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Stavo piangendo per lui, finalmente ci era riuscito, il suo duro lavoro, il talento e la tenacia lo avevano ripagato portandolo sul tetto più alto del mondo.
Mi aveva abbracciato prima di correre dai suoi uomini ma ora era tornato per togliere il casco prima di salire sul podio. Lo stavo osservando mentre io ero già senza casco. Non riuscivo a trattere il sorriso e l'emozione. Ero fiera di lui, aveva compiuto l'impresa.

Dopo aver tolto tutte le protezioni mi aveva abbracciato "grazie per aver costruito un motore cosi e grazie per tutto l'aiuto, ti amo" aveva detto e poi mi aveva preso per mano per portarmi nel retro podio.

Io ero distrutta, ero sveglia da più di 48 ore e avevo giudato un aereo per due ore prima di salire su una F1. Mi ero seduta per terra perché la forza mi mancava anche se ero contentissima.

L'adrenalina nel mio corpo si era esaurita e non avevo più forze "stai bene?" Era la voce di Max "si, sono solo senza forze" avevo detto, era inutile nascondersi ora "sei pallida, ti aiuto" mi aveva detto porgendomi una mano per alzarmi e l'avevo afferrata perché sapevo di non potercela fare da sola "hey!" Charles si era avvicinato, era stato impegnato al telefono con il Principe di Monaco che gli aveva fatto le congratulazioni di persona "stai male?"
Si era avvicinato vedendo che Max mi stava aiutando "no sto benissimo, sono solo stanca" avevo detto anche a lui cercando di attaccarmi alle ultime forze in corpo per salire sul podio e festeggiare il nuovo campione del mondo. Avevo attirato già troppo l'attenzione, era la sua festa e non gliela volevo rubare.

Sul podio la cerimonia era stata emozionante, la procedura era la stessa di sempre ma al momento della consegna del trofeo a Charles, nel momento in cui aveva preso il trofeo in mano erano esplosi migliaia di coriandoli dorati e altri fuochi d'artificio e il suo sorriso faticava a sparire.
Mi aveva baciato ancora una volta, aveva gli occhi lucidi e alzando il trofeo aveva alzato anche un dito al cielo mandando un bacio. Non aveva realizzato solo il suo sogno ma anche quello di suo padre e di Jules.

Mano nella mano ci eravamo diretti alle interviste. Sara aveva obbligato Charles a lasciare andare la mia mano "non potete fare le interviste mano nella mano, tranquillo che la controllo io e non la lascio più andare via" aveva detto poi abbracciandomi. Mi era mancata.

Avevo finito le interviste prima, tutti volevano sapere del mio grado di Generale ma non potevo dire molto quindi alla fine ero stata veloce ed ero andata all'hospitality ad aspettare Charles.

Sapevo che la sua famiglia e Marta con tutti gli altri erano venuti a sostenere Charles e volevo salutarli.
Mentre camminavo la vista aveva iniziato ad annebbiarsi, ero molto stanca e capivo che se non avessi mangiato qualcosa sarei svenuta velocemente "Sara accellera" avevo detto, non volevo svenire in mezzo al paddock.

Fuori dall'hospitality avevo visto Lorenzo e Arthur. Avevo teso una mano per chiedere aiuto e Lorenzo mi aveva afferrata sostenendomi "stai male?" Mi aveva chiesto "aiutami a sedermi" avevo chiesto con un filo di voce e avevo visto Arthur prendermi una sedia.

Qualche minuto dopo stavo meglio. Avevo mangiato un pò di frutta fresca e bevuto parecchia acqua "ora va meglio" avevo detto sorridendo ai presenti che non sembravano però convinti.
Avevo salutato tutti i meccanici.
"Quindi eravate tutti qui la sera della missione?" Avevo chiesto ai ragazzi "si abbiamo sentito tutto" io pensavo che Luca fosse in albergo e che al massimo ci fosse Charles e non tutta la squadra.
"Sei stata fortissima, che sangue freddo mamma mia" aveva detto Alessandro mentre aspettava che Charles tornasse. Mi avevano investito di domande e io volevo solo Charles. Dopo tutto quel tempo lontani volevo solo stare con lui da sola.

Erano passati altri 20 minuti.
"Ecco il campione del mondo" Charles era tornato e Andrea lo stava annunciando entusiasta.
Era venuto subito da me e mi aveva stretto forte. Avevo respirato la sua aria, osservato i suoi occhi, le sue labbra, ogni centimetro del suo corpo mi era mancato cosi tanto che ora stentavo a credere di averlo tra le braccia "torniamo in albergo" mi aveva detto prendendomi per mano. Lo avevo seguito senza obiettare.

In macchina continuava a guardarmi sorridente, era felice "è il giorno più bello della mia vita!" aveva detto incredulo.
"Ti meriti tutto questo" avevo detto sinceramente.
"Mi sei mancata cosi tanto che ora averti qui è il regalo più prezioso" era sempre cosi dolce "anche tu mi sei mancato, ogni minuto di ogni giorno" ero sincera e la tristezza provata in quei giorni stava tornando a galla. Volevo solo piangere tra le sue braccia, per stanchezza, tristezza, gioia, avevo così tante emozioni dentro da dover sfogare.

In albergo avevo fatto il check in registrandomi nella camera di Charles. Avevamo tempo prima di uscire per la festa in suo onore. Io volevo solo dormire ma volevo anche festeggiare con lui.

Entrati in camera Charles aveva posato sul tavolo tutte le cose che aveva addosso e mi ero venuto in contro mettendomi le mani sul viso e baciandomi. Un bacio vero e passionale.
Ero finita con le spalle contro l'armadio e avevo ricambiato quel bacio con tutta la passione che avevo.
Mi ero ricaricata. Ero pronta a combattere il mondo.
Avevo inziato a spogliarlo partendo dalla casacca della Ferrari, poi ero passata ai suoi pantaloncini indugiando più del dovuto sulla cerniera e sul bottone accarezzando quindi la sua erezione già pronta.
Anche le sue mani avevano iniziato il loro percorso. Dal seno erano passate ai glutei per poi tornare alla maglia sfilandomela dalla testa. Aveva baciato ogni centimetro del mio corpo prima di arrivare ai pantaloni.
Delicatamente li aveva slacciati e il suo sguardo era tornato nel mio. Si era alzato per baciarmi.
Un bacio lento e romantico "ti amo" aveva detto contro le mie labbra, non ero riuscita a rispondere ma una lacrima era scesa. Non volevo piangere ma dio, mi era mancato cosi tanto, più volte aveva pensato che non lo avrei mai più rivisto e ora ero con lui, tra le sue braccia e al sicuro.

Aveva preso il mio viso tra le mani "stai bene?" quello sguardo preoccupato, non volevo si preoccupasse per me, volevo che fosse una serata perfetta per lui e con me in lacrime sapevo che non lo sarebbe stata "sto benissimo" avevo risposto continuando a piangere ma ridendo, anche i suoi occhi erano diventati lucidi e poi una lacrima era scesa anche a lui. Mi aveva preso in braccio portandomi sul letto e avevamo fatto l'amore.
I nostri corpi si desideravano. Non era solo amore fisico, i nostri occhi si erano promessi amore eterno quella sera.

Forever you - Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora