Agnese culla il bambino, cerca di calmarlo. Apre la camicia da notte, il piccolo sente la pelle calda, afferra con le manine il petto bianco e gonfio, cercando subito il capezzolo. Un'espressione beata dipinge il volto paffuto. La madre capisce che il figlio non si è attaccato al seno per fame ma per vizio, per godersi il calore materno e trovare la pace.
Dopo la poppata, Agnese lascia che Tonino si liberi dell'aria ingoiata. Poi lo siede nella cesta usata per la biancheria, gli mette tra le mani un giochino di legno. Il bambino lo afferra e inizia a gorgheggiare di felicità.
Un pensiero trafigge la mente di Anselmo come una lancia. La mano che sta per estrarre la busta diventa di marmo. Ogni movimento viene bloccato dalla consapevolezza di un'azione scellerata. Sente il cuore pompare il sangue più velocemente. Inizia a sudare. Sa che il suo gesto scatenerebbe un putiferio, causando all'intera famiglia una tale agitazione da compromettere le sacre abitudini e la partecipazione alla messa domenicale.
Sua madre sarebbe scoppiata in uno dei suoi pianti drammatici. Anselmo ricorda bene il giorno in cui Alessandro aveva comunicato la sua intenzione di partire, di lasciare la sua casa, i suoi affetti, per cercare fortuna oltreoceano.
I dubbi lo dilaniano, lo imprigionano in una morsa di indecisione. La paura di ciò che potrebbe accadere lo paralizza.
No, si dice, ora o mai più.
Con un gesto deciso, quasi violento, getta la busta martoriata sul tavolo. Un atto liberatorio.
– Ecco, di questo volevo parlarvi! – esclama.
Luigia afferra la missiva, ne intuisce immediatamente l'origine. Con le mani tremanti, estrae la lettera, la scruta con occhi sgranati. Un grido di gioia la travolge.
– È di Alessandro! È di Alessandro! – urla, agitando il foglio come un vessillo. – Gesù, Maria e Giuseppe hanno fatto un miracolo! Finalmente è arrivata una lettera dalla Merica!
– Dall'America, mamma. Si dice America, non Merica! - la corregge Anselmo con una punta di orgoglio.
Agnese osserva divertita la suocera zompettare per la cucina. Il contrasto tra la vivacità di Luigia e il passare del tempo è evidente: sembra ringiovanita di dieci anni, il volto illuminato da una gioia incontenibile. La bocca, nonostante l'assenza di alcuni denti, si spalanca in un sorriso ampio e genuino.
Luigia accarezza la carta con dita tremanti, quasi timorosa di danneggiarla. Se la porta alle labbra, la bacia con fervore, la stringe al petto come un tesoro. Da quando Alessandro è partito, era stata avvolta da una nebbia di nostalgia. Questa lettera appare come un raggio di sole, una risposta a tutte le sue preghiere.
La gioia, effimera come un'illusione, svanisce in un batter d'occhio. Il sorriso di Luigia si spegne, lasciando spazio a un'ombra di angoscia che le oscura gli occhi. Il suo sguardo, prima luminoso, ora è velato da una nuvola di preoccupazione. Le labbra, ancora tremolanti, pronunciano il nome di Alessandro come un lamento. La lettera, stretta nel pugno, le sembra un pugnale conficcato nel cuore, pronta a rivelare una verità in grado di ferirla a morte.
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LA MATRIARCA Sul Filo di Lana
Historical FictionNella pianura veneta, dal 1911 al 1960, una saga familiare si intreccia con le vicende dell'Italia rurale, tra amori passionali, dolori strazianti e l'ombra di due guerre mondiali. L'esodo verso il Nord America segna la vita di generazioni, mentre...