Grillo parlante

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<Stronzo.>
Bisbiglio, un po' troppo forte, chiusa in bagno.
<Hai detto qualcosa?>
Urla Maverick dalla mia camera da letto.
<No, niente.>
Continuo a tamponare la beautyblender imbevuta di fondotinta sul collo, cercando di coprire il fastidioso succhiotto che il serpente mi ha lasciato ieri notte.
Bastardo, sono sicura l’abbia fatto apposta. Di sicuro, cazzo.
<Sbrigati.>
Urla di nuovo Maverick, mentre io picchetto sul collo così tanto che forse sto peggiorando la situazione.
Il mio cellulare vibra sul lavandino, e questo interrompe finalmente il mio picchettare. Ho fatto il possibile, per il resto non mi resta che sperare che i capelli non si spostino.
Prendo il cellulare e leggo velocemente la notifica.

Betty: Arrivati.

Abbandono la spugnetta per il trucco sul lavandino, mi sistemo i capelli a coprire il fastidioso marchio del serpente, ed esco dal bagno.
<Sono arrivati.>
Dico a Mav, mentre lui si alza dal bordo del letto su cui stava seduto dritto.
<Bene.>
Dice, venendomi incontro.
<Metti questo.>
Mi porge un minuscolo auricolare nero, così piccolo che temo di poterlo perdere dentro l’orecchio una volta inserito.
<Perché?>
Incrocio le braccia e lo guardo sollevando un sopracciglio.
<In questo modo Logan potrà sentire la tua conversazione con Ade.>
Alza le spalle come se fosse ovvio.
<Non mi serve la sua voce nell’orecchio come se fosse il grillo parlante.>
Inclina la testa di lato, quasi per chiedermi di non protestare, poi muove la mano verso di me e mi porta l’auricolare all’orecchio.
<Logan insiste.>
Dice, incastrandomi quel coso microscopico praticamente nel timpano.
<Logan può andare a farsi fottere.>
Mi ritraggo di scatto, impedendogli di ficcare più a fondo nel mio orecchio quel dannato coso.
<Preferisco fottere.>
La sua voce arriva un po' ovattata dall’auricolare, ma comunque mi provoca un brivido.
<Questa me la paghi.>
Dico, mentre mi avvio verso la porta, Maverick al seguito.
<Ti è piaciuto il mio regalino?>
Sghignazza il cretino, riferendosi al segno sul mio collo.
<Pagherai anche per quello.>
Nel frattempo io e Maverick prendiamo l’ascensore e scendiamo al piano di sotto. Una volta lì, mostro a Maverick la stanza in cui nascondersi, una piccola stanza per il personale che ha sia una porta che conduce al casinò e un’altra che da sulla hall.
Lasciato Mav, mi incammino verso le porte principali del casinò, tirando un lungo respiro e cercando di calmarmi.
<Come ti sei vestita?>
Parla la fastidiosa voce del mio grillo parlante.
<Perché, avrei dovuto vestirmi?>
Lo sfido, cercando di irritarlo a mia volta, e lo sento ridere dall’altro lato.
<Farò meglio a correre lì, allora, adoro osservare i volti accaldati degli uomini mentre tu ti pavoneggi.>
Sorrido, che stronzo.
<Mi mette in soggezione sapere che ascolterai tutto.>
Gli confesso, abbassando la voce per non sembrare una pazza che parla da sola.
<Sarò muto come un pesce.>
Promette, mentre io raggiungo le porte.
<Oppure posso bisbigliarti frasi sconce e farti arrossire mentre parli con lo stronzo.>
<Non ti azzardare.>
Lo sento ridere un’altra volta, ma non mi da nessuna risposta.
Perciò, stampandomi un sorriso, spingo la porta ed entro al casinò.
Rivolgo subito lo sguardo verso il tavolo con la tovaglia bianca, là dove Ade fa roteare del vino in un bicchiere, osservandolo come se volesse torturarlo prima di berlo.
Alzo il mento e mi dirigo verso il bar, intercettando lo sguardo di Daniel che ha già preso in ostaggio Athena.
Non mi avvicino molto, non mi faccio notare dalla ragazza con i riccioli d’oro che mi da le spalle seduta al bancone.
Approfittando di un suo momento di distrazione, Danny riempie un bicchiere di vino e lo fa scivolare lungo il bancone, arrivando a me come una consegna espressa, e senza perdere una sola goccia del contenuto sulla superficie liscia.
Afferro il bicchiere, e senza scompormi, mi avvio verso il tavolo.
<Ci siamo.>
Dico, in modo che Logan possa capire che sta iniziando la mia missione.
Prima di raggiungere il tavolo, lo sguardo mi ricade su uno dei tavoli da poker.
Colin è già al suo posto, intento a sistemare i mazzi di carte. Mi guarda socchiudendo gli occhi, poi uno strano sorrisetto gli si colora sulle labbra.
Non si è mostrato per niente stranito quando ieri gli ho chiesto di recapitare ad Ade il mio invito, era l’unico modo che avevo per arrivare a lui del resto, ma Logan questo non lo sa.
Gli accenno anch’io un sorriso, per mostrarmi più tranquilla possibile, poi raggiungo Ade.
Mi siedo al posto di Athena, e questo basta per distrarlo dal vino con cui stava giocando.
<Ciao, zucchero.>
Mi rivolge un sorriso che quasi mi fa rabbrividire, ma indosso alla perfezione la mia maschera da donna tentatrice e vado in scena.
<Ciao, dio degli inferi.>
Prendo un sorso dal mio bicchiere e lo appoggio sul tavolo.
<Che Dio mi aiuti.>
Sbuffa Logan nel mio orecchio, ma lo ignoro e sorrido al ragazzo biondo.
<A cosa devo questo invito? Ammetto che mi ha molto sorpreso.>
Si appoggia allo schienale e accavalla le gambe.
<Volevo ringraziarti.>
Gli sorrido come una gattina.
<Per cosa?>
Chiede lui, contemporaneamente a Logan nell’auricolare.
<Per Colin.>
<Chi è Colin?>
Ma non ha promesso di restare zitto? Logan è come una zanzara nell’orecchio, di notte, mentre cerchi di dormire.
<Spero si stia comportando bene.>
Ade si volta appena per guardare il croupier.
<Non ci si può lamentare.>
Gli rispondo, e lui torna a guardarmi mentre io poggio i gomiti sul tavolo mettendo in mostra la scollatura.
<E dove hai lasciato quel tuo cane da guardia?>
Logan sputa una risata nel mio orecchio.
<Chi, Maverick? Oh, grazie al cielo me ne sono liberata.>
Scusa Mav.
<Ah, si?>
Chiede lui, assumendo la mia stessa posizione che lo porta più vicino a me.
<E quell’altro, invece?>
<Quell’altro>
Inizio, allungando le mani sul tavolo fino a sfiorare le sue.
<È stato una buona compagnia.>
Lui inclina la testa di lato, come se mi stesse studiando, ed io capisco che devo osare di più per convincerlo.
<Una scopata.>
Aggiungo, mentre Logan tossisce dall’altro capo.
<Ah, si?>
Domanda un’altra volta Ade, iniziando a muovere le dita, giocando con le mie.
<E dimmi...>
Mi sporgo verso di lui ancora un po', provocandolo.
<È stato soddisfacente?>
<Stronzo.>
Mi schiarisco la voce, cercando di comunicare con Logan, pregandolo di stare zitto.
<Sai com’è, c’è chi è troppo e chi troppo poco.>
Muovo le dita fino a raggiungere il suo palmo, e lui lo apre lasciando che io lo accarezzi.
<Io sono troppo, lui troppo poco.>
Sorrido, sentendo di averlo già in pugno.
<Questa poi.>
Tra poco lo uccido.
<Di scarso livello, deduco, proprio come immaginavo.>
Che ego il suo, probabilmente neppure Zeus in persona sarebbe così sicuro di sé.
Che ne sa lui del livello di Logan? Non ci è mica andato a letto.
<Già.>
Sbatto le ciglia, sperando che lo sguardo basti per sedurlo. Ma io non devo portarmelo a letto, se così fosse saremmo già saliti in camera o chiusi in bagno, non mi ci è mai voluto molto per arrivare a quello.
Mi passo la lingua sulle labbra, e muovo le dita sul suo polso, salendo sul braccio.
<Il fatto è che io so essere molto esigente, anche troppo a volte. E lui...non sapeva soddisfarmi.>
Bastano queste tre parole per far crescere il suo già esagerato ego.
Sorride e si sporge verso di me, arrivando ad un soffio dal mio viso.
<E cos’è che vuole una donna bella ed esigente come te?>
Chiede, cadendo nella trappola.
<Io voglio...>
Mi concentro, ripensando a Logan, a tutte le volte che mi ha fatta sua.
<Qualcuno che mi faccia impazzire.>
Ripenso alle volte in cui sono quasi arrivata a supplicarlo, a quando il desiderio mi ha consumata facendomi sentire sul punto di impazzire.
<Qualcuno che...sappia toccare i punti giusti.>
Ripenso alle sue mani che dipingono sul mio corpo, alle sue dita dentro di me, ai suoi denti sulla mia pelle delicata.
<Qualcuno che...>
Ade si sporge ancora verso di me, ed io devo fare ricorso a tutto il mio autocontrollo per evitare di allontanarmi di scatto.
<Qualcuno che mi faccia urlare di piacere.>
Concludo, ripensando a tutte le volte in cui ho urlato il nome di Logan.
A questo punto Ade si trova ad un soffio dalle mie labbra, la sua bocca è schiusa e il suo respiro pesante.
Che cavolo gli prende? Non si sarà mica eccitato? Che schifo.
<Conosco molti modi per fare urlare una donna.>
Soffia sulle mia labbra, lurido e schifoso.
Mi ritraggo da lui con la scusa di recuperare il mio bicchiere, interrompendo il contatto delle nostre mani e dicendo addio al suo respiro caldo sulla mia bocca. Per fortuna.
Prendo un lungo sorso di vino, rinfrescandomi la gola ormai secca.
<Che cazzo sta succedendo?>
Si allarma il mio grillo parlante.
Mi schiarisco la voce e torno a guardare Ade, che nel frattempo ha preso a far scorrere un dito sulle labbra. Mi ci vuole una grossa quantità di impegno per evitare di assumere un’espressione disgustata. Ringraziando il cielo non sono in grado di leggere nel pensiero, perché in questo momento i suoi pensieri saranno di sicuro vomitevoli.
È il momento di passare alla fase due, fargli credere che odio Logan.
Ma perché dovrei? Mi serve una motivazione che regga.
<Il fatto è...>
Pensa, Mandy, pensa.
Ade mi guarda con gli occhi a fessura, e il dito che scorre sulle sue labbra mi distrae, non riesco a pensare.
<Dimmi, zucchero.>
Mi esorta, notando il mio tentennamento, assumendo un tono di voce più basso, anche questo da voltastomaco.
<Lui ha scoperto un mio segreto.>
Butto fuori la prima cosa che mi viene in mente, e Ade mi guarda inclinando la testa, in attesa di dettagli.
<Ha scoperto un mio segreto molto...intimo.>
Aggiungo, per prendere tempo.
<Lui...>
Balbetto, portandomi una mano al petto.
<Che stai dicendo?>
Zitto, grillo, zitto.
<Adesso mi ricatta.>
Sputo fuori, pregando che la mia farsa possa reggere.
<Io...>
Assumo le sembianze della donna spaventata e fragile.
<Vorrei che qualcuno lo togliesse di mezzo, ecco.>
Ade alza un sopracciglio, e mi guarda sorridendo perfido.
<Se qualcuno riuscisse a farlo sparire, così che lui non possa più ricattarmi, io...>
Leggendo il suo sguardo, mi rigioco la carta della seduttrice.
Inizio a muovere le dita sul mio petto, accarezzandomi la linea dei seni e scendendo verso l’orlo della maglietta a V.
Lui, come da copione, segue i miei movimenti attentamente, ricominciando ad accarezzarsi le labbra con il pollice.
<Io gli darei qualsiasi cosa.>
Con questa frase, lui rialza lo sguardo sui miei occhi, e si sporge un’altra volta verso di me, tornando a respirarmi addosso.
<Qualsiasi cosa?>
Domanda, passandosi la lingua sul labbro inferiore.
Abboccato, ora sei mio, dio degli inferi.
Allungo una mano verso il colletto della sua camicia, i primi bottoni sono sbottonati e questo mi concede libero accesso al suo petto.
Lo accarezzo con dita delicate, ignorando la vocina nella mia testa che continua a ripetere “che schifo”.
In cambio, la sua pelle si riempie di brividi, schiude le labbra e gonfia il petto.
<Anche tutta me stessa.>
Aggiungo, dandogli il colpo di grazia.
<Tutta?>
Soffia lui, quasi in un ansimo.
Che-schifo-che-schifo-che-schifo.
<Tutta.>
Gli confermo, mentre lui si sporge ancora verso di me ed io vado in allarme.
Se mi ritraggo adesso mando tutto in fumo, ma la sua bocca è sempre più vicina alla mia, così tanto che ormai percepisco l’odore del vino nel suo alito.
Aiuto, aiuto, aiuto.
<Interrompo qualcosa?>
Mi scosto di scatto, fingendomi in imbarazzo di fronte ad Athena che ci guarda dall’alto con le braccia incrociate.
<Affatto.>
Dico immediatamente, recuperando il mio bicchiere e alzandomi dalla sedia.
<Anzi, stavo andando via.>
<Bene.>
Mi dice lei, prendendo il mio posto al tavolo.
Mi fermo davanti al tavolo, guardandomi intorno per un attimo, cercando il modo migliore per congedarmi.
Ma quando abbasso gli occhi su Ade, e lo noto mentre percorre tutto il mio corpo con lo sguardo, ritrovo la mia sfacciataggine.
<È stato interessante, dio degli inferi.>
Gli dico, sorridendo in perfetto stile sciacquetta.
Lui si alza dalla sedia, ed io deglutisco.
Si avvicina a me, poggiandomi le mani sui fianchi, e si sporge verso il mio orecchio, proprio quello in cui ho l’auricolare.
<La prossima volta ti scoperò, zucchero, e ti farò urlare come quel patetico Harris non ha fatto mai.>
Si ritrae lasciandomi di sasso, con gli occhi sgranati.
<È stato interessante, signorina Martin, rifacciamolo presto.>
Mi congeda, tornando a sedersi come se nulla fosse.
Senza dire una parola, faccio dietro front e cammino svelta verso Danny e il bar.
<Lo uccido, cazzo.>
Impreca Logan dall’auricolare, mentre Betty mi supera per il cambio della guardia che abbiamo programmato.
<Stai bene?>
Mi chiede Daniel mentre mi lascio ricadere su uno sgabello e svuoto il mio bicchiere.
<Non voglio fare mai più una cosa simile. Athena ha detto niente di interessante?>
Scuote la testa deluso e dispiaciuto, ed io evito di accasciarmi sul bancone.
Una volta passato il terrore causato da Ade, Danny si concentra sul servire qualche cliente che si accomoda al bar, ed io mi giro sullo sgabello per assicurarmi che vada tutto liscio per Betty.
