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Il telefono vibrava sul comodino ma non volevo rispondere. Ero nel letto da ore a guardare il soffitto e le chiamate di Marta e Charles andavano avanti da qualche minuto.
Avevo gli occhi gonfi di lacrime e un forte mal di testa.
Ero arrabbiata con me stessa in primis per aver perso il controllo della situazione e non essere riuscita a difendermi e poi con Hugo. Come poteva aver fatto una cosa del genere? Come si era permesso di alzarmi le mani e di toccarmi senza il mio consenso?
A quei pensieri le lacrime avevano iniziato a rigarmi ancora una volta le guance. Il telefono aveva preso a vibrare ancora una volta. Era Charles.
Avevo preso il telefono dal comodino e con tutta la mia forza lo avevo lanciato contro al muro rompendolo.

Il campanello di casa aveva iniziato a suonare. Ero in bagno a capire come avrei fatto per non far vedere quel livido a Luca nei giorni successivi. Il taglio era lungo ma con un cerotto l'avrei coperto ma il livido diventava più scuro ogni ora che passava. Ora era di un viola bluastro intenso. Impossibile da nascondere con il trucco.

Avevo ignorato il campanello ma aveva ripreso a suonare. Riluttante ero andata davanti al videocitofono e avevo visto Marta. Le avevo aperto e in un batter d'occhio era arrivata all'appartamento "non ho voglia di uscire o altro quindi, per favore non chiedermelo" le avevo detto appena vista. Ero scontrosa perché ero arrabbiata con me stessa.

Lei era rimasta sulla porta quando mi aveva vista. Sapevo che la mia risposta e il livido l'avevano bloccata "non permettergli di incupirti. Tu sei più forte" mi aveva detto lei e avevo sbattuto le mani sul tavolo "tu non capisci" le avevo detto quasi in lacrime. La rabbia era troppa da gestire e la ferita troppo fresca.

"Hai ragione, non posso capire ma non puoi farti schiacciare dalla rabbia. Tanta gente ti vuole bene e vuole solo starti vicino" sapevo che aveva ragione e che non potevo farmi rovinare la vita da quel singolo episodio ma non ero ancora pronta a lasciare andare quella rabbia.
Avevo bisogno di sfogarmi, di prendere a pugni qualcosa. Non mi era bastato lanciare il cellulare.

"A cosa pensi?" Mi aveva chiesto Marta "voglio prendere a pugni qualcosa" avevo risposto sinceramente "ok, prendi la tua roba e andiamo" aveva detto, ero già in tuta e l'avevo seguita prendendo una borsa.
Aveva percorso qualche kilometro in macchina, nel silenzio assoluto. Io guardavo fuori dal finestrino.
"Siamo arrivate, scendi" mi aveva detto "dove siamo?" Aveva preso delle chiavi dalla borsa e stava aprendo un portone "è la palestra di Riccardo, si allena qui, ce il sacco da box. Prendi a pugni quello se ti aiuta" ero entrata titubante ma forse era l'unico modo per togliermi quella rabbia di dosso "posso chiederti un favore?" Le avevo chiesto "sono qui per questo"
"Andresti a comprarmi un cellulare? Tieni tutti i documenti" le avevo detto e sapevo che voleva chiedermi dove fosse il mio ma si era trattenuta uscendo dallo scantinato in cui mi aveva fatto entrare.

Mezz'ora dopo stavo meglio. Avevo sfogato tutta la mia rabbia su quel povero sacco da box e mi ero distrutta le mani. Mi facevano male e sanquinavano appena. Avrei dovuto usare le protezioni ma i guanti di Riccardo erano grandi.
"Come va?" Marta mi aveva riportato alla realtà. Ero seduta sulla panca dei pesi e mi ero alzata andandole incontro e l'avevo abbracciata forte. L'avevo colta di sorpresa ma aveva ricambiato subito stringendomi forte.
Con quell'abbraccio avevo deciso che mi sarei lasciata tutto alle spalle e avrei permesso alle persone a me vicine di aiutarmi a sistemare i pezzi.

Mi aveva accompagnato a casa a fare una doccia calda, non aveva detto nulla delle mie mani ma sapevo che le aveva notate.
Ero tornata in sala e lei era li sul divano.

"Ti va se andiamo da Charles? Ho scaricato li Riccardo a fargli compagnia"
Ero titubante, erano quasi le 7 di sera ma alla fine avevo deciso di andare.
Pochi minuti dopo eravamo sotto casa di Charles. Non ero mai stata a casa sua.

Entrando avevo visto subito Riccardo. Mi ero scambiata uno sguardo con Marta come a chiederle il permesso e mi aveva sorriso.

Ero andata in contro a Riccardo e lo avevo stretto forte, lui mi aveva salvato. Letteralmente e avevo bisogno di essere grata a lui per riuscire a capire che poteva andare bene quello che era successo. Era un primo passo per accettarlo. Non potevo cambiare il passato.

"Grazie, grazie davvero!" Gli avevo detto con la voce carica di emozione. Aveva gli occhi lucidi ma non voleva darlo a vedere.

Ora toccava al padrone di casa. Quella mattina ero stata brusca e stronza e avevo bisogno di chiedergli scusa perché non era colpa sua quello che mi era successo.

Gli ero andata in contro con un sorrisetto e con gli occhi più dolci che riuscivo a fare "sono una stronza" gli avevo detto e lui si era messo a ridere "meno male che ne sei consapevole" aveva risposto aprendo le braccia per accogliermi e io mi ci ero fiondata dentro.

"Che cosa hai comprato?" Aveva chiesto Riccardo mentre ci mettevamo comodi sul divano "un telefono nuovo" avevo risposto sperando che l'interrogatorio finisse li e che non avessi dovuto spiegare perché avevo dovuto comprare il telefono nuovo ma Marta aveva continuato "il suo vecchio telefono è stato investito dalla sua furia" aveva detto Marta guardando Riccardo.

"E alle mani?" Charles le aveva notate, anche gli altri ma non avevano voluto chiedere "credo che quello sia colpa del sacco da box di Riccardo" aveva risposto Marta. Charles mi aveva preso prima una mano e poi l'altra. Erano distrutte e mi facevano male, sapevo di star facendo una cazzata mentre prendevo a pugni il sacco.
"La prossima volta metti le protezioni" aveva detto con un tono di voce preoccupato.

Dopo aver mangiato una pizza mi rimaneva una domanda "qualcuno sa qualcosa di Hugo?" avevo chiesto guardandomi le scarpe. Avevo sentito Charles irrigidirsi di fianco a me "cosa ti interessa?" Mi aveva risposto brusco.
Mi ero voltata a guardarlo "vorrei solo sapere se rischio di trovarmelo davanti mentre cammino per strada" avevo detto sinceramente. Non sapevo come avrei potuto reagire.
"Gli abbiamo detto di sparire" aveva risposto gentilmente Riccardo.
Sentivo ancora lo sguardo furioso di Charles addosso "dovevo sapere" gli avevo detto a bassa voce guardandolo negli occhi e toccandogli una mano.
Avevo visto la sua mandibola rilassarsi ed era tornato tranquillo.

Prima di andare a casa Charles aveva insistito che dormissi da lui ma avevo rifiutato e Marta e Riccardo mi avevano portato a casa.

Forever you - Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora