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Domenica 1 maggio 2024.
Giorno del mio compleanno, giorno del trentesimo anniversario della morte di Senna e giorno di gara.
Sarebbe stata una domenica particolare.

Con tutti i piloti avevamo deciso di andare alla curva del Tamburello, luogo della tragedia, per porre i nostri omaggi e per osservare un minuto di silenzio.
Alla fine di quel minuto era esploso un enorme applauso che ci aveva lasciato senza parole.
"Italians do it better" aveva detto George Russel riferendosi alla passione e a qualcos'altro considerato che mi stava guardando malizioso e mi aveva fatto un occhiolino facendomi arrossire.

Avevo ricevuto gli auguri da tutti i piloti. La notizia ovviamente era di dominio pubblico.
Anche Charles mi aveva fatto gli auguri venendo a svegliarmi in albergo ancora in pigiama e con un cornetto alla crema con una candelina rosa accesa.
Un gesto semplice ma che mi aveva lasciato senza parole. Era un ragazzo dal cuore d'oro.
Gli avevo vietato di cantarmi la canzone. Non sapeva cantare per niente e mi sarei risparmiata quell'agonia di prima mattina.

In pista era stato suonato l'inno italiano che avevo cantato dall'inizio alla fine fiera di essere italiana. Alla fine dell'inno le frecce tricolori erano passate sopra al rettilineo lasciando i colori della bandiera.
Sempre un'emozione unica.

Ma la cosa che più mi aveva stupito era stata la canzone cantata dal pubblico. La conoscevo bene "Un guasto d'amore".
Ero corsa sotto gli spalti arrampicandomi sulla rete per cantare con quel pubblico innamorato della rossa esattamente come me.

Dopo aver cantato tutta la canzone ero scesa per tornare alla mia auto ma era partita un'altra canzone.
Il pubblico e piloti mi stavano cantando tanti auguri. Aveva fatto partire tutto Charles con i meccanici e il pubblico li aveva seguiti e anche i piloti.

Un momento che mai dimenticherò nella vita. Li avevo ringraziati ed ero salita in macchina. Con quella spinta avrei potuto fare qualsiasi cosa.

Cosi, allo spegnersi dei semafori ero partita.
Mai cosi indietro.
Mai cosi lontana e la sfida davanti era tosta. Partire dietro voleva dire rischiare tutto ma avevo usato la testa lasciando sfilare una macchina quando avevo visto che in due non si passava. Avevo tempo per recuperare e giro dopo giro avevo preso ritmo.
Avevo passato 4 auto, tutte di potenza minore rispetto alla mia Ferrari ma sapevo che continuando cosi sarei arrivata in zone interessanti. Avevo continuato nonostante gli altri si fossero fermati per il cambio gomme. Io avevo una strategia diversa e ora ero quinta con un pit da fare.

Dopo essermi fermata ripartivo in settima ma con mescola più morbida e più veloce e cosi dopo poco avevo sorpassato Alonso, Hamilton e Perez. Ero terza e con la fame di arrivare sul podio davanti a Max. Mi sarei fermata solo dietro a Charles. Quelli erano i patti.

"Come stanno le gomme?" mi aveva chiesto Mattia "benissimo" avevo risposto "quanti giri mancano" avevo chiesto ancora "6" Mattia mi aveva detto quello che volevo e ora potevo tornare a correre.
Avevo tre secondi da Max ma continuavano a guadagnare qualcosa in ogni giro. Sentivo una forza che non potevo spiegare. Come se la mia macchina fosse spinta da tutta quella gente.

Ero a 1 secondo da Max e mancavano 2 giri. Ora o mai più. Quel pedale lo avevo schiacciato tutto e mi ero avvicinata ma quello era Max Verstappen. Serviva la magia per passarlo e la magia era arrivata al giro dopo, all'inizio dell'ultimo.

Ero uscita molto veloce dall'ultima curva e questa volta ero molto vicina. Avevo aperto il Drs e lo avevo sorpassato. Dovevo tenerlo dietro per un giro solo.
Il pubblico era tutto in piedi come a spingermi a ogni curva, ogni centimetro diventava importante e doveva essere perfetto e alla fine avevo tagliato il traguardo.

"P2! Buon compleanno super eroe!" Mattia mi aveva cosi fatto scoppiare a piangere. L'emozione unica che stavo provando era troppo forte e aveva cancellato tutti i sacrifici fatti in quegli anni facendomi capire che ne valeva davvero la pena.
Era per quello che io volevo vivere.
Quelle emozioni intense erano ossigeno per me.

Scesa dalla macchina mi ero lanciata sui meccanici come se avessi vinto e per me era più di una vittoria. Partire quindicesima e arrivare seconda. Mai me lo sarei immaginata.

Charles mi aveva alzato prendendomi dalla gambe per farmi esultare e poi eravamo corsi nel retropodio. Avevo ancora gli occhi lucidi "non ci credo" avevo detto a Charles "c'è qualcosa di magico in quel piede, inutile che continui a negarlo" aveva detto lui e sapevo a cosa si stava riferendo.

Usciti sul podio una marea rossa sotto di noi. Bandiere della Ferrari ovunque, fumogeni e trombette da stadio.
Le frecce tricolori erano passate ancora.

Durante l'inno l'emozione era tanta e una lacrima di gioia era scesa sulla mia guancia. Velocemente l'avevo asciugata e avevo continuato a sorridere e cantare.

Una domenica indimenticabile.

Forever you - Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora