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D U N C A N

9 ottobre

Sorseggio l'amarognolo whisky nel bicchiere in vetro, con lo sguardo fermo sulla finestra davanti al letto: i marciapiedi affollati, la gente impegnata, il caos.

Nelle mie orecchie echeggia tenue la sinfonia dell'Inverno di Vivaldi, così meravigliosa da placare anche una vista così frenetica come lo è quella di Brooklyn.

La mia mente è un continuo rimescolarsi di tutto ciò che vedo e sento: mi inebria, mi stimola.

La porta in legno bianco della stanza di spalanca freneticamente. "Duncan, sei fottutamente in ritardo, sai bene che giorno è oggi"

Rimpiango il giorno in cui ho concesso a Trevor di avere le chiavi del mio attico.

"Non trovi anche tu che Vivaldi sia magnifico?"

Accarezzo i capelli scuri, ancora scompigliati, della donna accanto a me.

La bionda, invece, è intenta a toccare insistentemente ogni angolo del mio petto. Instancabile.

Lo sguardo di Trevor su di me è sempre lo stesso: disperazione.

"Sul serio, due insieme? Sei terribile"

Sul mio volto spunta un amaro sorriso. "Lo so"

E perché dovrei negarlo quando so bene di esserlo?

Faccio un cenno alle due bellissime ragazze accanto a me, che comprendono al volo la mia necessità di solitudine con il mio fratellino guastafeste.

Mi alzo dal letto, per presentarmi davanti a lui, come madre natura mi ha creato.

Alla disperazione si aggiunge l'esasperazione. Basta così poco.

"Ti prego, datti una mossa"

Incredibile come due persone con la stessa genetica possano essere tanto opposte.

Trevor si reca in cucina e, per smorzare l'attesa, si prepara un caffè lungo.

La camicia nera rimane aderente sul mio petto, i jeans completano il perfetto abbinamento elegante-casual del mio solito vestiario.

Cammino a passo lento per la cucina. "Non dovresti essere così arrabbiato con me, tra poco mi ringrazierai"

"Hai combinato qualcosa?"

L'ho fatto, ovviamente. La vita sarebbe eccessivamente noiosa se non lo facessi.

Ridacchio. "Se te lo dicessi rovinerei la suspance. L'attesa è così bella, aumenta il desiderio"

"Spero di non doverti spaccare la faccia, Duncan"

Al massimo mi farà una statua per aver ravvivato la sua fin troppo arrugginita vita sessuale.

Mi siedo sullo sgabello, accanto a Trevor. "Allora, in quale delle tante strade di Brooklyn si trova il dannato?"

"Sai che non dovresti chiamarlo così"

Se sono un bastardo e un manipolatore è solo merito suo, perciò come chiamarlo se non così, orsetto di peluche?

Faccio spallucce. "Cambia qualcosa?"

"È nei dintorni. All'agenzia, probabilmente. Ed è con lo zio Joseph, il perché lo sai bene" afferma lui.

Interessante.

"Lo zio Joseph mi piace, ma ultimamente è un senza palle"

"Non ci riguarda, anzi, ti ho visto. Hai già fatto troppo a riguardo"

BROOKLYN'S LIGHTSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora