LIII (2)

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A N G E L

Sono seduta accanto a Callie sul divano, con le gambe avvolte da una morbida coperta mentre lo schermo della TV proietta le luci in salotto. Stiamo cercando di distrarci, ma l'aria è carica di tensione mentre aspettiamo il ritorno di Trevor e Duncan dalla loro riunione con i Gauthier. Ogni minuto che passa sembra un'eternità, e il ticchettio dell'orologio sul muro sembra amplificare la nostra ansia.

Per tenere la mente occupata, decidiamo di ripensare alla cena di ieri sera. «La cena è stata davvero un successo» ammetto, cercando di distogliere la mia mente dai pensieri inquietanti che mi tormentano.

Callie annuisce entusiasta. «Sì, era da tanto che non passavamo una serata così. E penso che tu e Joseph stiate iniziando a trovare un bel equilibrio.»

Le sue parole mi confortano, ma c'è ancora un nodo nella mia gola quando penso a Joseph e allora nostra dinamica. «Sembra proprio di sì, è incredibile»

C'era solo un singolo fattore, ma fondamentale, a rendere quella cena strana: il comportamento di Sophie. Mi ha a malapena salutata e la cosa mi ha ferita profondamente, visto il nostro stretto legame.

La mia testa è tormentata di pensieri, ce l'avrà forse con me per il fatto che Richard sta frequentando Beatrice?

Decido di spostare l'argomento su di lei. «Hai notato che Sophie sembra diversa ultimamente?» chiedo, sentendo il peso della preoccupazione nel mio petto.

Callie annuisce lentamente, e posa la sua tazza di tè sul tavolino basso davanti a noi. «Sì, l'ho notato anch'io. È strana da un po', anche con i suoi fratelli»

Il mio stomaco si contorce all'idea che qualcosa potrebbe non andare per il verso giusto per lei. «Spero di non aver sbagliato qualcosa» dico a malincuore.

La luce fioca del salotto sembra intensificare il senso di preoccupazione che pesa sulle nostre spalle. Mi stringo la coperta attorno al corpo, cercando conforto nel suo calore mentre rifletto sulle stranezze di Sophie.

«Ti sei sempre comportata bene», mi rassicura.

«È così anche con Duncan e Trevor? Davvero?»

Lei annuisce pensierosa. «Forse dovremmo soltanto parlarle,» suggerisce infine.

Annuisco, conscia quella potrebbe essere l'unica soluzione all'enigma. Ma c'è ancora una piccola fiamma di speranza nel mio cuore, una speranza che tutto si risolva senza dover affrontare conversazioni difficili o tensioni familiari.

Il suono del campanello mi fa sobbalzare, interrompendo i miei pensieri.

«Saranno loro?» chiedo, fissando Callie con aria interrogativa.

L'orario sembra coincidere, ed il pensiero di ricevere brutte notizie mi tortura.

«Andrò a vedere,» annuncia, dirigendosi verso la porta d'ingresso.

Il mio cuore batte forte nel petto mentre aspetto con ansia di scoprire le novità che si celano dietro la porta. Spero solo che non sia nulla di cui preoccuparsi.

«Ragazze» ci saluta Duncan, cercando di nascondere il nervosismo.

«Tutto bene?» risponde Callie, scambiando uno sguardo rapido con me, prima di invitarlo ad entrare.

Duncan si gratta la nuca, visibilmente agitato. «È... è successo qualcosa?» chiedo preoccupata.

«Allora,» inizia Duncan, passandosi una mano nervosa tra i capelli, «Abbiamo appena finito l'incontro con quei dannati bastardi»

La mia fiducia verso quelle persone è pari allo zero, e sentire che Duncan ha avuto a che fare con loro mi mette ancora più in allarme.

«E come è andata?» chiedo, cercando di mantenere la calma nonostante l'agitazione che cresce dentro di me.

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