Dalla Italia noi siamo partiti
Siamo partiti col nostro onore
Trentasei giorni di macchina e vapore,
e nella Merica noi siamo arriva'
Merica, Merica, Merica,
cossa saràlo 'sta Merica?Merica, Merica, Merica,
un bel mazzolino di fior.
E alla Merica noi siamo arrivati
no' abbiam trovato né paglia e né fieno
Abbiam dormito sul nudo terreno
come le bestie andiam riposar.
E la Merica l'è lunga e l'è larga,
l'è circondata dai monti e dai piani,
e con la industria dei nostri italiani
abbiam formato paesi e città.Canção dos imigrantes
(fine del XIX secolo)
APPUNTI STORICI
La prima grande ondata migratoria dell'Italia contemporanea ebbe inizio tra il 1880 e il 1930.
Dai tempi dell'Unità d'Italia una moltitudine di italiani ha lasciato la penisola. Molti di loro, poi, hanno scelto di stabilire definitivamente la propria residenza all'estero. Dal 1861 alla metà degli anni Settanta del Novecento, anni in cui si registra il più colossale boom delle partenze, il numero degli italiani salpati per una nuova meta sale a quasi trenta milioni. Trenta milioni di persone sono un intero popolo. Un popolo costretto all'esodo. Motivo principale: la ricerca di un'occupazione migliore. Ma anche un posto di lavoro qualsiasi, che assicuri una vita dignitosa.
Il meccanismo scatenante che incrementa i flussi migratori è largamente determinato dai legami sociali e familiari che uniscono chi già si trova all'estero e chi in patria intende tentare la strada dell'emigrazione.
Sono infatti questi legami a costituire la trama delle reti di comunicazione lungo le quali circolano le informazioni che decidono le partenze. È un processo che ha dimensioni di massa e che, seppure in modo difforme, interessa molte delle regioni del paese: l'Italia è in quel periodo storico il principale paese esportatore di manodopera nel mondo.
L'emigrazione rappresentava agli occhi dei contadini l' unica prospettiva per migliorare la propria condizione. Si preferiva la destinazione dell'America del Nord perché, a differenza dell'America Latina i salari erano più alti e in pochi anni si poteva mettere da parte un capitale che consentiva di ritornare al paese, in cui veniva investito.
Gli emigranti utilizzavano i loro legami personali per emigrare e per cercare lavoro. Una parentela ampia, coinvolta attivamente a favorire l'emigrazione di qualcuno dei suoi membri sembra essere la norma nelle aree rurali della piccola proprietà contadina. La parte della parentela che si trova già all'estero, e ha il compito di fare da solida sponda ai nuovi arrivati, costituisce una sorta di appendice della parentela rimasta in patria.
Tante canzoni raccontano questa dolorosa condizione di straniamento, lo sradicamento forzato che rende stranieri gli emigranti che affrontano la nuova realtà. Canzoni che rispecchiano gli atteggiamenti, i sentimenti, le manifestazioni della cultura popolare sull'emigrazione, percepita sia come maledizione della sorte e come flagello, che come inizio speranzoso di un avvenire proficuo.
Il repertorio dei canti friulani, veneti, trentini, lombardi, piemontesi, napoletani, siciliani rappresenta un bagaglio ricchissimo di espressione della cultura orale propria delle popolazioni migranti. Le tematiche ricorrenti rievocano i grandi momenti che hanno caratterizzato la vicenda migratoria italiana, anche quella più antica.
"Mamma mia dammi cento lire che in America voglio andar". Versi di una canzone popolare antica, che conoscono un po' tutti. Ma trovarle, quelle cento lire, non era mica facile. Quante volte abbiamo sentito dire – in questi tristi giorni di sovranismo e razzismo – "non hai notato che tra quelli che arrivano con i barconi a Lampedusa non ce ne è uno scheletrico, visibilmente morto di fame"? Sottintendendo con ciò che vengono per rubare, vendere droga, fare i terroristi. Mai nessuno, di questi signori sovranisti, che ragioni sul fatto che quei disperati per pagarsi i barconi, dove magari troveranno la morte, ci hanno messo anni di risparmio e sacrificio e con loro, tutta la famiglia.
E mai nessuno che abbia un po' di memoria: la stessa cosa la facevamo noi italiani mica poi tanti anni fa. Dal 1867 (anno in cui si è cominciato a catalogare il fenomeno) a quasi tutto il '900, hanno fatto le valigie quasi 27 milioni di italiani, per scappare dalla miseria, per fuggire "per terre assai lontane". Affrontavano mortificazioni e dolore, distacchi e angosce e disprezzo. E non andavano solo in America, e per America – anzi La Merica, dicevano, perché non sapevano neanche leggere e scrivere – si intendeva tutto.
Gli Stati Uniti, l'Argentina, l'Australia, il Brasile. Prendere quelle carrette del mare costava come costa oggi a chi viene in Italia. Molti rimangono nei loro paesi a morire letteralmente di fame, così come da noi c'era chi non aveva i soldi per imbarcarsi.
Dal Web
︵‿︵‿︵‿︵
NOTE DELL'AUTRICE
Carissimi tutti,
ho cercato di condensare in poche righe gli aspetti più significativi di quel periodo storico, ponendo l'accento su una tragedia migratoria che, purtroppo, si ripete nel tempo. Leggendo le numerose testimonianze, sono stata colpita dalla persistenza di alcune dinamiche. I nostri antenati, partiti pieni di speranze per le Americhe, si sono spesso scontrati con una realtà ben diversa da quella sognata. Molti sono tornati in patria, delusi e amareggiati, avvertendo i compaesani dei pericoli dell'emigrazione. Durante la traversata, le sofferenze erano immense: malattie, fame, naufragi. Una storia che si ripete, oggi, con protagonisti diversi ma con le stesse paure e le stesse speranze.
Ringrazio di cuore tutti voi che mi state seguendo in questo viaggio nel passato. Spero di riuscire a trasmettere l'emozione e la complessità di un'esperienza che mi ha profondamente toccata.
Il prossimo capitolo ci porterà in America del Nord, dove seguiremo le vicende di questi migranti. Immedesimarmi in loro mi ha fatto riflettere sulla fortuna che abbiamo oggi e sulla necessità di non dimenticare le sofferenze del passato.
Vi aspetto numerosi!
Ornella
STAI LEGGENDO
LA MATRIARCA Sul Filo di Lana
Historical FictionNella pianura veneta, dal 1911 al 1960, una saga familiare si intreccia con le vicende dell'Italia rurale, tra amori passionali, dolori strazianti e l'ombra di due guerre mondiali. L'esodo verso il Nord America segna la vita di generazioni, mentre...