Lo amo!

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Treviso appare come una bella donna sdraiata sotto un cielo azzurro fulgente. Il caldo non ha smesso d'infuocare l'aria che penetra nelle case attraverso le imposte socchiuse.

"Sei ancora troppo giovane per parlare di sentimenti, e di amore. Resterai nella tua stanza fino a nuovo ordine. Tu, quel campagnolo non lo devi vedere mai più! Sono stato chiaro?"

Mario camminava nervosamente per la stanza, era fuori di sé. La voce alterata, il viso stravolto.

"Senza considerare che è un uomo sposato e ha molti anni più di te, e... e... ha già due figli! Ma dico, sei impazzita? Ti vuoi rovinare la vita?"

Giovanna si lascia cadere sul copriletto di cotone candido. Nei suoi occhi, un misto di orgoglio e un senso d' impotenza che le dà le vertigini. Volta la testa verso la parete. Sul comò, tra spazzole, pettini e la bottiglietta del suo profumo preferito il 4711 Eau de Cologne, la fotografia di sua madre è sempre lì, a sorriderle. Sposta lo sguardo sul soffitto a cassettoni.

Mamma... se tu fossi qui sarebbe tutto più facile. Mi manchi tanto.

La ragazza è sopraffatta dalla tristezza. Non ha più lacrime, non ha più voce per esprimere il suo sentire e ciò che il cuore le sta imponendo di dire all'universo intero.

Si alza dal letto, si affaccia alla finestra. La gente va e viene ma qualcosa è cambiato. Le strade, ultimamente, sono più rumorose; i carretti trainati da cavalli sono sempre meno, sostituiti da quelle strane macchine che si chiamano automobili. Giovanna spalanca gli occhi, incantata da quella nuova invenzione. Sogna di poterci salire su una di quelle automobili con Anselmo. Pensa a quanto sarebbe bello viaggiare con lui, vedere il mondo e vivere nuove esperienze.

Accosta le imposte, i raggi del sole la infastidiscono. Chiude la finestra e si sdraia nuovamente a letto. Emette un respiro profondo.

Nelle orecchie risuonano ancora le parole urlate con veemenza da suo padre la sera in cui era rientrata a casa dopo aver passato un'intera giornata con Anselmo.

"Io lo amo, papà! Lo amo, e tu non puoi impedirmi di vederlo!"

Aveva risposto con tutta la potenza dell'amore ingabbiato tra le costole, affrontando l'ira del padre. Ma, a niente erano valse le sue proteste, suo padre aveva deciso che Anselmo non era degno di lei.

L'uomo l'aveva guardata con astio. Mai si era rivolto a sua figlia con tale furore. E mai aveva alzato una mano per colpire la persona che più amava al mondo. Non lo fece nemmeno in quel momento rabbioso. Lasciò cadere il braccio lungo il fianco, la mano tremante serrata in un pugno. Poi, era uscito dalla camera sbattendo la porta alle sue spalle.

Non importa se dovrò stare chiusa qui dentro per tutta la vita, pensa la ragazza sfilacciando il fazzoletto con i denti. Sospira, Giovanna, non può sapere che il suo Anselmo stava venendo da lei per assicurarsi che stesse bene e non può immaginare che Rosa ha rischiato di morire.

Si guarda intorno. Un leggero capogiro e le pareti sembrano crollarle addosso. Si stringe le braccia al petto.
Anselmo le aveva detto che sarebbe tornato a Treviso il sabato successivo al loro ultimo incontro.
Sabato. Ma oggi è martedì! Per allora sarò sicuramente morta.
Borbotta sconsolata.

Sono tre giorni che Mario la tiene segregata nella sua stanza, è arrabbiata con suo padre, ma allo stesso tempo lo ama. Vuole solo che capisca, che accetti la situazione. Solo Maria, la cuoca, ha il permesso di salire per portarle da mangiare.

Deve trovare una soluzione per avvisare Anselmo, per chiedergli aiuto e dirgli che mai lo abbandonerà: suo padre dovrà arrendersi. Niente e nessuno potrà farla arretrare dai suoi propositi.

Il pensiero è ardito, arriva tumultuoso quando mette a fuoco il volto, gli occhi profondi, febbricitanti di passione e le forti braccia di Anselmo che la stringevano. Giovanna sente il cuore gonfiarsi, accelerare il ritmo, le guance si arrossano, le pupille si dilatano nella penombra della camera da letto.

Anselmo, amore mio...

La voce è appena un sussurro.

Io ti amo...

Sussurra di nuovo, questa volta con più forza. È un giuramento, una promessa che non tradirà mai.

Il ricordo di quell'ora d'amore è l'unica cosa che la tiene in vita, che la riempie di passione, di vigore e di coraggio. Deve trovare il modo di fuggire, di andare a Ponzano. Le labbra si schiudono in un sorriso di vita e speranza.

Attenderò la notte, mi calerò dalla finestra.

Non importa quanto sarà difficile, non importa quanto tempo ci vorrà, è una ragazza forte e coraggiosa ma, soprattutto determinata.

Di notte, però, non ci sono vetturini, né carrozze. Come arrivo a Ponzano?

Sbuffa, Giovanna. Non sa cosa fare, come uscire da quella situazione e da quella camera che ormai sente come una prigione. Avverte, perfido, un senso di frustrazione interrotto dal bussare alla porta. Sarà Maria con il pranzo, si dice con il volto schiacciato al cuscino. Non ha fame. Non ha voglia di mangiare. La sua mente è occupata dal pensiero di Anselmo.

Mario apre la porta con lentezza.

– Posso entrare?

Ha lo sguardo basso e un senso di colpa che non lo fa dormire la notte.

Giovanna si siede con la schiena appoggiata alla testiera in ferro battuto, porta le ginocchia al petto. È in camicia da notte. Da giorni non si veste, non si lava e non si pettina, non si mette il belletto e non cura le mani ma, anche con i capelli scompigliati e senza un filo di cipria sul naso è sempre bellissima. L'amore le fa risplendere lo sguardo, le colora le guance.

Punta i suoi occhi smeraldini sul volto scolorito del padre. Scopre qualche ciuffo bianco tra i capelli. Le appare invecchiato, le spalle sembrano più curve.

Lo guarda con aria interrogativa.

– Certo - risponde - entra pure.

Raddrizza la testa con orgoglio, affronta il genitore con piglio sicuro

Mario siede ai piedi del letto, si passa le mani tra i capelli ingrigiti. Avverte un groviglio di sensazioni: gelosia, risentimento, delusione, amarezza. Ma, sopra ogni cosa, sopra a qualsiasi riverbero oscuro, risplende l'amore per quell'unica persona che gli rimane, e che ama con tutto se stesso.

Inghiotte a vuoto. Ora, i suoi occhi scuri, segnati dalle occhiaie, sono puntati su quelli della sua bambina. Osserva Giovanna, sente il senso di colpa raggrumarsi nello sterno per quella punizione troppo severa. Una fitta gli ferma per un attimo il respiro.

– Papà, io ti voglio bene, e so che anche tu me ne vuoi ma Anselmo è la mia vita, e non posso rinunciare a lui.

Mario ascolta le parole di sua figlia con il cuore in gola.

Ha vinto lei, la sua tenacia, quel suo carattere da combattente. Mario ha capito che Giovanna non è più sua, e non può farci niente. Ha già reso infelice la madre, ora non può, non vuole, rendere infelice anche lei, la luce dei suoi occhi.

– Giovanna... io...

E Giovanna capisce tutto. Capisce che suo padre è dalla sua parte, che la ama. E capisce che gli uomini possono sbagliare ma, alla fine, se ne vergognano, e chiedono perdono con il silenzio.

– Papà, non dire nulla. Abbracciami.

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