L'inizio di una nuova vita

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Dopo l'immane tragedia della Prima Guerra Mondiale, dopo i lutti, le distruzioni e la miseria, c'è voglia di rinascita, di lasciare alle spalle la disperazione, l'angoscia, il dolore di molte famiglie - in quasi tutte c'è stato un morto o un ferito - e ricominciare.

Nelle città si nota maggiormente questa ventata di rinnovamento: le prime automobili hanno sostituito le carrozze, le donne giovani vestono abiti meno castigati, più scollati e colorati, i capelli sono acconciati in modo diverso, sono più sicure ed emancipate. Ma, nelle campagne, nei piccoli paesi di provincia, questa rifioritura non è ancora arrivata. La vita dei contadini continua con i suoi ritmi, i rituali consolidati. Tutto è rimasto invariato. L'economia delle campagne trevigiane è sempre basata principalmente sull'agricoltura sino agli anni cinquanta del Novecento. Le coltivazioni sono quelle tradizionali: granoturco, frumento, prati, vite e gelsi per l'allevamento dei bachi da seta, molto diffuso nelle prime decadi del Novecento.

Quasi tutte le abitazioni rurali sono prive dei servizi igienici. La concimaia è sistemata spesso troppo vicina all'abitazione. La stalla è frequentemente comunicante con un vano a piano terra dell'abitazione. Il riscaldamento nella stagione fredda è decisamente insufficiente.

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Ponzano Veneto
estate 1923

Lo sguardo, oltre i vetri della finestra, è lontano, arriva fino al campanile che svetta con fierezza sulle case e sull'intera campagna. Una campagna ricca, dove il colore scuro dei tralci di vite, e quello dorato dei grappoli d'uva, si alterna al verde delle foglie dei gelsi.

È la sua terra, l'unico posto in cui si sente al sicuro, in cui può osservare i suoi fantasmi senza provare desolazione ma solo tenerezza, portandolo a pensare di averli lì, accanto a lui. I suoi genitori. Agnese con il suo piccolo. E Alessandro, l'adorato fratello morto per la Patria, sepolto nel luogo in cui è stato colpito a morte.

I grandi dolori sono prepotenti, non ammettono le debolezze dell'anima, portano la sofferenza come una bandiera piantata sul cuore. Anselmo inghiotte a vuoto. Avverte un bruciore agli occhi, ma non vuole più versare lacrime. Ha pianto troppo, ora può ringraziare quello strazio se si sente più forte e sicuro di sé.

Ha trentaquattro anni, è nel pieno della maturità e vuole che i suoi cari, da lassù, lo guardino con occhi pieni di orgoglio.

E poi, adesso c'è lei.

Il pensiero gioioso è arrivato come un raggio di sole, tra le nubi oscure dei pensieri, illuminandogli il volto. Le labbra si sono allungate in un sorriso compiaciuto. Il cuore ha iniziato a galoppare. Un tremore gli corre lungo la schiena.

Si passa una mano tra i capelli lucidi, perfettamente pettinati e impomatati. Il riflesso sul vetro lo sorprende, gli rimanda un volto curato, di recente rasatura. I lineamenti non sono più quelli di un bocia: la mascella è squadrata, i tratti del volto marcati, la bocca sensuale.

Dopo la morte di Agnese ha tagliato il pizzetto e accorciato i capelli che porta all'indietro, come faceva Alessandro. Anche il fisico si è irrobustito, le spalle sono più larghe, le braccia più muscolose e toniche.

Inumidisce con la saliva la punta dell'indice, lo passa sulle sopracciglia. Rimira la sua immagine riflessa, gonfia il torace, infine lascia che un sospiro soddisfatto esca dalla bocca.

Con i soldi che gli ha lasciato il fratello ha potuto riscattare i campi appartenuti al nonno, poi al padre.
Sul finire della vita, Giuseppe, rimasto solo, ammalato e privato della forza fisica, li aveva affittati a Checco Buosi. Per Anselmo non è stato difficile trattare con il confinante, amico di suo padre, per averli indietro. Anche la Nerina è tornata a casa. Inoltre, sempre grazie all'arguzia e alla lungimiranza del fratello, è riuscito ad acquistare altri terreni, ha così potuto ampliare il suo podere.
Con la sola forza delle sue braccia, e tanta determinazione ha piantato nuove viti per produrre dell'ottimo Cabernet. In poco tempo è diventato un apprezzato vignaiolo.

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