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Prima della prossima gara avremmo avuto due settimane di stop per poi affrontare tre gare una dietro l'altra, Austin, Brasile e Abu Dhabi.
Avrei compiuto gli anni in quelle settimane di stop ma non volevo assolutamente festeggiare. Ero abituato a fare festa per il mio compleanno ma non quella volta.
Non volevo fare niente e avevo già chiarito con amici e parenti.

Avevo passato la prima settimana post Singapore a cercare di riassestarmi con il jet lag e fisicamente.
Mi ero allenato tutti i pomeriggi con Andrea e anche con Luca, per non rimanere solo si univa a noi e la sua compagnia era apprezzata. Era un ottimo preparatore sportivo e insieme ad Andrea avevano deciso di distruggermi.
"Tu quindi sai guidare un aereo?" avevo chiesto a Luca quando avevo finito l'allenamento della giornata "non proprio, ce so guidarlo ma non in combattimento" aveva detto "perché non vi addestrano tutti allo stesso modo?"
Avevo chiesto ingenuamente "no no, tutti imparano a volare ma solo alcuni hanno l'addestramento a combattere. Solitamente veniamo addestrati per pattugliamento, quando ogni tanto senti gli aerei, in realtà sono voli di perlustrazione" avevo annuito ma volevo sapere di più "Giorgia ha un addestramento a combattere ed è stata addestrata prima in Italia e poi alla Nato" sapeva che non mi bastavano quelle informazioni e che volevo di più, aveva tirato fuori il cellulare dalla tasca e stava cercando qualcosa "guarda, lo so che vuoi sapere" aveva detto passandomi il suo telefono, avevo premuto play sul video che era pronto e la risata di Giorgia aveva inondato la stanza.

Era un video di un paio di anni prima, si vedeva che era più piccola. Indossava una tuta blu scuro con il nome cucito sulle spalle e aveva i capelli raccolti nelle solite trecce che si faceva prima di salire in macchina "dai Luca, smettila con quel telefono, se ti beccano sei nella merda" aveva detto a Luca, continuavo a sorridere come un ebete davanti a quelle immagini "voglio solo farti un video mentre decolli" aveva risposto Luca nel video.

Poi lei aveva aperto un portellone con all'interno un aereo militare e si era preparata per salire in religioso silenzio e con quella concentrazione che avevo visto sul suo volto quando si preparava per salire in macchina.
Aveva fatto ciao con la mano a Luca ed era salita su quel bestione di aereo chiudendo il cupolino ed indossando il casco e le cinture.
Si vedeva che parlava con qualcuno, probabilmente aspettava l'okay per partire e quando era arrivato si era voltata verso Luca e gli aveva fatto il saluto militare.
Lui aveva continuato a riprenderla mentre guidava l'aereo sulla pista mentre andava a prendere posizione, poi un rumore fortissimo e l'aereo aveva iniziato a prendere una velocità assurda per poi staccarsi da terra e sparire velocemente dell'inquadratura.

"Cazzo" avevo detto ammirato "è brava" aveva detto Luca con un velo di nostalgia negli occhi. Quel video aveva portato a galla parecchi ricordi in lui. Era la sua migliore amica e gli mancava terribilmente. Capivo i suoi sentimenti.

Era passata quasi una settimana da Singapore e lunedi avrei compiuto gli anni.
Quel sabato Riccardo mi aveva pregato di uscire per fare qualcosa in vista del mio compleanno "No Ric, ho le gambe a pezzi. Mi hanno distrutto questa settimana e poi martedi parto, domani mi alleno al simulatore tutto il giorno quindi non voglio fare tardi questa sera" avevo leggermente mentito, le gambe non mi facevano poi cosi tanto male e di sicuro non mi sarei messo al simulatore di domenica. Lo avrei usato come scusa lunedi per evitare il mondo.

La domenica l'avevo passata a fare zapping sul divano, pioveva. Avevo pensato di fare una corsa ma l'acqua mi aveva fermato e poi non trovavo più le air pods. Avevo cercato ovunque ma erano sparite. Forse le avevo dimenticate in palestra? Oggi però era chiusa e di sicuro non le avrei più trovate. Sapevo di averne un altro paio da qualche parte, ma dove? Avevo passato 15 minuti prima di ricordare. Le avevo portate a casa di Giorgia cosi da averne un paio quando mi fermavo da lei.

Avevo pensato più volte di andare a casa sua, avevo le chiavi per entrare ma non avevo avuto il coraggio. Quel giorno però alla fine mi ero alzato dal divano ed ero uscito.
Sotto al palazzo avevo già capito che non era stata una buona idea. Avevo aspettato tante volte di vederla spuntare da quel portone per uscire insieme e ora invece lei non c'era ma io avrei aspettato in eterno.

Mi ero fatto coraggio ed ero sceso dall'auto correndo perché non aveva ancora smesso di piovere.
Davanti alla porta di casa sua ero stato travolto da migliaia di scene. Ero convinto che mi avrebbe aperto la porta come faceva sempre ma invece no, ero entrato con le chiavi, tutto taceva.

Tutto era spento e in ordine, quella casa era cosi triste ora e quella vetrata che adoravo ora mi metteva tristezza con tutta quella pioggia.
Sapevo di aver lasciato le cuffie nel cassetto del comodino in camera.
Ero andato velocemente in camera perché avevo capito che non avrei resistito ancora a lungo in quella casa. Sul letto c'era una maglietta buttata li, era l'unica cosa fuori posto. L'avevo presa quasi impaurito e l'avevo stretta a me. Era la maglia del pigiama. Era mia, me l'aveva rubata e la usava per dormire. Sentivo il suo profumo, quel poco che ne restava. Avevo respirato a pieni polmoni assaporando ogni cellula di quell'odore cosi famigliare. Se chiudevo gli occhi era come averla tra le braccia, un'ultima volta. Mi era scesa una lacrima. Era passato un mese e un giorno da quando era partita e niente faceva passare quel dolore.
Avevo preso gli auricolari ed ero uscito da quella casa chiudendo la porta dietro di me. Ero arrivato al limite e avevo bisogno di aria fresca prima di scoppiare.

La notte era stata dura. Avevo avuto la malsana idea di scorrere le foto della galleria. Il soggetto era quasi sempre lei, foto e video di noi che ridevamo o magari a letto appena svegli, adoravo farle foto. La mia preferita era quella che avevo sullo sfondo. Una sua foto in bianco e nero mentre dormiva. Cosi tranquilla e rilassata come se il mondo potesse aspettare. Mi trasmetteva pace.

L'indomani mia madre era partita ben presto all'attacco quel giorno, era il mio 27esimo compleanno.
Alle prime due chiamate sapevo che non si sarebbe preoccupata, era ancora presto e potevo dormire. La chiamata delle 10 poteva iniziare a farla preoccupare ma magari avrei potuto dire di essere in palestra o al simulatore.
Alle 11 però avevo dovuto rispondere altrimenti me la sarei trovata sotto casa "buongiorno mamma!" Avevo risposto "oh amore di mamma, buon compleanno tesoro!" era tranquilla quindi non aveva capito che l'avevo ignorata "grazie mamma" avevo risposto automaticamente "so che non vuoi fare niente e va bene, però stasera vengo a mangiare una pizza da te, solo noi due. Non accetto un no come risposta, e fatti trovare presentabile, levati la tuta per una cena con la mamma" aveva chiuso il telefono senza darmi il tempo di dirle che le mie tute erano belle. Avevo alzato gli occhi al cielo, non volevo festeggiare, non mi sembrava davvero il caso e non ero dell'umore ma non potevo dire di no a mia madre quindi avrei fatto lo sforzo per una pizza a casa.

Avevo passato la giornata speranzoso che Giorgia trovasse il modo di farmi gli auguri, non li pretendevo ma sarebbe stato un bel gesto, come quello delle rose a Singapore ma non era arrivato niente.
Stavo giocando alla play station, mi ero già preparato mettendo un jeans e un maglione, mia madre voleva che fossi presentabile e l'avevo accontentata, il campanello aveva suonato, era arrivata. Le avevo aperto vedendo che era lei nel citofono ed ero tornato a spegnere la consolle prima che la vedesse accesa. Era sempre stata contraria.
Mi ero rintanato in cucina fingendomi impegnato ad apparecchiare la tavola "Charles"
"Sono in cucina mamma" le avevo risposto "vieni a darmi una mano tesoro" che mano? Che aveva portato e all'improvviso "sorpresa!" I miei fratelli, Riccardo, Marta, Joris, Victor, Carolina e Andrea erano li. Tutti insieme a mia madre.
Avevo detto che non volevo fare niente ma non mi avevano ascoltato "sappiamo che non sei dell'umore per festeggiare" aveva iniziato mia madre "ma lo abbiamo fatto per stare con te prima che tu parta per Austin, starai via tanto e volevamo salutarti" un sorriso ruffiano era spuntato sulla bocca di tutti ed ero scoppiato a ridere dando il via alla festa.

Avevano già pensato a tutto, le pizze sarebbero arrivate intorno alle 20.30 e le ragazze apparecchiavano la tavola per tutti.
Lorenzo aveva ordinato anche la torta e Arthur aveva preso le candeline. Questa collaborazione fraterna mi spaventava.

Forever you - Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora