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Avevamo cenato sugli sgabelli intorno all'isola della cucina "questa casa è stupenda" avevo detto guardandomi intorno "si mi è piaciuta subito quando l'ho vista e sapevo ti sarebbe piaciuta" aveva ragione, conosceva il mio gusto.
In sala c'era anche un pianoforte. Sapevo che Charles sapeva suonare ma non lo aveva mai fatto davanti a me, in realtà Marta mi aveva detto che era un pò riservato e che anche se ne aveva uno nella sua casa di Monaco, non aveva mai suonato davanti a loro.
Non avrei certo chiesto il motivo, erano cose personali ma se avesse voluto condividerle con me sarei stata pronta ad ascoltare.

Dopo cena ci eravamo andati a sedere sotto al portico. L'aria era calda e si stava bene in quel silenzio.
La testa continuava a portarmi sempre nella stessa direzione e sapevo che se non avessi detto a Charles la verità mi sarei rovinata la vacanza ma avevo paura di dirglielo perché forse avrei potuto rovinare anche la sua.
Prima di addormentarci avevamo fatto di nuovo l'amore, con calma, senza fretta. Volevamo assaporare i nostri corpi in ogni centimetro.
Poi mi ero addormentata tra le sue braccia, al sicuro.

Il giorno dopo la vacanza era iniziata. Eravamo andati al mare sotto casa quella mattina, avevamo l'accesso diretto dal giardino e avevamo fatto una passeggiata prima di stenderci sopra ai lettini. Mi teneva la mano accarezzandomela. Ero in paradiso.
Tutta la giornata era passata cosi, tra sole, relax mare e tanto sesso.
"Se continuiamo così non so se riuscirò a sedermi a fine vacanza" avevo detto sincera e lui era scoppiato a ridere "lo prendo come un complimento" aveva fatto ridere anche me.

Quella notte ero rimasta sveglia dalle 2 alle 4 pensando a come poter dire a Charles tutto senza che si infuriasse. Non volevo rovinare la vacanza ma non potevo più nasconderglielo. Avevo taciuto per 5 mesi ma ora doveva sapere.
Il mercoledi e giovedi avevo provato a dirglielo ma poi mi mancava sempre il coraggio. Non volevo litigare ma dovevo dirglielo.
Venerdi sera, dopo essere andati a cena fuori e aver passeggiato per le vie di Marracash mi ero convinta. Complice anche il vino bevuto a cena.
Eravamo in camera a cambiarci e avevo preso il coraggio a due mani "Charles devo dirti una cosa importante" era seduto sul bordo del letto impegnato a togliersi le scarpe ma si era voltato subito di scatto "cosa?" era estremamente serio.
Avevo esitato ma lui aveva continuato "cosa devi dirmi?" non potevo tirarmi indietro.

"Sai che io ho una licenza speciale, ce io sono un ufficiale Nato e sono arrivata in F1 grazie ad un congedo che l'esercito mi ha rilasciato. Quando sono diventata pilota il congedo è cambiato diventando congedo sportivo" i suoi occhi erano confusi "si me lo hai spiegato questo" aveva detto
"Si ma il congedo sportivo ha durata di un anno, a fine stagione dovrò tornare alla vita militare" i suoi occhi erano cambiati "e tu questo lo sai da sempre vero?" Avevo annuito mentre lo vedevo alterarsi "la tua vita militare non sarebbe come questa vero? Dove vivresti? Potremmo vederci? Io ti voglio accanto a me a casa e in pista, se questo non può essere non ha senso tutto questo, non ci sto ad una reazione a distanza" aveva detto e tutto quello che avevo immaginato si era avverato.

Non avevo risposto "rispondi cazzo" aveva urlato, era la prima volta che alzava la voce con me da quando stavamo insieme "vivrei a Bruxelles, in una base militare a cui non è premesso l'ingresso ai civili, e avrei un weekend libero al mese" si stava passando entrambe le mani nei capelli. Aveva preso la maglietta che si era tolto prima ed era uscito dalla camera.
"Dove vai?" lo stavo seguendo ma non mi aveva risposto "Charles parliamo!" Si era voltato con uno sguardo di fuoco che mi aveva obbligato ad indietreggiare.
Aveva preso le chiavi dell'auto blu che avevamo insieme alla casa ed era uscito sbattendo la porta.

Ero da sola da qualche ora. Avevo provato a chiamarlo ma non aveva risposto. Non leggeva nemmeno i miei messaggi. Stavo impazzendo. Avevo bisogno di qualcuno con cui parlare e avevo bisogno di urlare la mia rabbia. Avevo scritto a Marta.
"Sei sveglia?" il mio telefono aveva preso a vibrare subito dopo "cosa succede tesoro?"
La voce preoccupata di Marta mi aveva fatto scoppiare a piangere "hei calmati, respira e dimmi cosa c'è che non va".

Dopo un minuto mi ero ripresa e avevo raccontato a Marta che avevamo avuto una brutta lite, non potevo dirle della mia vita militare. Era in silenzio "di qualcosa anche tu per favore" lei non stava mai zitta "è normale litigare quando si è una coppia, farete pace" aveva detto ma non sapeva tutta la verità. Per la prima volta nella mia vita, non ero più tanto sicura di voler appartenere al mondo militare. Per la prima volta quella vita mi stava stretta e se avessi dovuto scegliere avrei scelto Charles ma quella decisione purtroppo non mi spettava. Non avevo diritto di recedere dalla vita militare.

Marta mi aveva tenuto compagnia al telefono fino alle 5 poi probabilmente si era addormentata e avevo chiuso. Continuavo a fare avanti e indietro in sala e all'improvviso avevo sentito il rumore del cancello automatico. Charles era tornato.
Era stato in giro per sei ore e non avevo idea di dove fosse stato. E se avesse conosciuto qualche bella ragazza e ci fosse andato a letto? Avevo già gli occhi gonfi per tutte le lacrime e pensare al fatto che avesse potuto tradirmi me li faceva pizzicare nuovamente ma non volevo che mi vedesse in lacrime al suo rientro.
Avevo cacciato indietro le lacrime e lo avevo guardato entrare. Non pensava di vedermi in piedi in sala quando era rientrato infatti aveva preso quasi paura.
"Dove sei stato?" gli avevo chiesto ma senza ricevere risposta. Aveva gli occhi rossi ma non capivo se era per l'alcool o se avesse pianto.
"Charles parlami ti prego" gli avevo chiesto prendendogli un braccio mentre lo seguivo nel corridoio delle camere.
"Vuoi sapere cosa penso? Penso che tu mi abbia preso in giro dall'inizio iniziando una cosa che sapevi che non poteva essere, facendomi innamorare di te per poi andartene come se io non fossi mai esistito" dopo aver detto quelle parole si era infilato nella seconda camera della casa e ci si era chiuso dentro. Avevo appoggiato la fronte alla porta "ti amo anche io" avevo detto ma sapevo che non mi aveva sentito.

Forever you - Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora