Un dolore acuto, come una lama incandescente, le trafigge la schiena, costringendola a piegarsi in due. Un crampo violento, forse una contrazione.
No, non può essere, è troppo presto, pensa sobbalzando sul letto.
È un'alba gelida di un martedì di marzo. Il vento impetuoso scuote i rami del fico che sbattono come scheletri contro i vetri. Attraverso la finestra, le cime innevate delle montagne si stagliano in lontananza come sentinelle immobili.
Rosa si siede sul bordo del letto. Un'altra fitta le strappa un gemito soffocato. Come un'onda minacciosa arriva la preoccupazione per il parto che sembra imminente. Ha già avuto un figlio, eppure si sente impreparata, quasi spaventata. Ricorda il dolore del primo travaglio, ma questo è diverso, più intenso, più spaventoso. Anche la gravidanza è stata più problematica della precedente. Rosa avvertiva la posizione del bambino anomala, si muoveva poco, soprattutto nell'ultimo mese di gravidanza. A volte aveva avuto il timore di avere un piccolo cadavere dentro di lei.
Alla sofferenza fisica si accompagna quella sensazione di pura infelicità per quel posto nel letto ora occupato dal piccolo Luciano che, inconsapevole di cosa stia accadendo a sua madre, dorme con la serenità dipinta sul volto paffuto.
Dovrebbe essere qui, con me e con nostri figli. Non è giusto, si dice Rosa, osservando i riccioli biondi del bambino. A stento trattiene le lacrime. Un groviglio di emozioni l'assale: da una parte la felicità per la nuova creatura che sta per nascere, dall'altra la consapevolezza che ai suoi figli dovrà pensarci da sola.
Con un sospiro profondo si mette in piedi. Un passo alla volta, si prepara ad affrontare la giornata, convinta che il giorno del parto è più vicino di quanto pensasse.
L'unica persona che le è rimasta accanto è Virginia. Il legame con la suocera si è rafforzato da quando Leone è partito lasciandola incinta di sei mesi e con un altro bambino piccolo da accudire.
Un nuovo lancinante dolore le stringe le viscere come una tenaglia che le strappa la carne. Si avvia verso la porta sostenendo il ventre con una mano. Deve scendere in cucina per accendere il fuoco, servirà acqua calda.
Sorreggendosi al muro, trascinando i piedi sulle tavole del pavimento, Rosa apre la porta. Si ritrova nella camera attigua, un tempo occupata da Giuseppe e Luigia, successivamente da Teresina e da lei bambina. Gli anni sono trascorsi, lasciando invariati gli oggetti ma cambiando le persone che sono transitate tra quelle spesse mura, ora quasi dei fantasmi che si aggirano, silenziose presenze inconsistenti.
Guarda il letto vuoto. Tina, mi manchi tanto, mormora mentre un'altra stilettata la blocca proprio lì, ai piedi di quel letto. Si agrappa alla pediera. Le forze vengono meno. Si lascia cadere con un gemito prolungato sul copriletto di cotone immacolato. Spera solo che Virginia arrivi presto. La luce fioca che entra dalla finestra illumina il suo viso pallido e solcato dalle lacrime. Il silenzio della casa viene interrotto solo dai suoi gemiti che si mescolano a quelli del vento che soffia fuori.
Avanza combattendo contro le raffiche di vento. Si stringe nello scialle nero, cercando riparo dalla furia del favonio, il vento che arriva dalle Alpi. Dietro la sua figura alta, esile come un ramo secco, la figlia Giuseppina arranca, piegata dalle folate, una mano a proteggere il fazzoletto sulla testa, l'altra a tenere la gonna che si gonfia come una vela al vento. Virginia si era alzata inquieta. Un pensiero fisso in testa: Rosa. Un brivido le percorre la schiena al solo immaginare sua nuora sola e sofferente in quella casa sperduta tra i campi.
Sono dieci i chilometri che separano la casa dei Carniato da quella dei Benetton. Per arrivare prima, Virginia ha percorso i viottoli che tagliano i campi, abbreviando il tragitto ma esponendosi alla bufera che a tratti la fa barcollare.
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LA MATRIARCA Sul Filo di Lana
Historical FictionNella pianura veneta, dal 1911 al 1960, una saga familiare si intreccia con le vicende dell'Italia rurale, tra amori passionali, dolori strazianti e l'ombra di due guerre mondiali. L'esodo verso il Nord America segna la vita di generazioni, mentre...