78

5K 157 11
                                    

Il telefono nella mia tasca posteriore aveva iniziato a suonare. Sul display un nome che non lasciava presagire nulla di buono "buonasera Segretario" avevo risposto allontanandomi e andando verso il balcone "buonasera Generale, ha visto?" Mi aveva chiesto il capo della Nato
"Si stavo guardando ora, dobbiamo intervenire, sappiamo già i motivi per cui la Russia ha attaccato" l'Ucraina era appena entrata nella Nato ed era l'unico stato sui confini russi che finora era rimasta neutrale. Unendosi alla Nato aveva circondato la Russia.
"Si dobbiamo intervenire, dove si trova? Le mando un'auto a prenderla entro un'ora"
"Sono a Monaco, le invio la posizione".

Ero tornata dentro e tutti gli occhi erano su di me "parti stanotte? Per la guerra?" Aveva chiesto Marta quasi in lacrime, avevo annuito e avevo cercato Charles, era seduto e guardava per terra. Ero andata da lui e mi ero inginocchiata cercando il suo sguardo.
"Charles" lo avevo chiamato e quando i suoi occhi verdi tristi avevano incontrato i miei, per la prima volta avevo vacillato, "non partire" aveva detto con un tono straziante "devo, non posso non andare, ho prestato giuramento" avevo detto "e a me? Non ci pensi a me?"

Il mio cuore si stava spezzando, avevo appoggiato la mia fronte alla sua e gli avevo preso le mani "Charles, ti amo più della mia stessa vita e se avessi la possibilità di tirarmi indietro per rimanere qui con te lo farei ma non posso, devo andare" aveva sospirato e si era alzato spostandosi da me. Si stava passando le mani tra i capelli ed era andato sul balcone "come funziona ora?"
Aveva chiesto Riccardo "verrà un'auto a prendermi, passerò a prendere l'indispensabile da casa e andrò all'aereoporto di Nizza per prendere l'aereo. Penso che stiano allestendo una base in Polonia quindi credo che andrò li e appena avremo studiato un piano d'azione partiremo" non sapevo bene le informazioni.
Una volta in auto sarei stata aggiornata "possiamo chiamarti? Scriverti? Come fai con la Ferrari?" Marta aveva mille domande "no, il telefono è vietato. Non avrete modo di contattarmi. Appena salgo in macchina chiamo Fred. Farà salire Robert al mio posto in macchina fino al mio rientro" avevo detto "e quando torneresti?" Charles era di spalle sul balcone ma aveva sentito tutto "non lo so" avevo detto e sinceramente non ero tanto sicura di rientrare. Poteva succedere di tutto. Il pensiero di non rivedere più nessuno di loro e nessuno della mia famiglia mi stava assillando da quando avevo visto quelle immagini ma non potevo crollare.

Il tempo era passato velocemente. Troppo velocemente. Charles non riusciva a guardarmi negli occhi. Avrei voluto passare quel tempo da sola con lui. Assaporare ogni minuto che ci restava ma lui si era isolato.
Entro dieci minuti lo avrei dovuto salutare perché sarebbe arrivata l'auto. Ero andata sul balcone, i ragazzi ci avevano lasciato un pò di privacy allontanandosi in sala "Charles ti prego, rimane poco tempo" avevo detto "non ci riesco" aveva la voce rotta dal pianto "non posso salutarti e dirti addio" mi aveva detto e per la prima volta mi ero resa conto che forse non lo avrei mai più rivisto. Mi faceva male il petto e mi mancava l'aria, stavo facendo dei respiri profondi per mantenere il controllo, poi finalmente si era voltato e mi aveva abbracciato.
Eravamo rimasti cosi per tutti i dieci minuti prima che il mio telefono iniziasse a suonare, era ora di andare.

Avevo abbracciato tutti i ragazzi stringendoli forte a me.
"Ti prego Riccardo, stagli vicino, non lasciarlo solo" lo avevo pregato prima di staccarmi da lui. Mancava Marta e l'avevo abbracciata commossa. Si era messa a piangere singhiozzando sulla mia spalla. Non volevo piangere.

Era giunto il momento dell'ultimo saluto a Charles.
Era cosi difficile separarmi da lui e in quel momento ero crollata. Tutto l'auto controllo che ero riuscita a mantenere era sparito. Ero scoppiata in un pianto inconsolabile mentre lui ora era più forte di me, o almeno voleva farlo vedere, mi teneva stretta a me "ti amo, sei tutta la mia vita" continuava a dirmi peggiorando la situazione "ti amo Charles, ti amerò sempre" gli avevo detto e avevo mollato la presa uscendo velocemente dall'appartamento senza voltarmi.

Era stata la cosa più difficile che avessi fatto.

In auto avevo chiamato Luca informandolo "ti prego, sii l'ombra di Charles, seguilo nelle gare e tienilo controllato" gli avevo detto, sentivo che era commosso dall'altra parte del telefono "voglio venire anche io" aveva detto "no, tu sei stato congedato, tieni sempre la radio con te, ti contatterò io. Sei la mia spalla dopotutto" avevo detto prima di attaccare il telefono.

Rimanevano due telefonate, Fred e mia mamma.
Ero partita da Fred. Fortunatamente era sveglio. Gli avevo spiegato la situazione e non aveva detto niente. Era rimasto in silenzio per almeno un minuto "in un anno sei riuscita a stravolgermi la vita in un modo che mai avrei immaginato. Buona fortuna ragazza, porta il culo a casa" aveva detto prima di salutarmi.

Ora mancava mia mamma, era tardi e sapevo fosse a letto. Aveva risposto dopo qualche squillo preoccupata. Sapeva che se chiamavo a quell'ora qualcosa di grave era successo. Era in viva voce con mio padre, li sentivo piangere. Non potevo neanche salutarli. Il pensiero che mi angosciava di più era quello per i miei nipoti. Erano troppo piccoli, non si sarebbero mai ricordati della zia. Mi uccideva questo pensiero.

Il momento però era arrivato. Ero salita sul volo diretta al confine polacco ed entro poche ore la mia vita sarebbe cambiata per sempre.

Forever you - Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora