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Era arrivata l'ora di partire per Austin. L'america era sempre fantastica e io speravo di riuscire a vincere anche qui in modo da poter diventare primo nella lotta al mondiale.
Con noi sul volo c'era anche Luca. Ormai faveva parte del team anche se non aveva più la sua pilota. Era solo, il suo compagno di volo si era alzato per andare a chiacchierare con i meccanici.

"Come stai Luca?" Avevo chiesto sedendomi vicino a lui, non lo vedevo dalla sera del mio compleanno, "tutto bene grazie, te? Come ti senti?" Avevo sospirato "bene dai. Ho letto che la Russia e l'Ucraina stanno cercando un accordo per finire questa storia" avevo detto, speravo che lui sapesse qualcosa in più di me "si ho letto anche io ma questi trattati sono molto lunghi, l'esercito Nato è più forte di quello Russo e mi stupisce che non sia stato ancora sferrato un attacco" aveva detto pensieroso "in che senso?" Avevo chiesto confuso, non mi ero mai interessato di queste cose "la Brigata di Volo della Nato ha una flotta di aerei da caccia molto più numerosa della Russia. Se la Nato attaccasse e abbattesse la flotta aerea alla Russia non resterebbe altro che ritirarsi sconfitta ma la Nato non attacca" era quasi arrabbiato mentre diceva quelle cose "e cosa pensi tu? Perché non attacca?"
"Se ho capito come funziona il discorso è solo politico, probabilmente mandarli in Russia rischiando che la flotta aerea venga sorpresa da un attacco e che quindi non si concluda niente è un azzardo.
Potrebbero morire tanti ragazzi dei nostri e nessuno vuole avere la coscenza sporca" aveva detto. Quindi si rimaneva cosi. Giorgia e gli altri aerei giravano pattugliando i cieli ucraini e a terra si combatteva città per città per cercare di arrivare alla capitale.

Eravamo atterrati nella calda Huston che era pomeriggio ma io avevo sonno. Dovevo resistere ancora qualche ora in modo da andare a letto e dormire tutta notte senza avere poi nessun effetto del jet lag.

In albergo avevo trovato Lando e Pierre nelle mie stesse condizioni. Erano fuori a giocare nel parcheggio dell'albergo a calcio, si passavano la palla e mi ero unito a loro dopo il check in.
"Scusa ma quell'orologio? Sbaglio o è..." aveva lasciato la frase in sospeso. Io e Pierre ci conoscevamo sin da bambini e conosceva la mia famiglia "si è il suo" avevo detto guardandolo fiero.
"Scusate ma di che parlate?" Lando era confuso. Gli avevo spiegato tutta la storia dell'orologio e di come ne ero tornato in possesso "quella ragazza è forte" aveva detto Lando "si, la migliore" avevo detto sorridendo.

Più tardi avevamo deciso di andare a cena fuori per passare le ultime ore svegli senza rischiare di crollare.
Avevamo prenotato un tavolo in un locale che ci aveva consigliato Daniel. A noi si erano uniti anche Alex e Carlos.
Eravamo un bel gruppetto e tra chiacchiere e risate avevamo passato anche la serata "che dite? Possiamo andare a letto secondo voi?" Aveva detto Carlos sbadigliando "si direi di si, sono le 22.30" aveva risposto Pierre. Stavamo andando a pagare il conto quando una ragazza si era avvicinata a noi e ci aveva chiesto le foto. Prima una tutti insieme e poi ne voleva una solo con me. Era una grande fan della Ferrari.
"Grazie mille Charles, sei sempre così gentile" aveva detto lei e non avevo potuto fare altro che sorridere "se ti senti solo però, dato che Giorgia non c'è più e ti ha lasciato, questo è il mio numero" aveva detto allungandomi un biglietto, avevo ritirato la mano non prendendo il biglietto "non mi ha lasciato, io e lei stiamo insieme e non mi sento assolutamente solo" le avevo detto raggiungendo gli altri infuriato.
"Che succede?" Aveva chiesto Lando vedendomi arrivare incazzato "niente" avevo detto sbuffando e porgendo la carta alla ragazza in cassa per pagare la mia parte del conto "non sembra niente" aveva detto Carlos "vi sembro solo e depresso?" Avevo chiesto mentre uscivamo dal ristorante, non avevano risposto e si guardavano intorno "non sorridi più, quando eravamo in squadra insieme ridevi sempre" aveva detto Carlos sincero e aveva ragione.
Ma come potevo sorridere? Non riuscivo a farlo nemmeno se mi impegnavo.

Venerdi ero entrato nel box per le prove libere e quel silenzio mi stava stretto. La squadra, soprattutto il lato di Giorgia, aveva bisogno di svagarsi.
Ero andato alla cassa che era appesa sopra la porta e ci avevo attaccato il telefono mettendo la musica. Avevo messo una canzone che Giorgia adorava dei Coldplay. I ragazzi si erano voltati a guardarmi come se fossi un allieno e allora avevo iniziato a cantare. Alessandro era stato il primo ad unirsi a me e piano piano i ragazzi si erano sciolti.
Alla fine ci eravamo trovati a cantare tutti insieme e avevo riso sinceramente, di cuore e stavo bene.

Le prove erano andate bene e quella sera il team era più sereno, a cena c'era un bel chiacchiericcio e il buon umore era tornato. Anche io ero di buon umore. Sapevo che Giorgia non stava rischiando troppo e che era al sicuro sui cieli ucraini e poi volevo renderla fiera di me affrontando una buona qualifica e vincendo la gara. Sapevo che avrebbe seguito tutto il weekend da lontano.

Forever you - Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora