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Bussavano alla mia porta. Mi ero chiusa qui dentro tutta la sera senza cenare ne niente. La delusione era troppa in più mi ero messa a leggere tutti gli articoli che parlavano male di me, di solito non lo facevo mai, ma quella sera avevo bisogno di auto commiserazione.
Avevo posato il telefono sul tavolo e avevo aperto perché la persona aveva insistito parecchio "che gara" il sorriso di Charles e la sua contentezza erano stati come uno schiaffo.
"La tua forse" avevo risposto brusca "no la tua" aveva risposto lui e prima che potesse aggiungere qualcosa lo avevo interrotto "ma stai scherzando? Ottava partivo e ottava sono arrivata! Che gran cazzo di gara" ero arrabbiata e me la stavo prendendo con lui che non aveva colpe.

"Hai fatto tantissimi sorpassi stupendi, è stata una gara in rimonta e hai fatto del tuo meglio"

"Lo dici solo perché scopiamo, nient'altro e speri che se mi tiri su il morale avrai la scopata assicurata stasera" non pensavo quelle parole ma la mia rabbia era cieca dopo tutti quegli articoli.

"Cosa cazzo stai dicendo?" Charles si era alterato a sentirmi dire quelle cose "ti ho detto quelle cose non per scopare ma perché le penso davvero!"

"È facile essere te. Il Predestinato. Il grande Charles Leclerc. Il figo della F1 Lord Perceval.
Anche se arrivi decimo è colpa della macchina e mai tua, per me invece? Solo attacchi perché è la macchina a essere buona e che chiunque al mio posto saprebbe fare quei risultati"

Il suo sguardo era cambiato. Era deluso, si era girato e se ne era andato chiudendosi la porta alle spalle. Lo avevo ferito di proposito e lo aveva capito. Succedeva sempre cosi. Quando ero ferita io tendevo a ferire coloro che provavano ad aiutarmi.
Mi ero messa nel letto e volevo solo dormire.

Avevo passato gran parte della notte a girarmi e rigirarmi nel letto. Ero stata una stronza colossale con Charles e lo avevo chiamato senza ricevere risposta. Forse dormiva? O forse era in giro a divertirsi?

Erano le 3.45 del mattino e passeggiavo come una pazza per l'albergo deserto. Immaginavo gli uomini della sicurezza che guardavano le telecamere chiedersi se fossi un fantasma o se fossi una persona vera, o se magari fossi sveglia o se fossi sunnambola.
Volevo abbracciare Charles e chiedergli scusa perché lo avevo ferito ma avevo bussato alla sua porta senza ricevere risposta. Dormiva o mi evitava?

Ero tornata in camera e avevo scritto su un biglietto alcune parole "ti prego perdonami, sono stata una stronza e tu non te lo meriti. Sei sempre cosi buono con me.
Ti amo" lo avevo fatto passare sotto alla porta della sua camera ed ero tornata a letto e mi ero addormentata.

La sveglia era suonata troppo presto e io ero stanca dalla notte insonne però avevo un aereo da prendere e delle scuse da fare.

Mi ero sistemata e preparata e avevo preso le ultime cose in giro per la stanza. Di corsa ero andata al buffet della colazione prendendo le cose preferite di Charles ed ero tornata alla sua camere bussando.
La porta si era aperta e davanti lui a petto nudo con i capelli bagnati e l'asciugamano intorno alla vita. Aveva lo spazzolino in bocca "scusa" gli avevo detto ma lo stavo guardando con occhi desiderosi.
Mi aveva fatto segno di entrare ed era tornato in bagno. Avevo appoggiato la colazione sul tavolo e lo avevo seguito "sono incazzato" aveva detto
"lo so, hai tutte le ragioni per esserlo infatti ti ho portato la colazione" avevo detto con gli occhi dolci. Ero sulla porta del bagno e lo stavo guardando. Il suo corpo era stato disegnato da un'artista. Non si poteva spiegare quella perfezione altrimenti. Mentre si asciugava i capelli con un asciugamano i suoi muscoli si contraevano ed io ero sempre più eccitata. Avevo fatto alcuni passi fino a raggiungerlo e abbracciarlo da dietro "non funziona cosi cara" aveva detto lui ma sentivo che stava per cedere "ho detto quelle cose solo per ferirti perché mi sentivo ferita io" gli avevo detto posando alcuni baci sulla sua schiena nuda "non penso niente di quello che ho detto, non potrei mai e poi ti amo, dio se ti amo" a quelle parole era tornato da me.

I nostri sguardi se erano incrociati nello specchio "dovrai farti perdonare" aveva detto e io avevo già una mezza idea.
Con le mani avevo percorso il bordo dell'asciugamano dall'esterno fino al centro e poi lo avevo slacciato lasciando Charles nudo. Lo avevo fatto girare verso di me e lo stavo baciando mentre con una mano iniziavo i miei movimenti sull'erezione. Si era appoggiato al lavandino aprendo leggermente le gambe e io avevo iniziato a scendere. Baciavo il collo, il petto, gli addominali fino alla punta del pene prima di prenderlo in bocca. Stavo accellerando lentamente per farlo godere il più a lungo possibile e aveva lanciato la testa all'indietro. Notavo i muscoli delle braccia tesi perché stava stringendo il bordo del lavabo come se il suo equilibrio dipendesse da quello.
Poi i suoi occhi avevano incrociato i miei e mi aveva preso per farmi alzare. Mi aveva baciato e poi mi aveva fatto appoggiare al lavandino mettendomi leggermente a 90. Ero vestita ma indossavo la gonna di jeans. Aveva spostato le mutande e aveva infilato le dita. Che sensazione paradisiaca. Mi stavo mordendo il labbro dal piacere e dopo aver aperto gli occhi avevo notato che mi stava guardando godere dallo specchio "ti voglio dentro" gli avevo detto ma un sorrisetto perfido gli era comparso. Si era avvicinato al mio orecchio "troppo facile cosi" un brivido mi aveva percorso dalla nuca fino a dove le sue dita stavano compiendo la magia "ti prego Charles" avevo detto ansimando sempre più forte e quando ormai ero al limite si era fermato lasciandomi a bocca asciutta.
"Girati" mi aveva ordinato e avevo eseguito ancora stordita. Mi aveva aperto le gambe e si era abbassato a leccare il mio punto debole e dopo poco ero di nuovo pronta a venire ma lui si era fermato "cazzo" avevo detto quando avevo capito che non mi avrebbe lasciato godere per punirmi "mi vuoi?" Mi aveva detto all'orecchio "si" avevo detto ancora ansiamente cercando di prendere la sua erezione in modo da avere una leva anche io su di lui ma mi aveva bloccato il polso.
Mi aveva girato velocemente e mi aveva penetrato con forza e io avevo urlato di piacere perché lo stavo desiderando "shh amore" aveva detto ricordandomi dove eravamo e aveva iniziato ad un ritmo che mi aveva tolto il fiato. Ero venuta subito perché mi aveva stuzzicato cosi tanto che era impossibile trattenersi. Aveva continuato per raggiungere l'orgasmo anche lui ma io ero venuta di nuovo e cosi forte che sentivo le gambe cedere ad ogni sua spinta. Fortunatamente era venuto velocemente anche lui. Mi ero seduta per terra "wow mi piace fare pace cosi" si era messo a ridere e mi aveva teso una mano per alzarmi "scusa davvero Charles, non volevo ferirti e non penso niente di quello che ho detto" gli avevo detto guardandolo negli occhi e sperando che leggesse sincerità "abbiamo fatto pace, capitolo chiuso" mi aveva detto lui dandomi un bacio veloce.

Ci eravamo ricomposti e stavamo facendo colazione in camera sua. Lo stavo aiutando a raccogliere le ultime cose da mettere in valigia perché si era fatto tardi.

Il volo era in perfetto orario e io e Charles ci eravamo seduti vicini. Ormai era noto a tutti che andavamo d'accordo e poi ci eravamo messi a parlare dell'incidente con Piastri guardando alcuni video.
Mi ero addormentata sfinita dalla sessione di sesso intenso della mattina e dalle poche ore dormite la notte. Mi ero svegliata di soprassalto quando Charles mi aveva stretto forte la mano e avevo sentito un leggero brusio "che ce?" avevo chiesto aprendo gli occhi "turbolenza" aveva detto Charles guardando dritto di fronte a se. Poteva sembrare coraggioso e impavido ma aveva paura dell'aereo. Avevo ricambiato la sua stretta "adesso passa, non preoccuparti" gli avevo detto accarezzandogli un braccio per tenerlo calmo e il suo sguardo aveva incontrato il mio.
C'era stato un vuoto d'aria e quindi l'aereo era sceso di un metro per poi riprendere subito quota e lui aveva mezzo urlato "cazzo cazzo" aveva detto e a me veniva da ridere ma non volevo sminuirlo e allora avevo iniziato a parlare di qualcosa che potesse distrarlo "ma quando hai imparato a guidare le barche?" avevo chiesto ingenuamente "ti pare il momento?" volevo ridere "dai sono curiosa" avevo continuato "avevo 19 anni" si era interrotto per un altro vuoto d'aria e poi aveva continuato raccontandomi la sua passione anche per le barche e la turbolenza era passata mentre ancora parlava e ci aveva messo un pò a realizzare che era finita "non c'è più" aveva detto "no è finita da qualche minuto" avevo risposto sorridendo "grazie, mi hai distratto" aveva detto poi notando che le nostre mani erano ancora intrecciate. Non voleva mollarla ma qualcuno avrebbe potuto vederci "torno subito" mi aveva detto e si era alzato. Lo avevo seguito con lo sguardo fino al sedile accanto a quello di Fred che in quel momento era solo. Li avevo visti parlare e poi sorridere. Fred aveva guardato me e avevo capito che Charles era andato a dirgli di noi.

Era tornato al posto "ha detto che se facciamo qualche cazzata ci ammazza" sorrideva "non ce molto da sorridere sai?" Gli avevo detto facendogli notare che non era carina come cosa "ci ha dato la sua benedizione, è stato un pò brusco ma lui non è romantico, lo sai. Però è felice per noi. Lo conosco"

Forever you - Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora