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Quella sera addormentarsi era impossibile. Ma che mi ero messa in testa? E che si era messo in testa Fred?
Ero un asso nel mio lavoro e nel mio studio ma erano anni che mi preparavo. Qui era solo qualche mese e mi si richiedeva di essere al pari di 19 uomini che correvano con delle auto da ancora prima di imparare a camminare.
L'ansia stava avendo la meglio su di me. Concentrarsi sui fogli della telemetria di Charles di quella giornata per capire come e dove fare salire di giri il motore era impossibile.

Ci stavo provando con tutta me stessa ma all'improvviso qualcuno aveva bussato alla mia porta "chi è?" avevo chiesto mentre mi alzavo dal letto senza però ricevere risposta.
Indossavo un pantaloncino della Nike nero e un top sportivo abbinato, mi ero data un'occhiata allo specchio prima di aprire per capire in che condizioni fossi.

Aprendo la porta però, mi ero resa conto che quel look non era il massimo considerato che erano tutti uomini i miei colleghi "ciao cara, ti va di venire con noi a bere qualcosa?" mi aveva chiesto Alessandro dopo avermi guardata e studiata da capo a piedi.
Mi sentivo il suo sguardo addosso e non era solo, con lui altri 3 meccanici e Charles Leclerc che probabilmente non sapeva che stavano venendo da me, dalla sua espressione, infatti, avevo capito che non sapeva di chi fosse quella stanza.
Mi voltai e afferrai la felpa con la cerniera che avevo appoggiato sulla sedia per coprirmi un pò "ti ringrazio ma sto studiando, non posso" avevo risposto solamente "dai vieni con noi, che devi studiare stasera?" odiavo quando la gente non capiva di essere di troppo, ma credevo che lui avesse capito che non mi interessava la sua compagnia "devo studiare la telemetria di Charles per capire come e dove migliorare" avevo risposto secca e mi ero accorta che ora Charles guardava me anziché i suoi meccanici, probabilmente avevo richiamato la sua attenzione pronunciando il suo nome.
"Dai lasciala stare, è una serata tra uomini" lo aveva richiamato poi Leclerc per evitare che insistesse ancora e perché probabilmente non mi voleva tra i piedi neanche lui.

Avevo chiuso la porta ringraziando mentalmente Charles per essermi venuto, involontariamente, in soccorso. Non era la prima volta che succedeva effettivamente.
Ora potevo tornare alla mia telemetria e a pensare all'indomani.

Forever you - Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora