Amori tenaci

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La primavera è esplosa sulle fioriture dei ciliegi e dei meli, nei vasi con le erbe aromatiche, sulla biancheria stesa al sole, nel canto allegro e armonioso delle rondini. C'è una luce tiepida, che si posa sui tetti delle case.

 Rosa è a piedi nudi, le piace sentire l'erba che le solletica la pelle, un'abitudine che ha fin da quando era bambina.
 Un sorriso le curva le labbra mentre ricorda le sgridate di Teresina.
La piccola cicatrice che le segna il piede, è ancora lì come un testimone muto della sua infanzia spensierata.

Ma ora, un'ombra di malinconia le offusca il volto. Una tristezza profonda che le stringe la gola e la costringe a un lungo sospiro.
Mentre osserva Luciano e Giuliana rincorrersi tra i filari di vite, sente raggrumarsi tra il cuore e lo stomaco una vuotezza torva. La mancanza di Leone è un fendente che le lacera l'anima. La sua partenza per l'Africa è stato un evento che ha sconvolto il suo mondo.

 Ha accettato con remissività la decisione di Leone, ma è stata profondamente ferita dall'essere stata esclusa da una scelta che la riguardava così da vicino. Gli uomini più importanti della sua vita, suo fratello e suo marito, le hanno imposto una decisione presa senza consultarla. Per giorni ha pianto, silenziosamente, di nascosto. È una donna forte, abituata a occultare le sue fragilità, le sue lacrime, ma questa volta il dolore era troppo grande.

– Starò via solo due anni.

Le aveva promesso Leone il giorno della partenza, la voce rotta dall'emozione. Si era lasciato convincere da Antonio, e dalla sua indole avventuriera, sempre alla ricerca di nuove strade da percorrere.

A Rosa, due anni erano sembrati un'eternità. Aveva fissato il suo sguardo azzurro, velato di angoscia, su quel volto tanto amato, cercando di incidere nell'aria un addio silenzioso. Aveva inclinato il capo, sconfitta, stringendosi a suo marito, che la stava abbandonando con un bambino piccolo tra le braccia e un altro in grembo. 

Poi era stato il turno di Antonio.

– Sei la moglie che ogni uomo vorrebbe al suo fianco, ma sei mia sorella, e purtroppo non posso sposarti. 

Aveva detto con una risata bugiarda, cercando di stemperare la tristezza.

 Li aveva guardati mentre si allontanavano, i due uomini che più amava al mondo, stringendo una valigia nella mano. Si era lasciata scivolare a terra, sola con il suo dolore. Ora poteva piangere liberamente, senza che nessuno la vedesse.
Nei giorni successivi alla partenza di Leone e Antonio, la tristezza aveva lasciato il posto a una nuova determinazione. Si era rimboccata le maniche, pronta ad affrontare qualsiasi sfida, per Luciano, e per il bambino che portava in grembo.

 Emette un sospiro pesante, un suono strozzato che si perde nell'aria mattutina. Prende dalla cesta la biancheria, tessuti leggeri e colorati che profumano di sole e di pulito, la stende sul filo di ferro sostenuto da un bastone di legno. I panni si gonfiano al vento come vele colorate. Rosa osserva con un sorriso stanco i suoi bambini. Luciano, un diavoletto dai capelli ricci, sfreccia tra i filari di vite come un fulmine, mentre Giuliana, con i suoi grandi occhi azzurri, inciampa goffamente sui primi passi. I loro capelli, biondi come il grano, brillano sotto i teneri raggi del sole. Non hanno praticamente mai conosciuto il padre. Luciano era troppo piccolo, Giuliana non era ancora nata.

L'amore è un sentimento complesso, fatto di gioie e di dolori, di presenze e di assenze. Amori tenaci, degni di essere vissuti in ogni tempo e in ogni luogo.

Le ruote della bicicletta gracchiano sulla stradina sterrata, alzando nuvole di polvere che si posano sui capelli bruni e arruffati dal vento. La gonna svolazza, svelando le gambe muscolose di Giuseppina che, ansimante, frena di colpo. La bicicletta cade con un tonfo sordo. Il respiro affannoso le brucia in gola, un sapore di terra e sudore.

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