Grande Amore

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Il sole è una sfera infuocata in un cielo sbiadito per troppo calore. Le strade, le piazze, le botteghe, il mercato, iniziano a svuotarsi. Chi si rinchiude in antiche case dai muri spessi, chi si rifugia nelle osterie, chi siede sugli argini erbosi, o si ripara sotto i maestosi ippocastani delle mura. 

La canicola, in città come in periferia, è opprimente, si appiccica ai vestiti. Intorbidisce l'aria.
La cavalla traina il carro a passo lento e testa bassa. Con un leggero colpo di redini, Anselmo, invita la puledra a proseguire lungo il viale che conduce all'esterno della trecentesca cinta muraria. 

Le case signorili, dai rigogliosi giardini, l'atmosfera elegante tipicamente cittadina, scorrono come frammenti di un vecchio film. La campagna appare quasi all'improvviso, si mostra con i campi coltivati a mais, le case non sono più quelle aristocratiche, tinteggiate di fresco, sono quelle color mattone, sommerse dal verdeggiante territorio agreste. 

Anselmo tiene le briglie con sicurezza. Lo sguardo è fisso sulla strada polverosa. Le ruote del carro passano sopra a dossi e avvallamenti che cerca di aggirare per evitare sobbalzi violenti alla sua passeggera, non abituata a mezzi di trasporto disagevoli.

Giovanna poggia una mano sulla spalla di Anselmo. Lui si volta a guardare il volto dall'incarnato di alabastro, messo in risalto dal caschetto di capelli neri. La ragazza tiene in mano un grazioso ombrellino per riparare la pelle chiara dai potenti raggi solari. Gli sembra una visione. Fatica a crede che sia lì, seduta accanto a lui, e che per lui abbia sfidato il padre. Una disobbedienza dettata dall'amore ma anche il desiderio di una nuova vita accanto all'uomo che sente di amare.

Mi merito tutto questo?  Si chiede emettendo un lungo sospiro.

– Caro, non preoccuparti per mio padre. Questa sera, al mio ritorno, gli parlerò. Forse sono stata troppo dura con lui, forse l'ho mortificato, deluso ma... avevo dentro di me questo macigno da due anni. Purtroppo è la verità. La mamma è stata tradita senza alcun ritegno. Lei lo adorava. Per più di vent'anni è stata una moglie innamorata, fedele... io... io la vedevo quando lo guardava, i suoi occhi brillavano. Come ha potuto farle questo! Lo detesto. Lo odio!

 La voce della ragazza si incrina. Abbassa le palpebre. Soffoca un singulto. Avverte un grumo di emozioni, un insieme di rabbia, rancore e frustrazione. Lacrime amare imperlano le ciglia, si infrangono sul tessuto di lino dell'abito. 

Lui le sfiora una guancia con le nocche della mano.

– No, no, Giovanna non devi fare così. Adesso ci fermiamo, due passi ti faranno bene... 

Tira energicamente le briglie. Bianca rallenta. Si ferma su un piccolo spiazzo, all'ombra di una betulla.

L'uomo con un balzo scende a terra, si precipita dalla ragazza. Le porge una mano. Lei si aggrappa e, appena mette giù i piedi gli butta le braccia al collo. Lui se la stringe forte al petto. I singulti si trasformano in un pianto violento; lacrime copiose bagnano il volto, i baffi, scivolano sul collo dell'uomo. Lacrime e sudore si mescolano. I corpi fremono, le bocche si cercano.

 La passione irrompe come un uragano ma non rinfresca, smuove le emozioni, fa ribollire il sangue, scatena ogni singola particella. E non dà ascolto al pudore, sfrena ogni inibizione. È l'apoteosi del piacere. Un piacere così intenso, da provocare quasi dolore, che si insinua con furore nei loro corpi. L'amore reclama amore, quello fisico, quello incontenibile, travolgente. 

I loro sguardi cercano un riparo. Sono circondati da distese di campi di granturco, le piante adulte, alte, vigorose, sono un talamo perfetto, un paravento naturale dietro cui consumare l'amore che adesso chiede solo di essere accolto.

 Anselmo afferra il telo con cui ha coperto le botti. Prende per mano Giovanna, la trascina tra i filari di mais. Lei non si oppone. Come potrebbe opporsi a tanto desiderio?

Nascosti nel tripudio verdeggiante della natura, testimone privilegiata del loro primo amplesso, si amano. Lui è stato sposato, ha concepito tre figli, è un uomo esperto e ne ha consapevolezza. Si toglie il gilet, sbottona la camicia, slaccia la cintura dei pantaloni. Rimane a petto nudo. Ha un corpo sodo, muscoli scolpiti da fatica e sudore; la pelle scurita per il lavoro nei campi sotto il sole.
Lei fa scivolare il vestito a terra. Rimane in sottoveste di seta rosa. La pelle chiara, liscia come una statua di prezioso marmo bianco. Pelle che non ha mai conosciuto né raggi brucianti, né fatica.

Anselmo se la tira al petto, passa le mani sul volto, poi sul collo, scivola sul seno piccolo,  profumato. La bacia prima con delicatezza, poi con tutto l'ardore che gli sta annebbiando il cervello facendo esplodere il cuore tra le costole.

La mano scende lentamente, vuole assaporare ogni perfezione di quel corpo. Le sfila le scarpe, risale sui polpacci ben modellati, accarezza le cosce tornite, invitanti. La fa stendere sul telo.
Giovanna trema sotto al corpo snello, vigoroso di Anselmo. Per lei sono emozioni forti, mai provate. Chiude gli occhi. Non sa esattamente cosa l'aspetta. Nessuno le ha mai parlato dell'amore, di come funziona, di come si fa. Ma il cuore le batte come impazzito, un desiderio mai provato la fa gemere per il piacere. 

Avverte un dolore nella sua parte più intima e, fino a quell'istante inviolata, si porta una mano alla bocca per soffocare un lamento. Ma gli occhi verdi brillano, supplicano di non fermarsi. Lui la guarda estasiato da tanta sensuale bellezza. Le sussurra all'orecchio parole appassionate, le chiede dolcemente se le sta facendo male. Lei gli prende il volto tra le mani, gli dice che non è mai stata così bene. Allora lui affonda in quella carne accogliente, calda, appena ostacolato dalla sottile membrana che subito si adegua, poi si strappa e, come il più bel fiore, si apre, si concede, senza remore. Lei piange lacrime strane. Non sono più quelle di una bambina, sono lacrime di gioia, di sensazioni nuove. Adesso è una donna. 

Uno stormo di rondini garriscono sopra ai loro corpi sudati, uniti nell'abbraccio passionale. Le cicale hanno smesso di frinire per rispetto, o solo per ascoltare i gemiti di piacere.

Assaporano in silenzio la serenità dell'appagamento sessuale. Pochi minuti che ricorderanno come i più belli di tutta la loro vita.

Il primo ad alzarsi è Anselmo, si riveste e, mentre lo fa, non distoglie lo sguardo dalla sua donna con il viso arrossato, i capelli arruffati, gli occhi splendenti.

– Credo di non averti mai visto così bella. Dovresti vederti, sei splendida.

Lei si copre il volto con i palmi. Scuote la testa.

– No, non è vero, non guardarmi! Sono tutta sudata, spettinata... devo essere orribile!

Anselmo allunga la mano.

– Giovanna, dobbiamo andare. Tonino e Rosa ci stanno aspettando. Forza, tirati su...

La voce di lui si smorza. Giovanna ha le ginocchia sporche. Un liquido denso, rossastro le sta colando fino alle caviglie. Si accorge che Anselmo sta fissando le sue gambe. Abbassa lo sguardo, emette un gemito. Un'ombra di vergogna incupisce lo sguardo. Sul telo una macchia di sangue comprova la perdita della sua verginità.

Anselmo la stringe forte a sé. 

– Giovanna, è tutto normale. Guardami.

Le solleva con la punta dell'indice il viso, la guarda fisso in quel mare verde smeraldo.

– Dimmi, sei felice?

Lei annuisce, gli regala un sorriso pacato.

– Sì, lo sono. Sei stato paziente e delicato ma non posso presentarmi così ai tuoi figli. Devo lavarmi, darmi una sistemata. Scusami, io... io non sapevo che...

Anselmo le liscia i capelli con le mani, sistema la frangetta. 

– Tu sei bellissima sempre, anche spettinata e sudata.

Ridono. E sembra una risata liberatoria. L'imbarazzo lascia il posto alla semplice, vera, genuina felicità di due giovani appena congiunti carnalmente dall'amore.

– Tra poco troveremo una fontana, così ti potrai lavare e rinfrescare. Adesso però andiamo, manca poco per arrivare a Ponzano.

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