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La mattina dopo mi stavo allenando in palestra con Luca, Andrea e Charles. Il mio allenamento era tosto rispetto al suo e lo avevo sfidato a resistere. Era steso per terra per riprendere fiato "ma come fai?" mi aveva chiesto boccheggiando "devo allenarmi di più di un uomo per avere la vostra forza" in realtà un allenamento cosi lo facevo solo una volta a settimana. Per il resto era un allenamento normale ma questo non doveva saperlo.

Stavamo ridendo ma una voce mi aveva portato ad essere seria "guarda guarda chi si vede" Max Verstappen. Charles si era alzato in piedi e lo aveva guardato in cagnesco. Io non mi ero neanche girata nella sua direzione.
Stavo raccogliendo la mia roba per tornare in camera.
Max era ancora vicino alle porte della palestra "io vado, ci vediamo più tardi" mi ero avviata salutando i ragazzi con cui mi ero allenata ma la mano di Max aveva afferrato il mio braccio. Con la coda dell'occhio avevo visto uno scatto di Charles ma lo avevo rassicurato con lo sguardo "non la passerai liscia" mi aveva sussurrato all'orecchio riferendosi al pugno che aveva ricevuto. Mi ero liberata dalla presa e senza rispondere ero uscita dalla palestra lasciandolo li.

Il mercoledì ero di buon umore. Era come se aver rivelato a Charles chi fossi davvero mi avesse liberato  da un peso. Avevo capito che mi potevo fidare di lui e che lui si fidava di me. Ero andata nel box per vedere le macchine. Volevo fare anche un giro di pista in bici con Mattia per capire meglio il tracciato.
Arrivata ai box la musica mi aveva travolto. I ragazzi montavano le auto a ritmo di musica e mi ero fatta travolgere ballando con loro e cantando a squarcia gola. Avevamo riso a Alessandro mi aveva preso per farmi ballare.
Nonostante sapessi le sue intenzioni mi ero lasciata andare e avevo riso e ballato come non mi succedeva da tantissimo tempo. Ma poi Alle si era fermato lasciandomi a cantare da sola.
Voltandomi avevo visto Charles guardarmi trattenendo un sorriso.
All'improvviso mi aveva preso facendomi emettere un urlo per la sorpresa e aveva iniziato a ballare con me. I ragazzi ci guardavano e ballavano con noi. C'era un'atmosfera magica che solo la Ferrari aveva. Erano passati anche dei giornalisti che ci avevano ripreso e scattato foto. Ci credevamo davvero a quel mondiale e tutti avevamo le aspettative altissime per quella gara.

I giorni dopo la routine era stata la stessa di tutti i weekend di gara.
Giovedi interviste, venerdi prove libere e sabato qualifiche.
Charles aveva fatto la pole. La quarta su questo tracciato in quattro anni. Nessuno come lui. Io ero più staccata. Non avevo trovato il giro e partivo dalla quinta piazzola. Ero agitata perché temevo un contatto con qualcuno e quindi di non superare la prima curva.

Charles era venuto alla mia macchina 15 minuti prima della partenza e mi aveva dato qualche consiglio dell'ultimo minuto. C'era molta confusione e si era avvicinato al mio orecchio per fare in modo che lo sentissi. Quando si era allontanato avevo notato lo sguardo di Alessandro. Ci guardava con amarezza. Come se pensasse che ci fosse qualcosa tra noi. Niente di più sbagliato.
Certo Charles era bellissimo e gentile. Una persona buona, di quelle che raramente trovi sul percorso di vita ma tra noi non c'era niente se non un'amicizia che stava nascendo.
Avevo lasciato perdere ed ero tornata a concentrarmi sulla gara.
Ero partita quinta e la situazione non era cambiata a metà gara "box?" Avevo chiesto a Mattia pensando a qualcosa di diverso "mancano 24 giri. Se ti fermi ora finisci in P7" mi aveva detto. Avevo pensato un pò sul da farsi. Se mi fossi fermata verso la fine con gomma morbida e macchina scarica avrei potuto recuperare le posizioni ma quante? Dovevo provare. Da quinto a settimo non cambiavano molto a livello di punti.
"Box a -15" avevo detto a Mattia che aveva impiegato un pò a rispondere "soft" aveva risposto dandomi l'ok. Avevo spinto su quelle gomme al massimo sapendo che dovevo cambiarle.
A meno quindici giri dalla fine mi ero fermata mettendo le gomme morbide ed ero partita. Uscendo dal box mi ero trovata Alonso accanto. Alla prima curva si passa uno alla volta. Avevo tenuto giù il piede e lo avevo tenuto dietro. Prossimo Hamilton poi Sainz e Perez prima di Max.
Hamilton lo avevo sorpassato in rettilineo e Sainz in curva 12. Avevo molto più passo e i sorpassi erano veloci "perez a +2.3" mi aveva detto Mattia. Bene dovevo spingere se volevo arrivare a lui. Mancavano 7 giri.
'Perez a 1.8" mi stavo avvicinando.
Quattro giri al termine ed ero in zona DRS con Perez. In rettilineo era impossibile passare considerando la loro potenza. Dovevo inventarmi qualcosa. Volevo il podio e questa volta avrei fatto di tutto.
"Due giri" mi aveva ricordato Mattia. Non sapevo più dove provare il sorpasso ma poi mi era venuto in mente un sorpasso che avevo visto dai vecchi video con Charles. Potevo provarci anche io. Avevo messo un assetto da qualifica e avevo dato potenza al retrotreno "che fai?" Mattia vedeva i miei setup "lasciami fare" avevo risposto concentrandomi su quello che avevo davanti. Curva 17 del penultimo giro e avevo sorpassato Perez entrando in modo deciso lanciandogli la staccata. Ora dovevo tenere botta fino alla bandiera. 18 curve. Le contavo mano a mano.

Avevo visto la bandiera sventolare e sapevo di essere a podio "P3! Gran sorpasso a Perez! Grande! Meriti tutto questo" mi aveva detto Mattia e io ero estremamente soddisfatta. Arrivata sotto al podio mi ero lanciata sui ragazzi. Charles mi aveva battuto il cinque e mi aveva leggermente alzato da terra "ci sei riuscita!" Mi aveva detto sorridendo. Lui aveva vinto e tra di noi c'era solo Max che ci guardava in cagnesco. Avevo battuto il suo compagno di squadra e ora salivo sul podio.
Avevo cantato l'inno italiano con tutta la voce che avevo in corpo. Charles mi aveva tirato accanto a se ed ero sul gradino più alto a cantare. Ero emozionata e mi ero dimenticata che cosa volesse dire. Ero felice.

Scesi dal podio la festa era continuata nel box tra balli canti e bottiglie di vino. Avevo i capelli pieni di prosecco ma cantavo e urlavo come una pazza. Una delle sensazioni più belle della mia vita. Sapevo che ero arrivata terza ma era stata la mia gara più combattuta.

Eravamo tornati tardissimo in albergo. Alcuni meccanici erano ubriachi e si sostenevano l'un l'altro. Io ero rimasta sobria. Ubriaca solo di euforia.

In camera mi ero lavata e cercavo di smaltire l'adrenalina. Avevano bussato alla porta ed ero andata ad aprire con il sorriso pensando fosse Charles ma il mio sorriso era svanito quando avevo visto che era Alessandro "c'è qualcosa tra te e Charles?" Mi aveva chiesto senza neanche salutare facendosi spazio per entrare in camera mia senza essere invitato "no! Cosa stai dicendo?" La domanda mi aveva colto di sorpresa "come vi guardate, il modo in cui ti parla all'orecchio, come ballate. Non me la raccontate. Se ce qualcosa voglio saperlo. Hai capito che mi piaci e non mi sembra giusto essere preso in giro" come ci guardavamo?
"No ti ripeto che non c'è niente ma se vuoi la verità non voglio niente con nessuno. In questo momento mi devo concentrare solo sulla macchina. Non ho tempo per pensare ad altro" avevo così messo in chiaro la posizione "d'accordo" aveva detto Alessandro mentre usciva dalla mia porta.

Come ci guardavano io e Charles? Non ci avevo mai visto nessuna malizia da parte di nessuno dei due. Certo era un bellissimo ragazzo e avrei mentito a me stessa se non lo avessi ammesso ma non c'era altro. La nostra amicizia stava nascendo in quel momento.
Mi ero addormentata con quei pensieri.

Il giorno dopo avevamo l'aereo nel pomeriggio. Non avevo visto Charles ne a colazione e tanto meno in giro ma non volevo chiedere. Se Alessandro non fosse stato l'unico a pensare che ci fosse qualcosa? Non potevo far nascere questi pensieri in altre persone.
Ero partita senza vederlo e salutarlo. Ero delusa ma forse era già partito senza salutarmi. Ci ero rimasta male.

Forever you - Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora