La sofferenza che ritorna

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I giorni scorrono lenti e inesorabili. La luce che filtra dalla finestra è fioca, senza sole. L'autunno è arrivato quasi all'improvviso, portando sferzate di aria fredda dalle Prealpi.

Treviso gli appare diversa da come la ricordava. Le strade sono più sporche e caotiche. Un brulicare di carretti, di scalpiccio dei cavalli, biciclette che sfrecciano e automobili sempre più numerose e dal rumore infernale che rendono l'aria irrespirabile. Il canto dei galli, è un lontano ricordo. La campagna in cui è nato e vissuto sembra un luogo lontanissimo.

Non ha rimpianti, fare il bagno in una stanza riscaldata lo fa sentire un privilegiato. Si abbottona il gilet mentre si trova in piedi davanti alla finestra, lo sguardo fisso su Via Cavour.
Passa una mano tra i capelli, sempre più radi e imbiancati. È piovuto da poco e la strada è un percorso molle e fangoso, cosparso di pozzanghere grigie come il cielo che si specchia in quei piccoli laghi di fango.

Si osserva nella grande specchiera da terra che occupa un angolo della camera padronale, un tempo appartenuta ai genitori di Giovanna, e che ora è la loro. La camera più piccola, che Giovanna aveva occupato fin dalla nascita, è stata riservata a Maria. Lo studio di Mario è stato trasformato in un comodo e spazioso bagno. L'ampio disimpegno è ora un accogliente salottino con poltroncine in velluto cremisi e un piccolo tavolo in mogano dove Giovanna può fare colazione senza scendere nella desolante sala ristorante. Il risultato è un grazioso appartamento intimo con tutte le comodità.

Volta il capo verso il letto, dove Giovanna dorme ancora. Ha il volto sereno di una donna innamorata, le labbra leggermente dischiuse e un sorriso inconscio. Anselmo sistema la camicia dentro i pantaloni, infila la giacca con gesti meccanici. Si avvicina alla moglie, delicatamente sposta una ciocca di capelli dal volto. Lei apre gli occhi, strofina il viso sul collo di Anselmo.

– Buongiorno... – sussurra con voce assonnata.

Lui ricambia il bacio, avverte la pelle liscia. Il profumo inconfondibile di Giovanna impregna tutta la camera da letto. Il desiderio gli accende ogni cellula, desidera sua moglie con tutto se stesso ma sa di dover avere ancora pazienza. Dovrà essere lei a decidere quando. Lo deve a quella donna che a causa sua ha sofferto dannatamente fino quasi a morire di dolore. Non può scordarlo, non dovrà mai scordare ciò che ha fatto. E non lo scorderà per tutto il tempo che gli rimane da vivere. Aspetterà se necessario anche tutta la vita.

Si stacca da quel corpo caldo con un sospiro.

– Devo andare, ci vediamo questa sera al mio ritorno. Ti mando Maria per la colazione?

– No - risponde Giovanna - vorrei dormire ancora un po'. Buona giornata...

Sbadiglia, si rimette sotto le coltri. Un senso di solitudine la pervade. Un vortice che cerca di trascinarla negli inferi ogni volta che Anselmo si allontana. Il ricordo del manicomio, di quei pochi minuti concessi loro una volta alla settimana, è un incubo che ancora la terrorizza. Ma Anselmo tornerà presto, non starò mai più sola, si ripete cercando di riprendere sonno, abbracciata al cuscino di suo marito.

Pensieri violenti tornano ad assillare la sua mente, soprattutto di notte, quando gli incubi la fanno rivivere quell'incidente, la caduta dalle scale, ancora e ancora. Poi il volto di Anna, nata troppo gracile per sopravvivere, le appare davanti agli occhi. Si sveglia urlando, piangendo, la camicia da notte intrisa del suo sudore e del suo tormento. Anselmo allora la stringe a sé, le accarezza i capelli, le sussurra parole d'amore e di scuse, cento, mille volte. Lei si calma, mentre lui cerca il calore del suo corpo irrigidito. La bacia, ma lei lo respinge con la rabbia che ancora alberga nella sua anima.

Notte dopo notte, però, Giovanna sente che il suo corpo si sta placando. I risvegli notturni sono sempre meno frequenti e meno violenti. A volte si sorprende per non sentire il suo pianto e quell'angoscia che le strappava il cuore dal petto. Anselmo è sempre lì, accanto a lei, e allora piano si avvicina, ascolta il suo respiro regolare, lo annusa, gli sfiora una mano. Un barlume di speranza illumina la sua mente. Forse, piano piano, sta guarendo. Forse, un giorno, riuscirà a lasciarsi alle spalle quel dolore lacerante. Forse, il futuro non è poi così buio come credeva.

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