Prima notte di nozze

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È sera inoltrata quando Anselmo raggiunge la moglie nella loro camera matrimoniale. L'intenso aroma dell'acqua di colonia di Giovanna lo colpisce appena entra nella stanza.

Tra le braccia ha dei ciocchi che sistema accanto alla stufa. Una modernità, quasi un lusso avere la stanza da letto riscaldata.

 Un turbamento lo coglie nel vedere il posto nel letto, appartenuto ad Agnese, occupato da un'altra donna. Una scena nuova, che lo stranisce. Avverte un leggero capogiro. La giornata, iniziata con la semplice celebrazione del matrimonio, seguita dalla violenta reazione della neo sposa, al momento di separarsi dalla sua casa, lo hanno sfinito. Cerca di nascondere i pensieri dietro un sorriso appena accennato.

Anselmo sa che non potrà mai dimenticare Agnese. È un amore diverso quello che prova per Giovanna. Si sente in colpa. Si sente in colpa per Agnese. Si sente in colpa per Giovanna. 

Con un pezzo di legno attizza il fuoco, il fumo viene catturato da uno spiffero che filtra dalla finestra. Il calore lo colpisce al volto, che si accende per la fiammata, per quel senso di inquietudine e per il desiderio sessuale. 

Giovanna indossa una camicia da notte con il colletto e i polsini bordati di pizzo.

I due bauli di legno sono stati messi ai piedi del letto. Uno contiene la sua dote: lenzuola e federe finemente ricamate, tovaglie in fiandra, asciugamani, camiciole di battista, sottovesti, biancheria intima. L'altro è pieno dei suoi vestiti e di alcuni oggetti tra cui la fotografia di sua madre. 

Guarda Anselmo da sotto le coperte. Tutto le appare strano, quasi irreale. Osserva suo marito mentre ravviva il fuoco con altra legna. Ha un tale groviglio di sensazioni dentro di sé che non riesce a pronunciare una parola. Non ha mai dovuto fare i conti con quel tipo di emozioni e non sa come gestirle.

Vorrebbe essere ovunque, anche agli inferi. Ma non lì.

Si guarda intorno. 

La stanza ha pareti bianche, spoglie, in certi punti anche scrostate. Un crocifisso è appeso a un grosso chiodo sopra la testata del letto. Di fronte a lei ci sono due piccole finestre senza tendaggi. Volta appena la testa, Giovanna, sulla sua destra trovano posto un armadio e una cassettiera con ripiano in marmo verde, lo stesso che ricopre i due comodini a lato del letto. Si sente un'estranea. Preda di uno scherzo che il destino ha voluto farle.

Domani mattina mi sveglierò nella mia camera. Questo è solo un brutto sogno, pensa, mentre sposta lo sguardo sulla schiena del marito. Sotto la maglia di lana i muscoli guizzano a ogni movimento. Il duro lavoro tra i suoi vigneti hanno plasmato il suo corpo regalandogli un aspetto sano e pieno di vigore. 

Anselmo si avvicina al letto, si siede sul bordo.

Giovanna pianta i suoi occhi verdi in quelli profondi e scuri di Anselmo. 

– Anselmo – dice – io...

Lui le posa una mano sulla guancia.

– Non devi dire niente, lo so cosa stai pensando. È normale, qui è tutto diverso, avrai bisogno di un po' di tempo per adattarti.

Giovanna abbassa lo sguardo.

– Non sono sicura di cosa voglio – confessa.

Anselmo le afferra le mani. Le sposta una ciocca di capelli dalla fronte. Avvicina le labbra a quelle di Giovanna, la sua voce è un sussurro che la fa fremere. 

– Ti ho tenuta tra le braccia una sola volta ed è stato bellissimo. Ti desidero tanto.

 La stringe a sé con impeto quasi brutale.

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