Una sposa bellissima

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Un sole già rovente illumina la campagna, rinsecchisce l'erba. Matura le spighe di grano.

Teresina si aggira per la cucina con le mani sulla fronte. Praticamente non ha chiuso occhio tutta la notte, l'ha trascorsa accasciata su una sedia, con le braccia abbandonate sul grembo e la testa appoggiata al muro.

Ripensa alla povera Agnese, al bambino che ha perso, all'incredulità di Anselmo, e alla sua rabbia per non essere stato informato sullo stato della moglie; pensa anche alla piccola Rosa, e a Tonino, talmente stanchi da non avere sentito lo stomaco brontolare per la fame. Aveva creduto che mettere nello stomaco qualcosa di caldo poteva dare un po' di energia a quei poveretti arrivati da un luogo così lontano che lei nemmeno osava immaginare, aveva riscaldato un po' di latte, quello della Nerina che lei va a prendere tutte le mattine da Checo Buosi, il nuovo proprietario della vacca ma, la spossatezza per i tanti giorni di viaggio, e il malore di Agnese aveva tolto l'appetito a tutti.

L'anziana ripercorre mentalmente i minuti terribili trascorsi nel tentativo di rianimare la giovane donna, la quale, dopo avere aperto gli occhi per qualche istante, era ricaduta in un sonno profondo.

"È stanchissima, non dormiva da giorni", aveva affermato Anselmo aggiungendo che la spossatezza della consorte era del tutto normale considerando la copiosa perdita di sangue.
Anche ad Alessandro, quel torpore era sembrato nella norma visto i grandi disagi sopportati dalla cognata negli ultimi giorni. Anzi, aveva aggiunto, "dormire non può che farle bene, domani starà sicuramente meglio".

A Teresina, diversamente, quel rossore sul volto, sul collo e sul petto, il polso debole e la fronte caldissima non l'avevano convinta. In Agnese c'era qualche cosa che non andava.

Con l'aiuto di Anselmo e di Alessandro aveva coricato la ragazza nel suo letto. Lei, esanime, era scivolata tra le lenzuola senza rendersi conto che, finalmente, si trovava nella sua stanza, tra le sue cose. Nel talamo nuziale in cui aveva concepito e partorito il suo primogenito.

Prima di uscire dalla camera, la donna aveva raccomandato ad Anselmo di tenere una pezzuola bagnata sulla fronte di Agnese per farle abbassare la temperatura.

Anselmo, anche lui sfinito, si era sdraiato accanto alla moglie. Alessandro, invece, era andato nella camera dei genitori, con lui, nello stesso grande letto in ferro battuto, si erano abbandonati a un sonno ristoratore Tonino e Rosa.

Si muove nella stanza cercando di non fare rumore. A terra le valige ancora aperte con il contenuto buttato all'aria nella spasmodica ricerca della biancheria per cambiare Agnese. Teresina si inginocchia, cerca di sistemare gli abiti, li piega con cura, li rimette dentro le valige. Sorride mentre tiene tra le mani un grazioso abitino a fiorellini. Sicuramente di Rosa, pensa la donna adagiando il vestito della bimba accanto a golfini e maglioncini di lana.

Dopo avere richiuso le valige le labbra si piegano in una smorfia amara. Cosa farà, dove andrà adesso che sono tornati i figli di Giuseppe e Luigia? Dovrà trovare un'altra sistemazione. Un'altra casa.

Un rumore di nocche sul battente della porta la fa sussultare. La donna si passa le mani sugli occhi, si massaggia il collo indolenzito a causa della scomoda posizione notturna. Si trascina verso la porta della cucina.

La figura esile, con le spalle sempre più curve di don Piero appare sull'uscio. Il prete tiene tra le mani un fazzoletto, se lo passa sulla fronte. Non sono neanche le sette del mattino, ma la strada che ha percorso è in aperta campagna, e i raggi solari di un' estate agli esordi, iniziano fin dall'alba a fare il loro lavoro.

- Teresina, allora? Cos'è successo?

La donna cerca di aggiustarsi i capelli. Si stringe nello scialle. Presentarsi davanti al suo parroco in camicia da notte la fa sentire nuda, a disagio. Grosse gocce di sudore le imperlano la fronte, ha il viso in fiamme per pudore e vergogna. Bofonchia qualche parola di scuse inclinando il capo in segno di saluto e rispetto.

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