Le sorprese della vita

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– E... quando vorresti partire?

Lino Piaser, capelli radi sulle tempie, naso importante e qualche ruga a incorniciare gli occhi nocciola, cammina avanti e indietro lisciandosi il panciotto del completo grigio scuro. L'aroma intenso del suo profumo si mescola all'odore del pellame, del legno, e del salice essiccato delle ceste accatastate in un angolo dell'emporio. Anche lui arriva dalla provincia di Treviso, da un piccolo paese dal nome strano, di cui Alessandro non ha mai sentito parlare: Melma, la futura Silea. 

Prima di stabilirsi a Port Arthur, nel 1905, Piaser si era fermato a Toronto dove aveva trascorso i primi tempi lavorando come muratore; un lavoro pesante, considerando anche le condizioni cui erano sottoposti gli italiani, ma che gli aveva permesso di mettere su famiglia e una piccola impresa edile piuttosto apprezzata, che gli ha portato prestigio sociale, fortuna e... schei!

Alessandro si arriccia con l'indice la punta dei baffi, accenna un sorriso.

 – Se tutto va bene partiremo il mese prossimo, alla fine di maggio. Mi sono già informato, c'è un piroscafo della Navigazione Generale che torna in Italia il 30...

Lino raddrizza le spalle, allaccia le mani dietro la schiena. Non riesce a nascondere lo stupore.

– Come sarebbe, partiremo?

Alessandro si avvicina alla vetrata del negozio. Scrolla le spalle. Osserva, al di là del vetro, il buio frammentato dal baluginare dei lampioni. Nella strada deserta solo qualche cartone rotola trascinato dalle folate di vento. È il 29 di aprile, ma sembra novembre. Rabbrividisce, si gira verso l'unica persona entrata nel suo negozio in tutta la giornata. A quel punto, arruolarsi come volontario gli appare il modo migliore per risolvere tutti i suoi problemi, inoltre, avrebbe avuto la possibilità di fare carriera nel Regio Esercito, un desiderio tenuto sempre celato dentro di sé, in attesa di potersi svelare. Ma, ammette a se stesso, è anche una sconfitta, un fallimento. Era partito dall'Italia poco più che ragazzo, pieno di entusiasmo, di aspettative e progetti per un futuro che immaginava sfavillante. 

Una guerra. Chi poteva immaginare una guerra?

– In effetti dovevo partire solo io, dal momento che sono il più anziano, non ho moglie, né figli... Con Anselmo si era deciso che sarebbe rimasto in Canada con la famiglia per continuare l'attività ma...

– Ma cosa? – lo incalza l'amico.

– ... ma, all'improvviso, e con mia grande sorpresa, mio fratello ha cambiato idea: vuole arruolarsi anche lui. Lui! Un fifon, el bocia de casa! Te lo immagini con un fucile mentre spara a 'naltro poro cristian? Beh, io no.  Naturalmente mi sono opposto, ho cercato di farlo ragionare, di fargli cambiare idea. Gli ho persino detto che sarebbe stato da incosciente abbandonare la famiglia in un paese straniero; senza contare il pericolo di... di... insomma, di morire in battaglia, lasciando una giovane vedova con figli!

Ha il viso stravolto, Alessandro, le guance arrossate. Gli occhi sbarrati. Agita nervosamente le mani, ogni tanto sfrega i palmi sui pantaloni.

Lino scuote il capo, modula la voce a un tono greve.

– Indubbiamente molto coraggiosa la decisione di Anselmo ma, anche secondo me, piuttosto rischiosa e da irresponsabile - risponde l'uomo mentre estrae dalla tasca della giacca una piccola scatola d'argento. Con lentezza l'apre, sfila una sigaretta che trattiene tra le dita. Alza lo sguardo incrociando quello pensieroso di Anselmo.

– Andare in guerra non è un gioco. Spero abbia riflettuto bene. E Agnese? Immagino che una simile notizia l'abbia sconvolta.

Già, Agnese, la mia dolce Agnese. Non sopporterei vederla soffrire. Un altro motivo per andarmene. Per non guardare più quegli occhi e quella bocca senza poterla sfiorare nemmeno con il pensiero. Devo assolutamente togliermela dalla testa. Lei è la moglie di mio fratello!

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