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Mi ero svegliata presto per l'agitazione. Volevo che fosse tutto perfetto quindi avevo percorso le curve del tracciato nella mia testa più di una volta. Avevo fatto colazione con la mia famiglia e quella di Charles ed erano arrivati anche Marta, Riccardo, Joris e Victor. Sarebbero rimasti tutti nel paddock sopra al box a godersi la gara.

In pista avevamo fatto il giro d'onore con le auto d'epoca italiane e prima di portare l'auto in pista avevo del tempo libero quindi ero andata nel paddock sperando che la tensione si alleggerisse.

"Che ansia" avevo detto entrando cercando di sciogliere i muscoli delle braccia e facendo qualche respiro. Dopo il triste piazzamento di Spa volevo assolutamente fare bene davanti alla mia famiglia e al mio pubblico "andrai bene" mi aveva detto Charles raggiungendomi. Aveva avuto la mia stessa idea.
Mi aveva messo le mani sulle spalle e stava cercando di massaggiarle per sciogliere i muscoli. Ci stavano guardando tutti e mi sentivo in imbarazzo, poi mio nipote, con la leggerezza che solo un bambino di 3 anni può avere detto a mio padre "nonno la zia Gio ha il ragazzo" tutti eravamo scoppiati a ridere ed ero andata a prenderlo in braccio. L'ansia si era attenuata e ora potevo vedere il bello di quella giornata.

Mi ero cambiata nello stanzino nel paddock e anche Charles lo aveva fatto. Ci eravamo scambiati qualche bacio veloce prima di scendere per fare qualche giro di pista e per posizionare le auto nella piazzola di partenza.
Ero seduta per terra con un ombrello sopra la testa per ripararmi dal sole. Me lo aveva imposto Luca in realtà e non avevo potuto obbiettare. Avevo messo le cuffie per staccare da quel marasma ed ero andata a cercare la registrazione che avevo fatto a Charles quando aveva suonato il pianoforte. Mi calmava. Lo aveva già fatto altre volte. Lui non sapeva che lo avevo registrato ma a me aiutava ogni volta. Se ero in ansia o se avevo bisogno di staccare mettevo le cuffie e lo ascoltavo. Quelle note avevano un effetto enorme su di me.

Era il momento dell'inno italiano. Lo avevo cantato a squarci gola come tutto il pubblico e quando avevo sentito in lontananza i motori delle frecce tricolori avevo alzato lo sguardo per vedere lo spettacolo.

Avevo l'adrenalina nel corpo e la voglia di spingere al massimo mentre i semafori si accendevano uno alla volta prima di spegnersi tutti insieme ed eravamo partiti.

Ero interna a Charles e lui era partito bene quindi era davanti a me e io avevo chiuso per evitare che Verstappen, che partiva terzo, mi sorpassasse "bene cosi" aveva detto Mattia in cuffia quando aveva visto che il primo giro era andato senza problemi e senza perdere posizioni. Eravamo rimasti in quella posizione per tutti i primi 18 giri. Era il momento del pit stop "box box" chiamavano prima me per evitare un under cut da parte di Max ed ero rientrata. Era andato tutto bene ed ero tornata in pista in quarta posizione dietro a Perez ma loro dovevano fare il pit stop.

Ero alla Ascari quando Mattia mi aveva informato "safety car, mantieni il delta positivo" voleva dire che non dovevo andare sotto ad un livello di tempi finché non avessi avuto davanti la Safety car a dettare il passo "tutti bene?" Avevo chiesto senza ricevere risposta.
"Mattia tutti bene?" Avevo chiesto allarmata "è Charles" un tuffo al cuore "sta bene?"
Avevo raggiunto il luogo dell'incidente e lo avevo visto con i miei occhi in piedi a calciare la ghiaia della via di fuga, stava bene, almeno fisicamente "si sta bene, un contatto con Max, tipo come il tuo a Silverstone ma Charles ha perso la macchina ed è andato nella ghiaia" maledetto Max.
Aveva fatto fuori me a Silverstone e ora Charles a casa mia?
Ero una iena, non l'avrebbe passata liscia questa volta "le red bull hanno fatto il pit stop in regime di safety e sono davanti, se vuoi vincere devi passarle in pista" mi aveva informato Mattia riportandomi alla gara.

