Ostacoli

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Mario Tesser è curvo su alcuni cespugli di erbe aromatiche del suo orto; un fazzoletto di terra che dirada dolcemente verso le rive del Botteniga, il canale che scorre attorno alle mura cittadine.

Si dovrebbe lavorare solo in primavera e in autunno, pensa, mentre sistema il cappello di paglia sulla testa. Il sole inizia a farsi sentire con i suoi raggi potenti. Gocce di sudore colano copiose dalla fronte, si insinuano tra le pieghe del collo.
Con le forbici taglia qualche rametto di rosmarino, maggiorana, origano, alloro. Un tripudio di odori che si diffondono velocemente  nell'aria stagna. Leva il cappello, lo agita davanti al viso cercando un po' di refrigerio.

Giovanna osserva il padre appoggiata allo stipite della porta. Tiene le braccia incrociate sul piccolo seno. Le labbra si allungano in un tenero sorriso, formando due deliziose fossette ai lati della bocca.  Alle sue spalle, Anselmo, soffoca un sospiro. L'agitazione pasteggia nel suo animo come una belva affamata. Con Mario ha sempre e solo parlato di vitigni, uve, vendemmie, vini... 

Mai di Giovanna. Mai del suo desiderio di averla.
E adesso, adesso che è giunto questo momento, atteso ma anche temuto, si sente gravato dal timore. E capisce che, in fondo, le sue paure, le sue fragilità sono sempre lì, in agguato, pronte a uscire dalla tana per sbranarlo.

 Inizia a sudare. Si asciuga i palmi umidicci sulla stoffa del gilet. Estrae dal taschino l'orologio, quello appartenuto a suo padre Giuseppe. Sono passate da poco le dieci. Anche lo stomaco reclama. Si ricorda di avere praticamente saltato la colazione, troppo eccitato per la giornata che doveva affrontare, aveva sbocconcellato una fetta di polenta e bevuto un sorso di latte. Troppo poco per il suo fisico giovane e bramoso.

 È sicuro dell'amore di Giovanna. Non si frequentano da molto ma fin da subito tra loro è nata una grande sintonia, fatta di un'intesa profonda. Un sentimento pulito, sincero. E sono in queste sensazioni che trova forza e coraggio per affrontare Mario Tesser, per metterlo al corrente dei suoi sentimenti e chiedergli il permesso di portare sua figlia a Ponzano.

Si passa una mano tra i capelli. Si liscia i baffi. È nervoso.
Calma, si dice, non sono più un cagasotto, un bocia come mi apostrofava mio padre. Parole pesanti come pietre, conficcate nella memoria. 

– Papà, è arrivato Anselmo... - cinguetta la ragazza.

L'uomo si raddrizza. Fisico asciutto, tonico, di media statura. Capelli un tempo scuri, ora spruzzati di bianco sulle tempie. Un bel paio di baffi a manubrio. Si avvicina alla figlia. Le consegna il bouquet aromatico.

– Tieni cara, porta le erbe  alla cuoca, servirà per gli arrosti.

La Locanda al Cavallino è conosciuta per i suoi piatti di carne arrostita sulla griglia dell'antico camino posto al centro della sala da pranzo: carré di maiale, galletto, ma anche arrosto di vitello, faraona...

Tutte prelibatezze di cui Maria, la cuoca, ne va particolarmente fiera. La sua ottima cucina, infatti, attira gli amanti della buona tavola. A queste pietanze, tipiche della tradizione culinaria veneta, si sono aggiunti i dolci che Giovanna, quando trova il tempo, si diletta a preparare. Un modo per ricordare la mamma che, fin da quando era piccola, le ha insegnato l'arte della pasticceria. 

Mario si avvicina alla botte colma d'acqua piovana, sciacqua le mani. Lascia gli zoccoli sporchi di terra sulla soglia di pietra.

– Anselmo! Come mai da queste parti? Non è passato molto tempo dall'ultima volta che mi hai consegnato due botti di vino. Va ben che noialtri trevisani siamo famosi perché ci piace il buon vino, ma non esageriamo! E poi, lo sai che con il caldo si beve meno. Su, entriamo che il sole inizia a bruciare la zoca...

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