XLVI (2)

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Trevor è un paranoico e, a distanza di un anno, posso affermare che non è cambiato affatto sotto questo aspetto.

A breve entreremo nella sala dove Callie farà l'ecografia per scoprire il sesso del bambino e, visti i preparativi per la giornata di beneficienza che stanno travolgendo Trevor, siamo state io e Sophie ad accompagnarla. Dire che non sono nella pelle è riduttivo.

Callie risponde alla trentesima telefonata di Trevor in cui le chiede se sia tutto okay e io non posso fare a meno di lasciarmi sfuggire una risata. Il fatto che non abbia la situazione sotto controllo lo sta facendo impazzire.

Si è assicurato di prenotare tutte le ecografie fino alla fine della gravidanza nella clinica più rinomata di New York, inutile aggiungere che ha anche pagato una fortuna per avere i medici di più alto livello in tutti gli Stati Uniti. Ma nonostante questo è perennemente sotto paranoia.

Immagino già la scena di quando terrà il suo pargoletto tra le braccia, sarà tanto adorabile quanto esilarante.

«Non ne posso più, questa pancia cresce ogni giorno di più!»

Questa è più o meno la frase che ho sentito più pronunciare da Callie durante la mia permanenza.

Batto entusiasta le mani. «Chissà che aspetto avrà questo signorino»

Perché diciamocelo, sarà sicuramente un signorino. La povera Callie sta penando troppo per questa gravidanza, sintomo che sta portando un uragano Thompson in grembo.

«Signorino? Io dico che sarà una signorina», ribatte Sophie con fermezza.

Faccio di no con il dito. Il mio intuito non sbaglia mai.

«Qualsiasi cosa sia vedesse di essere puntuale», replica Callie. «La mia vita oscilla tra mangiare tutto ciò che ho davanti e vomitarlo per la dannata nausea!»

Le accarezziamo la spalla per rassicurarla, è davvero sfinita. La sala d'attesa della clinica è molto gradevole, ma neanche la musica lounge che passa per la radio riesce a far smettere di imprecare la nostra amica.

Finalmente, dopo qualche minuto, il dottor Moore ci invita ad entrare nella sala dell'ecografia.

«Signora Jakobsen-Thompson, è il suo turno»

Ho sentito dire che diverse celebrità provenienti da Hollywood hanno deciso di partorire nella grande mela solo per avere Moore al loro fianco.

«Se è un lui più tardi mi paghi un cappuccino», sussurro a Sophie.

Lei annuisce. «Andata!»

Il dottore fa stendere Callie sul lettino e invita noi ad accomodarci su due sedie poco distanti. Lei sospira ed espira nervosamente più volte, potrei giurare di riuscire a sentire il suo battito persino a metri di distanza.

«Un pancione notevole per essere di cinque mesi!»

Lei gli rivolge un'occhiataccia. «Ma non mi dica, dottore»

Io e Sophie tentiamo di reprimere una risata, finendo quasi per strozzarci. Okay, adesso è il momento di restare serie.

Il pancione di Callie viene cosparso dal gel, poi il dottore poggia la sonda su di esso ed inizia a farla scorrere per tutta la pancia.

«Mh... vediamo un po'» inizia. «Tutto regolare... ma, aspetta...»

Cerco di strizzare gli occhi per vedere meglio lo schermo.

«Che succede?» chiedo.

Il dottore continua a far scorrere la sonda, poi aggrotta le sopracciglia. «Datemi un minuto»

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