Nella preoccupazione per Charles non avevo pensato che avevo la mia occasione di vincere. Avevo davanti le Red Bull e l'impresa era ardua ma dovevo provarci. Lo dovevo a Charles.
Dovevo provarci per il suo mondiale, fare 0 punti voleva dire che Max lo avrebbe sorpassato nella classifica diventando il nuovo leader ma se avessi vinto io il distacco non sarebbe stato troppo grande. Ci avrei provato con tutta me stessa.

La safety sarebbe rientrata al termine di questo giro. Avevo la gomma fresca avendo percorso solo mezzo giro a pieno ritmo quindi ero a parità di gomme delle Red Bull, avrei dovuto passare Perez subito se volevo provare a prendere Max.
La safety era entrata in corsia box e Max aveva rallentato prima di dare gas improvvisamente.
Ero pronta, non potevo passare nessuno fino alla linea del traguardo e avevo atteso senza mollare un centimetro da Perez e alla prima chicanne lo avevo passato all'interno accompagnata dalle urla di incitamento del pubblico. Rimaneva il cannibale a separarmi dalla mia prima vittoria in F1.
Riuscivo a tenere il suo passo ma senza riuscire mai ad avvicinarmi troppo. Rimanevo sempre intorno al secondo e mezzo massimo due.

Mancavano 7 giri alla fine e io stavo iniziando a perdere le speranze "non mollarlo, continua a mettergli pressione, esci bene dalla Parabolica, quella è importante cosi riesci a prenderlo in rettilineo con DRS, fallo per me" la voce triste di Charles mi aveva colpito al cuore.

Aveva sognato di vincere a Monza dal 2019, quando aveva vinto la prima volta e quest'anno ci credeva davvero.
E poi aveva detto di volermi baciare sul podio davanti a tutti per uscire allo scoperto e ora si ritrovava relegato nei box a vedere la gara da spettatore per colpa di Max e io stavo per lasciarlo vincere. Non poteva essere, aveva ragione, dovevo farlo per lui.
Avevo fatto un veloce check con Mattia per benzina e gomme "puoi dare tutto" mi aveva detto dandomi l'okay per spingere.

Avevo modificato l'asseto inserendo la modalità qualifica. Mi rendevo conto di avvicinarmi a Max, la sua auto diventava più grande davanti a me dopo ogni curva "meno 5".
Ok solo 5 giri al termine. Mi rimaneva poco tempo.
Ero vicina davvero ora, potevo aprire Drs e lo avevo fatto nel secondo rettilineo e avevo percorso la Parabolica imitando la traiettoia di Max, ero attaccata e aprendo il DRS lo avevo sorpassato nel rettilineo principale.

Ero prima a 4 giri dalla fine "calma e sangue freddo" Mattia mi aiutava a mantenere la concentrazione anche se era difficile perché sentivo le urla dal pubblico. Dovevo concentrarmi. Ogni curva che percorrevo era una in meno al traguardo. Controllavo gli specchietti e Max era li, in attesa di un mio errore. Avevo continuato a impostare le curve al meglio, "ultimo giro" c'ero quasi.
Avevo percorso la Parabolica e vedevo il pubblico in piedi e me lo ero goduta, come aveva detto Charles "Giorgia Rossini tu sei una vincitrice di un Gran Premio di F1"

Ero esplosa in un urlo di gioia e di liberazione che conteneva tutti quei mesi di allenamenti e sacrifici. Era la dimostrazione che non era solo macchina ma anche cuore e piede "grazie, grazie davvero a tutti. È per ognuno di voi questa vittoria" avevo detto con la voce rotta dall'emozione.

Forever you - Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora