come stai facendo adesso finirà solo per confondermi ancora di più!»

Ma lui, invece di cogliere questo mio stato d'animo, si mette subito sulla difensiva, continuando il suo giudizio senza fine.

«Confonderti, eh? Io invece penso che tu le abbia chiarissime le idee...»

Fa per alzarsi, afferrando le sue valige e pigiando in fretta e furia il pulsante dell'ascensore.

«Damiano, fermati!»

Ma lui è già sceso senza nemmeno salutarmi.

Bea, che nel frattempo era rimasta dietro la porta in attesa del nostro chiarimento, mi guarda con fare comprensivo con i suoi occhi scuri.

«Tranquilla Angie, sbollirà, è sotto pressione»

«Farò in modo di raggiungervi presto», borbotto, stropicciandomi gli occhi per evitare di piangere.

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