XLVII (2)

2.3K 121 17
                                    

D U N C A N

«Stavate iniziando senza di noi?»

Trevor mi guarda con fare sorpreso. «Hai deciso di partecipare?»

«Non mi sarei mai perso un'occasione del genere, fratellino»

Già, non lo avrei mai fatto. Non mi sarei fatto scappare l'occasione di vedere da vicino questa testa di cazzo.

Ha la faccia da sempliciotto, esattamente come lo immaginavo. La tipica persona che abitualmente non mi farei problemi ad insultare. E, soprattutto, non è il tipo di ragazzo che piace a lei.

Parliamoci chiaro, è ovvio che sia una copertura: vuole darmi fastidio.

Lo vedo dagli occhi di Angel, un mix di appagamento e paura. Vuole una mia reazione e al contempo ha paura di quest'ultima.

La fortuna sembra essere dalla parte di questo ragazzino, poiché se non fossimo ad una giornata in onore di mia madre sarebbe già steso a terra per via del modo infastidito e altezzoso in cui mi sta guardando. Chiaramente questo suo ridicolo coraggio è dovuto al fatto che non conosce Duncan Thompson.

Oh, Angel, lo avevo detto che sarebbe stato meglio dirci addio.

«Vogliamo iniziare o no questa partita?» dice l'italiano.

«Quando e se inizierà lo deciderò io», ringhio in risposta.

Elijah Gauthier passa le mani sui suoi pantaloni da soccer per lisciarli con precisione. «L'italiano ha ragione, non voglio perdermi la maratona femminile».

Due teste di cazzo. Non so chi preferirei prendere a schiaffi prima in questo momento.

Trevor ha avuto la grande idea di invitare i Gauthier alla giornata per scaturire una sorta di pace, ed onestamente mi sembra la peggiore idea degli ultimi tempi.

Mio fratello mi rivolge un'occhiataccia. Mi conosce e sa quando è meglio fermarmi prima che io combini qualcosa. «Manteniamo la calma e iniziamo questa partita»

Trevor da' l'okay all'arbitro per far iniziare il gioco. È una partita di soccer a cinque, dunque siamo divisi in due squadre. Non posso fare a meno di farmi spuntare un ghigno sul volto quando noto che l'Italiano è nella squadra avversaria.

Ho sempre odiato il soccer, ma questa partita si prospetta divertente.

«Duncan, amore! Sono qui!»

Anaclara. Già, lo sentirebbero anche in Australia che sei qui, vista la tua voce stridula.

Fingo un sorriso.

La partita di soccer procede stranamente in modo tranquillo. Ho contato le volte che avrei voluto prendere a schiaffi Damiano e Elijah. Trentasette il primo, trentaquattro il secondo. Quasi un pareggio.

Questo sport non fa per me, ma mi ha permesso di studiare chi ho davanti.

E no, non l'ho fatto solo per la mia estrema voglia di sfogare la mia rabbia repressa, ma l'ho fatto per mia madre. Ho giocato per lei, sono venuto qui per lei perché lo avrebbe voluto, avrebbe voluto vedermi correre e non spaccare la faccia a nessuno.

Spero che quello stronzetto di suo figlio l'abbia in qualche modo resa felice oggi.

Almeno adesso si prospetta l'unica cosa interessante di questa giornata di beneficenza: la maratona delle ragazze.

Le ragazze si posizionano sulla linea di partenza. Callie è poggiata sulla rete a lamentarsi del mal di schiena a Trevor. Ho già detto che non voglio figli?

Alzo un sopracciglio quando noto che Anaclara ha ben deciso di posizionarsi accanto ad Angel. Quest'ultima è dannatamente sexy: ha una coda di cavallo e dei leggins troppo aderenti per la mia sanità mentale. Continuo a sostenerlo, quel coglione non fa per lei.

BROOKLYN'S LIGHTSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora