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Ero seduta sugli sgabelli al ristorante con la vetrata di fronte ed avevo ordinato il piatto di pasta del giorno.
Mi ero seduta in quel posto di proposito, anche se davo le spalle all'ingresso avrei visto arrivare Charles, se fosse arrivato ovviamente, e avrei visto la sua reazione nel vedermi senza che lui vedesse il mio viso. Se fosse rimasto freddo avrei potuto nascondere la delusione del quasi bacio dovuto all'alcool preparandomi per tempo.

Mentre ero intenta a pensare qualcuno aveva occupato il posto vicino al mio "gara splendida ieri. Secondo me quella giornalista poi non aveva cosi torto quando ti ha chiesto se pensavi di aver incarnato lo spirito di Senna" Alessandro era tornato all'attacco e dal mio sguardo doveva aver capito che non ero interessata "tranquilla, sono qui in veste di amico. Sei sola e pensavo che due chiacchiere ti avrebbero fatto piacere" certo, due chiacchiere ma con qualcun'altro avevo pensato tra me e me.

Alla fine Charles non si era visto ed era arrivata l'ora di partire. Avevo caricato la macchina ed ero partita per tornare a Montecarlo dove dopo pochi giorni avremmo corso. Avevo bisogno dell'aiuto di Charles. Quelle erano le sue strade e poi aveva il simulatore in casa. Potevo allenarmi.

In quei giorni Charles era sparito. Gli avevo mandato più messaggi e provato a chiamarlo più volte ma non mi aveva mai risposto. Si era sicuramente pentito del gesto che aveva fatto la domenica.
Martedi sera ero andata a mangiare un gelato con Marta "tu sai come sta Charles?" le avevo chiesto. Anche se non volevo che pensasse che ci fosse qualcosa avevo bisogno di sapere se era arrabbiato con me "perché me lo chiedi?" aveva chiesto lei facendo intuire che voleva sapere di più "avevo bisogno di lui per la gara ma non risponde" avevo detto sinceramente "ah tranquilla. È la gara di casa e in questa settimana è sempre molto irrequieto. Non ce l'ha con te. È solo agitato e vuole fare bene" mi aveva detto lei rassicurandomi.

Mercoledì mattina ero andata da Charles con il suo succo preferito preso nel suo posto preferito. Avevo citofonato e senza ricevere risposta il portone si era aperto.

"Permesso" avevo detto entrando senza che nessuno mi aprisse la porta "sono qui" avevo sentito la sua voce arrivare dalla cucina "ma buongiorno!" gli avevo detto sorridendo e sperando di portare un pò di buon umore, era di spalle e stava facendo qualcosa vicino al lavello "sei qui per qualche motivo specifico? Se hai bisogno di usare il simulatore vai. Conosci la strada" mi aveva risposto con un tono gelido.
"È tutto ok?" gli avevo chiesto quasi intimorita. Aveva sbattuto il pugno sulla cucina ed ero saltata per lo spavento "e osi anche chiedere?" Si era girato e negli occhi una furia cieca che mi faceva paura "come scusa?" ero scioccata.
Non sapevo cosa volesse da me questa volta "mi hai quasi baciato e il giorno dopo eri seduta vicino al tuo moroso a pranzo come se nulla fosse e ti fai offrire da bere da Russel che ti fa gli occhi dolci. Sei la tipica troietta mangia uomini" a quelle parole mi si era gelato il sangue.

Come si era permesso di darmi della troia?
"Come scusa? Io una troietta? Ma ti rendi conto di quello che dici? Tra me e Alle non ce niente!" avevo risposto molto alterara
"Ancora che neghi!" Aveva detto lui passandosi una mano tra i capelli "perché.." non mi aveva lasciato finire neanche di parlare "fuori da casa mia" aveva urlato a denti stretti.
Quegli occhi mi facevano paura. Avevo posato il succo che gli avevo preso sul tavolo e me ne ero andata sbattendo la porta alle mie spalle.

Avevamo chiuso.

Forever you - Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora