Un nuovo capitolo di vita

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 Leone pedala verso casa. Le ruote della bicicletta sollevano nuvole di polvere che lo inseguono. Il pensiero di Rosa lo porta a spingere con forza per raggiungere Ponzano il prima possibile. Il sole, ancora alto nel cielo, non vuole lasciare il posto alle ombre della sera. Il sudore gli scivola lungo la schiena, appiccicando il tessuto della camicia alla pelle. I capelli, umidi e spruzzati di polvere, sono incollati sulla fronte. Ha sete, ha fame, ma il corpo resiste, è una corsa frenetica. Vuole solo arrivare a casa, stringere Rosa tra le braccia e chiederle come sta.

 Da mesi quel lungo rettilineo è un percorso solcato due volte al giorno con tenacia incrollabile. Indifferente alle intemperie, affronta il sole cocente come la pioggia battente, il caldo soffocante come il gelo che gli gela il sangue. Le sue gambe, allenate nella sfida quotidiana, macinano chilometri senza sosta. Ma quel giorno, come una strada che si allunga all'infinito, sembra non finire mai.

China il capo, Leone, afferra il manubrio come le corna di un toro. E, mentre le gambe, potenti come pistoni, spingono con forza sui pedali, ripensa ad alcuni frammenti di quella giornata. L'incontro con Ottavio Buosi, la meticolosa riparazione del suo mezzo a due ruote, le sensazioni che l'uomo gli aveva procurato. Il pomeriggio in attesa di vederlo arrivare per ritirare la sua bicicletta tirata a lucido. Poi, la delusione e un pizzico di rabbia: Ottavio Buosi i non si era visto. Leone lo aveva atteso anche oltre il consueto orario di chiusura, sperando in un buon compenso per il lavoro fatto con tanta cura. 

 Ma ora, tutto ciò è privo d'importanza.

La luce del crepuscolo sta scivolando verso il blu profondo della notte. Leone entra nella stalla silenziosa. Bianca se ne è andata pochi mesi dopo la morte di Anselmo; da quel giorno la cavalla aveva rifiutato il cibo, sembrava avesse capito che il suo cavaliere non c'era più. Anche i muggiti della Nerina sono ormai un ricordo lontano. In una triste sequenza, ha voluto raggiungere la sua compagna con cui aveva trascorso tanti anni nella piccola stalla, ormai divenuta un ricovero per attrezzi, ruote e biciclette.

La finestra aperta sul cortile incornicia l'arrivo di Leone. Rosa lascia cadere le posate sul tavolo. Le labbra si aprono in un sorriso radioso mentre corre verso la stalla.

Leone è sorpreso, rimane per un attimo fermo. Non sa cosa aspettarsi. Appoggia la bicicletta al muro.

– Ti ho pensato tutto il giorno. – le dice con il fiato grosso per la fatica e il caldo. – Come ti senti? Hai la febbre?

Rosa, con fare amorevole, gli asciuga il sudore dalla fronte con un lembo del grembiule. Nel suo sorriso non ci sono segni di sofferenza. Prende le mani del marito, le appoggia sul suo ventre in un gesto pieno di tenerezza. Leone ha un sussulto. Spalanca gli occhi, trattiene un grido di gioia. Non può essere vero. Non riesce a immaginare cosa significa diventare padre. Cosa si prova ad avere un figlio.

– Sono incinta, Leone, – sussurra Rosa con voce rotta dall'emozione – aspettiamo un figlio.

Leone sente il cuore saltargli in gola, il sangue nelle vene sembra fermarsi, come il suo respiro. L'emozione lo fa quasi barcollare. Ma è un attimo. Solleva Rosa da terra, la fa roteare nell'aria. Ride e grida felice come un bambino.

– Leone, non farmi girare la testa! – protesta Rosa tra risate e gridolini. – Mettimi giù, può essere pericoloso! 

Leone si ferma, stringe ancora più forte Rosa. Poi, le prende il volto tra le mani fissando i suoi occhi nocciola in quelli blu di sua moglie. 

– E io che credevo stessi per morire! – esclama, ancora scosso dall'emozione.

Lo scoppio di risate arriva alle orecchie di Teresina. Incuriosita da quei rumori insoliti, si trascina fuori, temendo che sia accaduto qualcosa a Rosa. Il suo sguardo severo si posa su di loro, ancora stretti nell'abbraccio. Si mette una mano sulla fronte.

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