<Ehi.>
La voce di Logan mi tranquillizza il cuore, mentre osservo Ade intento a smanettare con il cellulare, ignorando completamente la sorella che sembra raccontargli qualcosa.
<Tutto okay?>
Mi chiede dall’auricolare, ed io non mi prendo la briga di abbassare il mio tono quando rispondo.
<Non avresti dovuto assistere a questa cosa, mi dispiace.>
<A me è piaciuto.>
Scuoto la testa sorridendo, nel frattempo osservo Betty che svolazza intorno a quei due come un’ape fastidiosa.
<Come può esserti piaciuto?>
<Mi piace perché so che sono l’unico a poterti fare tutte quelle cose.>
<Sfacciato.>
Lo sento ridere dall’altro capo, e intanto Ade ha poggiato il telefono sul tavolo e se la ride mentre la sorella si lamenta di qualcosa con Betty.
<Più tardi, quando potrò finalmente venire lì, ti punirò per aver flirtato con quel coglione.>
Mi spunta un sorriso da orecchio a orecchio.
<Se può tranquillizzarti, non mi è piaciuto per niente.>
<Ti piacerà essere punita, però.>
<Non vedo l’ora, serpente.>
Nel frattempo Ade e Athena raccolgono le proprie cose, e si alzano dal tavolo mentre la ragazza dai riccioli d’oro sembra rimproverare Betty.
Quando si incamminano verso l’uscita, Ade mi cerca nella stanza, e quando mi trova mima un bacio con le labbra. Io gli sorrido, cercando di sembrare ammaliata, ma piuttosto vorrei prenderlo a calci.
Betty corre da me non appena i due spariscono oltre le porte, e un secondo dopo arriva anche Daniel da dietro il bancone.
<Quella lì è una stronza, non ha fatto che lamentarsi dicendo che il mio profumo al cocco le dava la nausea.>
Mi scappa una risata, e Danny fa lo stesso alle mie spalle.
<Allora?>
Chiede Logan dall’auricolare.
<Allora?>
Gli faccio eco io, rivolgendomi alla mia amica.
<Allora?>
Chiede anche Danny.
Betty stringe le labbra in una linea sottile, guarda prima Danny e poi me, lasciandoci in attesa per qualche minuto.
<Non hanno detto nulla.>
<Cazzo.>
Impreca Logan, mentre io mi porto una mano alla fronte, già disperata.
<A stento si sono parlati, lui è stato al cellulare e lei pensava solo al mio profumo. Che è bellissimo, per la cronaca.>
Chiudo gli occhi e tiro un lungo respiro. E adesso?
Il nostro piano ha fallito, forse non sono stata abbastanza brava con Ade, forse avrei dovuto mostrare più odio verso Logan, così come avevamo stabilito.
Forse mi sono fatta prendere la mano, ho sbagliato.
<Però>
Betty riprende la parola, ed io torno a concentrarmi su di lei.
Si fruga nella tasca del grembiule da cameriera con una mano, e tiene l’altra sospesa tra noi con l’indice rivolto verso l’alto.
<Ho preso questo.>
Conclude, tornando a guardarci con un cellulare nero in mano.
Non è il suo, Betty usa solo ed esclusivamente cover rosa e glitterate.
<Cos’è?>
Chiede subito Logan nel mio orecchio.
<Non sarà...>
Mi sporgo verso la mia amica e prendo il cellulare tra le mie mani.
<È il suo cellulare.>
Confessa, mentre Danny fa un fischio.
<Lo ha poggiato sul tavolo e l’ho preso, ho pensato potesse esserci qualcosa dentro. Può servire?>
<Rick ci ha visto lungo.>
Scherza Logan, mentre io premo un tasto sul cellulare facendo illuminare lo schermo.
<Logan?>
Dico, e i miei amici si voltano a guardarmi storto, cercando di capire se sono uscita di testa.
<Devi venire qui.>
Concludo, osservando lo schermo del cellulare.

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