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Lunedi mattina ero arrivata in Ferrari come se nulla fosse e avevo fatto finta di non sapere che Charles fosse arrivato "e tu che ci fai qui?" Gli avevo chiesto quando ero entrata nella sala degli ingegneri vedendolo li seduto "sono venuto per provare qui, sono tre gare importanti e voglio prendere il massimo dei punti su ogni pista" avevamo studiato a tavolino la sera prima cosa dire e lui era cosi serio che a me veniva da ridere.

Però averlo li mi aveva aiutata. Riuscivo a fare l'Eau Rouge bene, almeno per tre giri consecutivi.
Alla fine Charles era partito con noi da Bologna per andare in Belgio ed eravamo riusciti a passare del tempo insieme. Mi era mancato terribilmente in quei giorni.

In aereo eravamo seduti vicini e mi ero addormentata sulla sua spalla. Mi aveva svegliato la voce di Fred "pensare che eravate cane e gatto e ora riuscite finalmente a collaborare" aveva detto, ah se solo sapesse avevo pensato tra me e me.

Arrivati all'albergo avevo sistemato i bagagli ed ero andata a pranzo. Il pomeriggio era libero e lo avevo passato con Charles in camera "e se uscissimo allo scoperto?" aveva detto lui mentre mi teneva abbracciata dopo la sessione pomeridiana di sesso "intendi con tutti? Ce tipo baciarci davanti ad una telecamera?" Odiavo dovermi nascondere a casa e nei weekend di gara. Anche fare una passeggiata insieme o mangiare un gelato era impossibile e quella normalità di coppia mi mancava ma allo stesso tempo sapevo che stavamo proteggendo il nostro amore.
Dirlo a tutti ci avrebbe messo al centro di uno scoop mediatico.
Avevo letto articoli che descrivevano Charles come il bello e dannato della F1 e io ero la mangia uomini.
"Magari non cosi però, inizierei a dirlo a Fred e ai ragazzi del team, per correttezza, e poi si. Magari potremmo pubblicare una nostra foto in cui siamo noi e dare la notizia al mondo" anche lui era stanco di doversi nascondere e lo capivo. "Partiamo da Fred e vediamo come reagisce lui e poi valutiamo il da farsi" prima dovevamo avere la sua benedizione e poi avremmo capito come e a chi dirlo.

Quel weekend però non era il caso. Fred era molto sotto pressione, uno dei direttori stava lasciando perché gli era stato offerto un ruolo da team principal in un'altra squadra e il suo umore era nero. Inoltre stavano definendo il contratto di rinnovo di Charles e i giornalisti facevano pressioni.

Avremmo rimandato a Monza magari.
Come al solito il giovedi era interviste e venerdi prove libere. Avevo fatto parecchi giri per prendere confidenza con quelle curve. Spa era un tracciato molto complicato, da veri piloti e io ancora non mi ritenevo tale.

Sabato pioggia. Era prevista ma era il mio peggiore incubo.
Odiavo guidare sotto la pioggia con un'auto normale figuriamoci una F1 in qualifica a Spa.
Mi ero qualficata per il Q3 a fatica. Non sapevo dove poter migliorare e alla fine mi ero qualificata ottava. Un disastro.
Sapevo che la colpa era solo mia perché Charles partiva secondo dietro ad un mostruoso Verstappen.

Ero scesa dall'auto a testa bassa e senza togliere il casco. Mi sentivo una nullità "scusate ragazzi" avevo detto tornando al box e andando a salutarli uno a uno "tranquilla, i punti si fanno domani" avevano detto cercando di rincuorarmi.
Avevo saltato le interviste nonostante il disappunto di Sara e mi ero rintanata nella sala meeting dell'hospitality per studiare le immagini e i dati prima della riunione. Ero rimasta li un'oretta prima che gli altri mi raggiungessero. Charles mi aveva dato una pacca sulla spalla "non preoccuparti" mi aveva detto sorridendo e la riunione era iniziata. Per il giorno dopo non era prevista pioggia quindi, partendo con gomma dura forse avrei potuto guadagnare qualche posizione.

In albergo avevo mangiato controvoglia ed ero stata in silenzio tutto il tempo, sentivo gli occhi verdi di Charles addosso. Era preoccupato.

Dopo cena mi ero cambiata ed ero andata nella palestra dell'albergo. Avevo bisogno di pensare e di sfogarmi. Correvo ad occhi chiusi sul tapis roulant con le cuffie nelle orecchie e percorrevo mentalmente il tracciato. Lo stavo facendo da mezz'ora circa ma avevo deciso di fermarmi. Non volevo esagerare con la corsa. Avrei solo peggiorato le cose. Mentre tornavo in camera avevo incrociato Charles nel corridoio "ti stavo cercando" aveva detto notando il mio look "ero in palestra a correre" gli avevo detto "dovevo scaricare la tensione"
"Se vuoi conosco un buon metodo per farlo" aveva detto sorridendo "scusa ma non sono dell'umore. Piuttosto mi aiuti? Mi faccio una doccia e proviamo a capire cosa non funziona?" Gli avevo chiesto con gli occhi più dolci che potessi fargli "certo. Ci vediamo da te tra mezz'ora va bene?" Avevo solo annuito e lui mi aveva dato una pacca sul culo, il corridoio era deserto.

Mezz'ora dopo, puntuale come sempre, Charles era davanti a camera mia con il gelato "non hai toccato cibo stasera" aveva detto "e poi guardare la telemetria con il gelato è più interessante" mi aveva strappato un sorriso.
Si era seduto al tavolo della camera. Io mi stavo asciugando i capelli alla veloce per tornare da lui. Mi ero seduta di fianco a lui e avevo assaggiato il gelato.
"Scusa se te lo dico ma hai paura, guarda, qui alzi il piede e anche qui, devi tenerlo giù tutto per tutta la curva" aveva detto "non sono all'altezza di questa pista" avevo ammesso sinceramente "ma cosa dici? Hai fatto il culo a tutti fino ad ora e adesso vieni a dire che non sei all'altezza. Non ti crede nessuno, devi solo fidarti della macchina e delle tue capacità. Spingi dove ti ho detto e vedrai che andrà meglio domani" avevo sospirato "se lo dici tu" ero proprio abbattuta.
Il cucchiaio del gelato aveva sgocciolato sulla mia coscia. Fortunatamente sulla pelle e non sui pantaloncini. Stavo per pulirmi ma Charles aveva fermato la mia mano e aveva leccato il gelato dalla mia pelle.
Quel tocco cosi inaspettato e sexy mi aveva accesa.
Mi ero seduta a cavalcioni su di lui muovendo il bacino. Si era alzato tenendomi in braccio e portandomi a letto e, come promesso, mi aveva aiutato a scaricare la tensione.

Forever you - Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora