Gioie e dolori

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L'aroma dolciastro degli acini maturi si confonde all'odore pungente di sudore infantile. I rumori e le voci arrivano smorzati, oltre le imposte e le finestre chiuse per lasciare fuori la calura di un inizio autunno torrido. Le spesse pareti fanno da scudo ai raggi roventi, permettendo una gradevole frescura alla stanza da letto.
La lunga treccia scura risalta sulla federa di lino bianco, segue la linea della schiena, accarezza i fianchi arrotondati. Stanca per la calda giornata e per la nuova gravidanza, Rosa si è abbandonata alle fresche lenzuola di lino, stringendo a sé Luciano.

Seduta accanto alla finestra, inondata dalla luce dorata del meriggio, Virginia osserva con un tenero sorriso le guance paffute del bambino, incorniciate da morbidi ricci biondi.

Un angioletto sceso sulla terra, pensa la donna con gratitudine.

Grazie al cielo il soldato arrivato nel bel mezzo della vendemmia non era un todesco, come aveva temuto.
Un profondo sospiro le sfugge dalle labbra mentre appoggia la testa contro il muro. Si sente più tranquilla ora che sa che l'uomo in uniforme è Antonio.
Vorrebbe svegliare Rosa, darle la bella notizia del ritorno del fratello, ma il pensiero di disturbare il suo sonno ristoratore la trattiene.

La lascio riposare ancora dieci minuti, mormora Virginia, incrociando le braccia al petto scarno e socchidendo gli occhi.

Un lamento infantile rompe il silenzio, seguito da un accenno di pianto. Luciano inizia il suo risveglio nel modo tipico di un bambino di diciotto mesi. Rosa apre gli occhi, ancora assonnata, si passa una mano sulla fronte. Un sbadiglio segue l'altro, mentre Luciano alza il tono del pianto, richiedendo con insistenza le attenzioni materne.

– Il mio piccolo ha fame... - sussurra, sbottonando la camicetta con gesti lenti. Si gira su un fianco, cerca una posizione comoda per allattare il figlio. Non appena avverte il tepore della pelle di sua madre, Luciano si attacca con voracità al seno.

Virginia non può che gioire della scena di pura tenerezza che si svolge davanti ai suoi occhi. Non si muove, resta immobile a contemplare quel quadro di profonda intimità tra una madre e suo figlio. Dopo pochi minuti, sazio e appagato, Luciano si riaddormenta tra le braccia della madre. Virginia allora decide di far sentire la sua presenza, lascia che Rosa si abbottoni la camicia, poi si avvicina con cautela al letto.

– Rosa... - sussurra.

Rosa, colta di sorpresa, sobbalza. Non si aspettava di vedere accanto a sé la mamma di suo marito.

– Virginia! Mi hai spaventata, cosa ci fai qui?

– Devo darti una bella notizia, - dice la suocera con tono sommesso.

Si siede sul bordo del letto, prende le mani della nuora tra le sue. Sul volto un sorriso soddisfatto. Rosa aveva visto raramente Virginia con quell'espressione radiosa.

– Antonio è tornato, è di sotto che ti aspetta.

Rosa si porta una mano alla bocca, soffoca un grido di gioia. Scatta giù dal letto. Si infila la camicetta dentro la gonna, le mani tremano per l'emozione. Versa dell'acqua nel catino e si sciacqua il viso, si passa le mani umide sulla testa per appiattire qualche ciocca di capelli sfuggita alla treccia.

– Per favore, resta qui con Luciano... - mormora.

– Ma certo, tosa mia, vai, corri da tuo fratello. Sono tre anni che non lo vedi!

Rosa non se lo fa ripetere due volte. Ancora non ci crede: Antonio è tornato a casa.

L'abbraccio è uno di quelli che capitano poche volte nella vita. Rosa e Antonio non riescono a staccarsi. Le loro lacrime di gioia si mescolano al sudore, bagnando i colletti delle camicie.

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