Evviva gli sposi!

174 13 88
                                    

Cara Giovanna, 

è passato molto tempo dalla nostra ultima volta insieme, da quel giorno così triste in cui abbiamo dato l'addio al mio adorato padre. Da allora, ognuna di noi ha cercato di riprendere in mano la propria vita, e non ci siamo più riviste.
Mi auguro tu goda di buona salute e circondata da serenità, nonostante i dolori e le difficoltà che il destino ti ha riservato.

Mi dispiace che al funerale non abbiamo potuto parlare a lungo. Avrei voluto dirti tante cose, quanto mi sei mancata dopo che te ne sei andata da Ponzano.

Ricordo ancora con nostalgia quei lunghi pomeriggi invernali passati insieme nella tua camera. Tu che mi leggevi un libro mentre io lavoravo ai ferri il corredino per il tuo bambino. Ero solo una ragazzina, ma percepivo il tuo grande affetto per me. Anche io ti volevo bene, Giovanna, e ho sofferto immensamente per il periodo triste che hai dovuto affrontare. Per molto tempo, ho avuto degli incubi: ti vedevo cadere da quella maledetta scala, mentre invocavi il mio nome e cercavi di afferrare la mia mano.

Mia cara Giovanna, il dolore per la perdita di Anna è stato devastante per tutti noi. Un dolore che ha sconvolto le nostre vite e la tua mente.
Ora ti scrivo per una bella notizia, sperando di fare cosa gradita in ricordo del nostro legame che, nonostante tutto, sento ancora forte.

Il 29 aprile mi sposo! La cerimonia è alle ore dieci nella chiesa di Ponzano. Spero che tu possa esserci in questo giorno così importante per me.
La tua presenza sarebbe un grande regalo per me e per Leone.

Ti abbraccio.

Rosa

Un sospiro pesante. Il cuore che salta un battito. Il buio, annidato nel profondo dell'anima, deve rimanere immobile, lontano.
Si appoggia allo schienale della poltroncina in midollino. La luce tenue del pomeriggio filtra dalle tende della stanza da letto, illumina il volto opalescente, appena velato di antica malinconia. 

Giovanna posa lo sguardo su Annamaria, addormentata tra le sue braccia. Le sfiora lievemente le guance paffute. Gli occhi smeraldini, colmi di un amore unico e incondizionato, brillano di fulgore materno. La nascita della sua seconda bambina, avvenuta solo cinque mesi prima, è stata un dono inaspettato che l'ha portata a credere di poter finalmente avere quella pace familiare che le era sfuggita. Ma, la paura di perdere anche lei, l'ha trasformata in una madre possessiva, pronta a tutto per sua figlia. 

Le sembra incredibile quanto la sua vita sia cambiata dopo Anselmo. Il tempo ha lenito le ferite dell'anima mai completamente rimarginate.

Socchiude gli occhi per un attimo. Non può cancellare ciò che è stato, non può dimenticare il sentimento puro e passionale che l'ha legata ad Anselmo intrecciando amore e dolore in una spirale distruttiva. Ha come l'impressione che sia passato un secolo. Di avere vissuto in un'altra vita.

 Un tremito la scuote. È bastato un solo foglio di carta, scritto con una grafia ordinata, quasi infantile per scatenare in lei un tumulto di emozioni contrastanti: gioia per la felicità di Rosa e l'invito al matrimonio, timore di ripiombare nel baratro tornando nei luoghi in cui ha vissuto i momenti più drammatici della sua vita.

Per ricomporre i tormenti della mente ha dedicato anni e lacrime, non vuole gettare all'aria il suo faticoso cammino verso la guarigione. Non vuole risvegliare i fantasmi del passato che ancora tormentano il suo corpo e la sua anima. Non può farlo. Non può farlo per lei ma soprattutto per sua figlia. Anselmo è morto e con lui sono morte tutte le speranze che le avevano riacceso il cuore. Il desiderio di una nuova maternità che lui, l'uomo che diceva di amarla, non ha voluto assecondare.

Ma non può nemmeno smettere di chiedersi cosa sarebbe potuto succedere se quel giorno non avesse ascoltato le terribili parole di Anselmo. Si chiede se avrebbero potuto essere felici o se il loro amore fosse stato uno sbaglio fin dall'inizio. 

LA MATRIARCA Sul Filo di LanaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora