La speranza è nell'aria

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Le vecchie assi di legno scricchiolano sotto i passi di Anselmo e del dottor Visentin, mentre entrano nella camera da letto. Teresina sorregge ancora la mano di Giovanna.

– Ecco il medico, Giovanna. Io torno da Rosa, se ha bisogno mi chiami.

Giovanna annuisce, le regala un sorriso stanco.

Teresina saluta il dottore inclinando la testa, passa davanti ad Anselmo. Lo fissa per alcuni istanti con occhi pieni di rimprovero e rammarico. Ci sarà tempo e modo per dirgli tutto quello che la mente ha archiviato tra gli episodi peggiori della sua vita. La cosa importante, ora, è Giovanna e il suo piccolo. 

Le due stanze sono attigue, le basta aprire la porta per trovarsi a pochi passi dal letto dei "veci", Luigia e Giuseppe. Scivola sotto le coltri con attenzione per non svegliare Rosa che le dà le spalle. I lunghi capelli scuri coprono il cuscino. La bambina è sveglia e ha gli occhi spalancati nel buio. Ricorderà per molto tempo, quella notte inquieta, senza sonno, ammantata dalla paura che altre tragedie ricadano sulla sua famiglia.

Il medico si avvicina a Giovanna, le prende una mano mentre poggia lo sguardo imperturbabile sul volto della paziente.

– Signora, come sta?

La giovane donna solleva appena le palpebre, sembra più rilassata.

– Mi sento un po' meglio, dottore. I dolori al basso ventre sono diminuiti e credo di non perdere più sangue.

L'espressione sul volto dell'uomo è severa e professionale, nei suoi occhi si riflette la luce della candela sul comodino.

– Bene, molto bene – dice con un tono di voce rassicurante.

Mentre parla, poggia il palmo sulla fronte di Giovanna e le sente il polso con l'altra mano.

– Il polso è un po' accelerato, ma non ha febbre. Adesso devo scoprirla per visitarla - dice il dottore, mentre le sue mani si avvicinano al lenzuolo.

Giovanna avverte un senso di disagio, gli occhi verdi sono colmi d'imbarazzo, si morde un labbro. Non le era mai successo prima di essere visitata nelle sue parti intime. Si sente vulnerabile. Sposta lo sguardo su Anselmo. I due si guardano, ma è lui ad abbassare le palpebre. Anselmo si sente impotente e colpevole di fronte agli occhi desolati di sua moglie. La sofferenza è un boccone amaro che gli si incastra nella gola. Non dice una parola. Dentro di sé, solo rimorso.

Il dottore capisce il disagio di Giovanna. La donna sembra smarrita e spaventata. Povera ragazza così giovane e bella e già così infelice, pensa il medico mentre si guarda intorno. Vede la biancheria a terra. Si china per osservarla meglio. Le macchie di sangue sono di un colore chiaro e omogeneo. Non sono presenti coaguli, né materiale fetale.

Torna da Giovanna. Lei lo guarda con occhi pieni di speranza.

Il medico rimane in piedi, le braccia incrociate sul petto. Si schiarisce la voce.

– Signora, ho buone notizie. La gravidanza è ancora in corso. Dalle tracce ematiche sulle lenzuola, non ho notato nulla che possa far pensare a un aborto spontaneo. Molto probabilmente la causa dell'emorragia è stata causata da una lesione della parete vaginale dovuta a...

Giovanna sospira sollevata. Anselmo, invece, abbassa ancora di più la testa.

Il medico cerca gli occhi di Anselmo. Non li trova. Modula la voce come un'accusa.

– Ehm... dovuta molto probabilmente a un rapporto sessuale, diciamo, focoso?

Giovanna socchiude gli occhi per un momento. Una smorfia le piega le labbra verso il basso. Vuole solo dimenticare quei minuti, quei dolori fisici e spirituali. Si puntella sul materasso con i gomiti, cerca di alzarsi, di mettersi seduta. Ma una fitta la blocca, torna a stendersi con un lamento.

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