La Grande Guerra

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"Quante strade deve percorrere un uomo
prima di poterlo chiamare uomo
E quanti mari deve navigare una bianca colomba
Prima di dormire sulla sabbia
E quante volte debbono volare le palle di cannone
prima di essere proibite per sempre
La risposta amico soffia nel vento" 

Bob Dylan 1963


Treviso, dopo Caporetto divenne una specie di città fantasma. Dal sindaco, alle maggiori autorità, dagli impiegati ai bottegai fino a gran parte della popolazione la abbandonò. Rimasero in pochi. Le chiavi del municipio furono affidate a un impiegato in pensione. Solo il clero dimostrò, nella tragica situazione, di essere l'unica classe dirigente che ebbe il coraggio di non muoversi dalle terre nelle quali era insidiato. 


CAMPO TRINCERATO DI TREVISO

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CAMPO TRINCERATO DI TREVISO

Sul medio Piave, fu testato il cosiddetto campo trincerato di Treviso. Esso doveva costituire l'ultimo baluardo in caso di cedimento del fronte del Piave. Questo campo partiva dal fiume Sile, a Casier, allungandosi a est e a ovest della città seguendo la direzione del Piave fino ai piedi del Montello. All'incrocio con la strada Callalta era stato organizzato un primo caposaldo. Un secondo punto d'appoggio era stato collocato a San Floriano, vicino a Olmi. Il trincerone raggiungeva poi la cartiera Reali, a Mignagola di Carbonera, proseguendo per Pezzan e Lancenigo, avvolgeva Carità di Villorba e proseguiva fino al territorio di Ponzano Veneto. Erano stati previsti anche ricoveri per il riposo delle truppe. Per evitare che la trincea potesse essere colpita, il tracciato era a zig zag o curvo, in questo modo si potevano anche limitare i danni provocati dall'esplosione di una granata. Al di sotto della banchina, in trincea vi era il camminamento, coperto da tavole, della profondità di 2 metri dal livello del terreno. Il lato sud di questo imponente campo trincerato era stato lasciato aperto. Un altro sistema di fortificazioni fu realizzato sul Montello, in collegamento con Montebelluna. Il progetto aveva previsto due schieramenti di artiglieria, in modo tale da dirigere il fuoco sul colle, nell'eventualità di un'avanzata nemica (che si verificò nella Battaglia del Solstizio).

Il Montello, benché non fosse particolarmente elevato (371m s.l.m.), offre una buona visibilità e quindi un buon punto difensivo. Il sistema protettivo del Montello era collegato al campo trincerato di Treviso, il quale presentava le prime fortificazioni proprio sul fiume Piave e proseguiva fino a cingere Treviso in una sorta di anello.

Oggi resta ben poco di quelle fortificazioni. Finita la guerra i contadini ripresero possesso dei campi e ricoprirono le trincee per poter ritornare a coltivare. Tanti fortini in cemento armato furono demoliti per lo stesso motivo. Gli elementi in legno delle trincee furono recuperati e utilizzati come combustibile.

Negli ultimi anni, a ricordo del centenario della prima guerra mondiale, diverse associazioni e pro loco si sono attivate nel recupero e restauro dei vari fortini scampati alla rovina; un esempio lo si trova a Ponzano, dove in aperta campagna è stato restaurato un bunker del campo trincerato.

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