Estate a Ponzano 1941

95 9 25
                                    

L'estate è scivolata via come un fiume lento, cullando i suoi giorni in un'atmosfera ovattata e profumata di fieno. La notte era bella, le stelle piovevano luce, regalava sonni tranquilli, un rifugio sicuro lontano dalle preoccupazioni della guerra e delle file fuori dai negozi. Dal cortile arrivava il cinguettio degli uccellini che salutavano un nuovo giorno.

Stretta a Gilberto, sentiva il suo respiro leggero, avvertiva l'odore di latte che si mescolava a quello della sua pelle scurita dal sole. Si era sentita finalmente serena, in quella camera con le travi tarlate e le lenuola che sapevano di bucato. Era nel suo mondo, un mondo a lei familiare, dove lo spazio si dilatava in piccole particelle di quiete, interrotto solo dal frinire dei grilli e dal profumo acre della terra.

Qualche volta arrivava Leone, sbuffando per calore soffocante che copriva come una coperta umida la città.

– Qui è un paradiso. – diceva mentre si stringeva ai suoi figli.

In certe notti rimaneva a dormire e allora Rosa metteva Gilberto nella culla che era stata di Antonio, poi si rifugiava tra le braccia di suo marito, che ancora aveva fame di lei. Nonostante l'angoscia per il futuro, la stanchezza e la debolezza fisica, se la stringeva forte, la possedeva con il suo modo di fare gentile, delicato come un fanciullo. Rosa sorrideva e si concedeva nonostante il seno gonfio di latte e il fisico appesantito dall'ultima gravidanza. Non si sentiva più bella come un tempo, ma a Leone non importava perché le loro anime si univano oltre la carne, oltre la cupezza che lui si portava appresso.

Era tornata tra quelle spesse mura, che emanavano ancora gli antichi profumi di polenta, brodo e fuliggine, e si era sentita subito in pace con la vita. Vedere Luciano e Giuliana rincorrersi nel cortile, quello stesso pezzo di antico mondo infantile dove lei e Antonio avevano trascorso i loro primi anni di vita, l'aveva totalmente immersa in quell'atmosfera rassicurante, che rievocava la magia dei pomeriggi passati a parlare sotto il fico con l'amata Teresina. Era come se il tempo si fosse fermato, sospeso in quel fazzoletto di terra lontano da tutto e da tutti. Ogni respiro era un dono, ogni raggio di sole una carezza sulla pelle.

Ogni giorno era una festa. Virginia e Giuseppina portavano uova fresche, verdure dell'orto, latte appena munto. L'aria era impregnata del profumo dell'erba tagliata, dei fiori campagnoli e delle dolci albicocche mature. Luciano e Giuliana, guance sporche di succo e occhi scintillanti, correvano da un albero all'altro, raccogliendo albicocche mature e succose, il cui profumo dolce inebriava l'aria. Poi, con cura, le mettevano in grandi ceste di vimini. La madre, con pazienza, li trasformava in deliziose confetture, un tesoro da portare con sé a Treviso.

E poi c'erano le lettere di Antonio. Rosa e Giuseppina passavano interi pomeriggi a leggere le sue parole, sempre più preoccupate per lui. Ogni riga un frammento di vita lontana, in una terra martoriata da una guerra sconosciuta. Virginia, intanto, coccolava i nipotini, trovando in loro una fonte di gioia e di conforto. Il loro vociare allegro riempiva la casa, mitigando il dolore per la perdita di Gervasio, il cui ricordo era sempre vivo nel suo cuore.

Rosa da tempo non scriveva al fratello che non la dimenticava mai, menzionandola sempre nelle sue lettere con un affettuoso "abbraccia Rosa da parte mia". Molte cose Antonio non sapeva: la nascita di Gilberto, il trasferimento in città. Rosa si sentiva in colpa per non riuscire a trovare il tempo di scrivere al fratello impegnato nella "guerra del deserto".

– Mi chiedo spesso come stia Antonio là in guerra. Se mangia, se ha freddo, se ha paura... – diceva con voce sommessa.

Un'ombra di tristezza le dipingeva il volto. Le labbra increspate da una smorfia di rammarico, trattenevano a stento un singhiozzo, si sentiva amareggiata per non essere stata più presente, di non avergli scritto nemmeno una cartolina.

LA MATRIARCA Sul Filo di LanaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora