Il mio cellulare vibra sul comodino, emettendo un suono fastidioso che ricorda quello di un trattore. Mi sveglio e inizio immediatamente a pianificare l’omicidio di colui che sta chiamando, senza dubbio una morte lenta e dolorosa.
Prendo il cellulare, con ancora gli occhi mezzi chiusi, e per istinto guardo prima l’ora. Le sette del mattino.
Chi osa chiamarmi a quest’ora? Betty.
In un primo momento mi allarmo, per telefonare così presto sarà sicuramente successo qualcosa. Magari è in pericolo, oppure si è sentita male, o magari peggio.
Cerco di svegliarmi del tutto, mettendo in allerta tutti i miei sensi, mi siedo sul letto e rispondo alla chiamata.
<Mandy!>
Betty parla ancor prima che io possa dire “pronto”, urla in realtà, e questo non mi aiuta a calmarmi. Il mio istinto da mamma chioccia va immediatamente in allarme, e quasi mi alzo dal letto per iniziare a mettermi le scarpe.
<Tutto okay, B?>
Nel profondo, anche se questo pensiero dovrebbe indurmi a pensare che c’è qualcosa che non va in me, spero che sia davvero successo qualcosa di esageratamente grave. Altrimenti, anche se mi seccherebbe perdere la mia migliore amica, dovrei davvero ucciderla.
Sono sempre stata chiara con amici e parenti: non chiamatemi prima delle undici del mattino.
Forse mi si può considerare una persona oziosa, ma con la vita notturna che conduco al casinò devo per forza trovare il tempo per dormire durante il giorno, e poi a me piace dormire fino a tardi. In questo modo la notte arriva prima, ed io amo la notte al Saudade’s.
<No.>
Dice Betty, parlando ancora in tono troppo alto per il mattino.
<Cioè, si.>
<D’accordo.>
Dico, interrompendo il suo flusso di frasi sconnesse.
<Se sei in pericolo dì “arancia”.>
<Sei seria?>
<Non proprio. Sei in pericolo?>
In altre circostanze forse avrei riso, ma in questo momento il sonno mi tiene troppo stretta nella sua presa.
<No, almeno non ancora. Sarò in pericolo in futuro per averti svegliata a quest’ora?>
<Decisamente si.>
Betty ridacchia, e anch’io mi ritrovo a sorridere appena.
<Devi vedere una cosa.>
Non appena finisce la frase, il cellulare vibra attaccato al mio orecchio.
Lo metto in viva-voce e apro il messaggio che Betty mi ha appena inviato, è un link che mi riporta ad una pagina google. Aspetto che la pagina si carichi, e nel frattempo nessuna delle due parla.
Piano, delle scritte iniziano ad apparire sullo schermo, e una strana consapevolezza si fa spazio nel mio stomaco.
Quando la pagina smette di caricare, trattengo il respiro mentre leggo il titolo di una testata giornalistica.Logan Harris in dolce compagnia
<Cazzo.>
Mi lascio scappare, e Betty non aggiunge altro mentre io scorro la notizia e vedo le nostre foto.
Noi due, sulla Strip, ieri.
Noi due che ci abbracciamo, noi due che ci guardiamo, noi due e basta.
Il serpente aveva ragione, quelle persone erano paparazzi e non si sono fatti scappare la notizia, in poche ore le nostre foto sono state scattate e pubblicate.
Mi soffermo ad osservare le fotografie, noto la sua mano delicatamente adagiata sul mio fondo schiena, le sue dita intrecciate ai miei capelli, la mie braccia che sembrano stringerlo un po' troppo.
Vedo la foto in cui ci guardiamo, e ricordo le parole che ha sussurrato in quel momento: guardami come se i miei occhi fossero la tua cura.
Se non fossi io stessa quella nella foto, probabilmente crederei davvero a questa favola. Perché lì, tra le luci di uno schermo, i nostri occhi sembrano incastrati gli uni agli altri. I miei occhi verdi sembrano davvero guardare i suoi come se fossero una cura, ed i suoi occhi grigi sembrano guardare me come se fossi ciò che più ama.
Però questa storia non è reale, e io lo so bene, so che in realtà non c’è niente di dolce in queste foto. So che non c’è niente di vero.
Scorro sullo schermo del cellulare e leggo l’articolo sottostante alle fotografie.L’ambìto scapolo Logan Harris, proprietario della Harris Enterprises, è stato sorpreso a flirtare sulla Strip. Chi è lei? Amanda Martin, vent’anni, figlia del proprietario del famoso Casinò Saudade’s. Di lei sappiamo ben poco, ma se è riuscita a sciogliere il cuore di ghiaccio di Logan Harris, ha già conquistato la nostra attenzione. Sono numerose, infatti, le donne che ci hanno provato in passato, ma nessuna è mai riuscita a tirargli fuori quello stesso sguardo. Sarà la volta buona?
<Sei ancora lì?>
La voce di Betty mi riporta con la mente alla realtà.
<Si, ci sono.>
<Siamo felici per questo articolo, o siamo arrabbiate?>
<Siamo arrabbiate.>
Questo complica le cose, un sacco di cose.
<Io...>
Stavo per iniziare a sfogarmi con Betty, ma il telefono della mia camera inizia a squillare e io sobbalzo dallo spavento.
<Scusa B, ti richiamo.>
Non le do il tempo di rispondere e metto giù. Rotolo sul letto, per arrivare al comodino sul lato apposto, prendo la cornetta e rispondo.
<Pronto?>
<Nel mio ufficio, Amanda.>
Cavolo.
La voce di papà non promette bene, e neppure il fatto che mi abbia chiamata con il mio intero nome, cosa che fa solo quando è arrabbiato.
Mi vesto e mi lavo in un attimo, con il cuore che batte all’impazzata. So cosa vorrà dirmi, perciò mentre scendo al piano di sotto preparo tutte le risposte alle domande che so mi farà.
Quando arrivo nel suo ufficio la porta è aperta, a quest’ora è presente solo il personale che si occupa dell'hotel al piano di sopra, quindi non mi preoccupo di chiudermela alle spalle. Non dico una parola mentre mi siedo sulla poltrona rossa, di fronte alla sua scrivania, e lui non distoglie lo sguardo dallo schermo del computer mentre lo faccio.
Resto zitta per un eternità, ma alla fine lui gira verso di me lo schermo del computer, ed io vedo le foto con Logan e l’articolo giornalistico.
Lascio andare l’aria che inconsciamente stavo trattenendo e inizio a giocherellare con un elastico che ho al polso.
<Spiegami.>
Dice solo questo, incrociando le dita sulla scrivania.
Io vorrei spiegargli, ma la verità è che non c’è niente da spiegare. Sa già dell’accordo, e sa che non avrei rischiato di perdere lui o il Saudade’s.
<Hai accettato l’accordo?>
<Si.>
Alzo il mento, solo per dargli l’impressione di essere sicura di ciò che faccio, ma non lo sono affatto.
<Perché?>
<Per darti una mano.>
<Io però non te l’ho chiesto, anzi.>
Si alza dalla sedia e gira intorno alla scrivania, poi ci sia appoggia incrociando le gambe, proprio davanti a te.
<Ti avevo detto chiaramente di non farlo, ti avevo detto che ci avrei pensato io.>
<Non potevo.>
Sorreggo il suo sguardo, sguardo che da piccola mi intimoriva, nonostante papà sia un uomo buono e gentile.
<Non potevo restare a guardare.>
Lui sospira, ed io so già di aver vinto la battaglia.
Noi siamo diversi in molte cose, ma c’è una cosa che ci lega, una cosa che entrambi amiamo troppo per rischiare di perderla: il Saudade’s.
<Non devi farlo per me, io posso trovare un altro modo.>
<Non c’è un altro modo. E poi non lo faccio per te, lo faccio per questo posto.>
Sorride, e io vedo in lui l’amore. Vedo gli occhi di un padre, che guardano la figlia con orgoglio, e mi sento fortunata per questo.
<Hai sempre amato questo posto.>
<Già.>
Mi liquida con un gesto della mano e un sorriso, è sempre stato di poche parole e questo a volte mi piace e altre volte lo odio. A volte vorrei poter parlare con lui di tante cose, altre lo ringrazio per il silenzio che mi concede.
Mi alzo dalla sedia e mi avvio verso la porta senza aggiungere altro.
<Mandy...>
Mi giro nuovamente verso di lui, mentre il mio cellulare vibra nella tasca.
<Non farti male.>
Neanche questa volta rispondo, semplicemente sorrido ed esco.
So bene perché ha scelto proprio queste parole, so perché non ha detto cose tipo “fai attenzione” o “non fidarti troppo”.
Lo ha fatto perché non si riferisce a niente di tutto questo, non mi sta consigliando di proteggere me stessa, ma di proteggere il mio cuore.
Perché lui lo sa, è stato testimone quando si è rotto quasi del tutto, anche in silenzio lui è stato lì. Ha visto come mi stavo spegnendo, come mi faceva male, come mi rubava il sonno. Ha paura che accada di nuovo, e ne ho anch’io.
Soprattutto perché, anche se per un attimo, ho visto dell’argento negli occhi grigi del serpente. Avrei solo dovuto vedere del ferro, però, segno del veleno che porta con sé.
Mi incammino verso le porte del casinò, esco all’aria aperta e inspiro a fondo.
Mi ricordo della notifica che mi è arriva sul cellulare qualche attimo fa, lo tiro fuori, e quando leggo vorrei lanciarlo in strada.Da: Logan Harris
A: Amanda Martin
Oggetto: CenaTom passerà a prenderti alle 21:00
Divento rossa dalla rabbia e digito una risposta.
Da: Amanda Martin
A: Logan Harris
Oggetto: VaffanculoSono impegnata.
Stasera non ho proprio voglia, e poi gliel’ho già detto, non sarò a sua continua disposizione.
Da: Logan Harris
A: Amanda Martin
Oggetto: Linguaggio principescoL’unico impegno che hai, asso, è con me.
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Bluff
RomanceLa vita a volte somiglia ad una partita di poker, e Amanda lo sa bene. Per questo motivo ogni giorno mette in pratica gli insegnamenti di Ethan, il suo primo amore. Ethan le ha insegnato tutto sul poker, regole e trucchi, e Amanda custodisce le su...