Niente di splendido è mai stato raggiunto
se non da coloro
che hanno avuto il coraggio di credere
che qualcosa dentro di loro
era più forte delle circostanzeBruce Barton
Logan
<Sono sfinita.>
Sussurra lei, con il fiato corto, mentre entrambi ci lasciamo ricadere sul materasso.
Cazzo, anch’io sono esausto.
Lo credo bene, tra l’altro, da quando ci siamo richiusi la porta della sua camera alle spalle non abbiamo fatto altro che sesso.
Quante ore sono passate? Due? Dio, spero non di più.
Forse avremmo bisogno di idratarci a questo punto.
È che la voglia che ho di lei supera sempre ogni mio confine. Per quanto io possa vantarmi del mio autocontrollo, soprattutto dopo aver trascorso un tempo infinito a desiderare il suo corpo senza poterlo avere, ormai anche quello è andato a farsi fottere.
Lei ha questo fastidiosissimo potere, che manda in tilt ogni cosa dentro di me, tranne quel rompiscatole che mi sta in mezzo alle gambe. Quello, a differenza del resto del mio corpo, sa sempre cosa vuole e non ha il pudore di nasconderlo.
Alla fine le ho davvero strappato il vestito, come un dannato troglodita. Ma tutti quei minuscoli bottoncini mi stavano facendo impazzire, e lei non faceva che premere il sedere contro di me mentre cercavo di sbottonarli.
Alla fine ci ho visto rosso, ho applicato una forza che forse mi hanno concesso gli dèi, e ho fatto saltare tutti quei cazzo di bottoni microscopici.
Le è scappato un ansimo a quel punto, e a me è venuto da ridere.
La voglia di ridere mi è completamente passata quando me la sono ritrovata china e completamente nuda davanti a me, già pronta per accogliermi.
Con sorpresa e disappunto, ho scoperto che non indossava nessun tipo di biancheria sotto l’abito. In un primo momento, non ho resistito all’impulso di stingerle la pelle di una natica, ma poi il maschio alfa che è in me si è rifatto vivo.
<Che ne è stato delle tue mutandine?>
Le ho sussurrato da sopra una spalla, iniziando ad accarezzarle quella parte calda e meravigliosa.
<La scollatura sulla schiena arrivava troppo in basso, si sarebbero viste.>
Ha risposto, ansimando e premendosi contro le mie dita già in posizione.
<E poi, ti aspettavo.>
Quella frase mi ha provocato un brivido, portandomi a gemere piano mentre lasciavo scivolare due dita dentro di lei. Dio, è un posto meraviglioso quello.
<E se, per qualche strano motivo, la tua gonna si fosse alzata?>
<Come avrebbe potuto?>
Ha riso, un’altra volta, ondeggiando sulle mie dita e inclinando la testa all’indietro.
<Una folata di vento, magari.>
Ha riso ancora, e quel suono mi fa impazzire più dei mugolii che emette quando sta per venire.
<Non può esserci vento al chiuso.>
Ha continuato ad ondeggiare e ondeggiare sulla mia mano, assecondando i miei movimenti, conoscendo il suo corpo che io devo ancora scoprire.
<E se ballando avessi iniziato a volteggiare? La gonna si sarebbe alzata.>
A quel punto ha fatto in modo che le mie dita penetrassero più in profondità, inclinandosi con la schiena e premendo i palmi contro l’armadio di fronte a noi.
<Non ho volteggiato.>
Ha confessato poi, ansimando.
<Ne sei sicura?>
L’ho sfidata, sorridendo perfido.
<Lo giuro.>
<Bene.>
Mi sono lasciato convincere, per poi girarla e posizionarmi in mezzo alle sue gambe, che in risposta lei ha incrociato ai miei fianchi.
<Altrimenti dovrò andare a cercare chiunque ti abbia guardata anche solo per un secondo.>
Mi son liberato dei pantaloni, e mi sono premuto contro di lei, ormai ansimante e sul punto di impazzire.
<E dovrò cavargli gli occhi come punizione.>
Poi sono entrato dentro di lei, colmando quel vuoto che era di troppo.
E per tutto il tempo dopo non ho fatto altro che quello.
Sono entrato e entrato, e lei non era mai troppo stanca, mai sazia. Ne voleva sempre di più ed io l’ho accontentata, perché mai potrei negarle ciò che desidera.
E da quel momento ci siamo persi, io nei suoi gemiti e lei nei miei, che stavolta sono usciti più liberi, più selvaggi.
Abbiamo inaugurato ogni angolo della sua camera, anche se tanti altri sono ancora da esplorare.
E per tutto il tempo, mi sono ritrovato a pregare di poter restare dentro di lei più a lungo.
Le ore trascorse sono state un insieme di baci, lingue, gemiti e urla.
Cazzo, le urla. Ad un certo punto ha urlato il mio nome così forte che probabilmente lo hanno sentito anche dal palazzo affianco.
Mi sono compiaciuto, devo ammetterlo. Il mio nome sulle sue labbra, mentre si contorce, mentre sono dentro di lei. Mi fotte completamente il cervello.
È stato tutto così lento, ci siamo presi del tempo per assaporarci, ma allo stesso tempo è stato così veloce che non vedo l’ora di rifarlo.
Non so, a proposito, come io abbia fatto a tirarla così tanto per le lunghe.
So solo che se lei lo chiede io l’accontento, anche se dovessi essere sul punto di morte.
E lei lo ha chiesto, più volte, ed io esaudisco ogni suo desiderio come il più sottomesso degli amanti.
Non c’è più stata traccia della dolcezza che ci siamo donati prima sul tetto, ci sono state unghia e denti, stavolta.
Ma va bene così, così è tutto perfettamente equilibrato.
<A che cosa stai pensando?>
Amanda mi risveglia dai pensieri del tutto impuri in cui mi ero perso, e la visione di lei nuda e sfinita sulle lenzuola bianche, macchiate solo dal rosso dei suoi capelli, mi fa quasi venire voglia di ricominciare tutto da capo.
Il sesso è meraviglioso, lo è per me come per tutti, suppongo. Ma con lei…
Dannazione, è come se non ne avessi mai abbastanza, mi crea dipendenza come la più infida delle droghe.
<A niente.>
Le rispondo, tornando a fissare il soffitto.
<Bugiardo.>
Mi studia, con la testa leggermente inclinata sul materasso. Dove sono finiti i cuscini, a proposito? Forse sul pavimento, erano di troppo.
<Non ti è...piaciuto?>
Abbasso lo sguardo su di lei, e la vedo stringere appena le labbra, segnale di insicurezza.
<Ma che vai a pensare?>
Accenno un sorriso, sperando di tranquillizzarla.
<Piaciuto è riduttivo.>
Aggiungo, e lei inclina gli angoli delle labbra all’insù.
<Allora come lo definiresti?>
Ci penso per un attimo, anche se mi trovo totalmente a corto di parole. Come si fa a descriverlo?
<Straordinario.>
Dico, riflettendoci.
<Bizzarro.>
Aggiungo, strappandole una risata.
<Fenomenale.>
Continuo, a ruota libera.
<Strepitoso.>
A questo punto scoppia a ridere, coprendosi gli occhi con una mano.
<Eccezionale.>
Mi volto verso di lei sorridendo, riempiendomi il cuore con la melodia della sua risata.
<Formidabile.>
<D’accordo, d’accordo.>
Mi blocca lei, portandomi una mano alla bocca.
<Basta così.>
Ride ancora, mentre io le prendo la mano e inizio a baciarle il palmo e poi le dita.
<Dici? Io potrei continuare.>
<Va bene così.>
Calma la sua risata e si perde ad osservare la mia bocca che si posa sul suo indice.
<Con quante donne sei stato?>
Chiede poi, spiazzandomi.
<Che razza di domanda è?>
La guardo aggrottando le sopracciglia.
<Sono curiosa.>
Fa spallucce.
<Sono tante, non è così?>
Mi scappa una piccola risata, e anche lei sorride, nonostante l’argomento.
<Cosa te lo fa pensare?>
<Tu.>
Afferma, tornando a guardare il soffitto.
<Sono sicura che ogni donna qui a Las Vegas pagherebbe oro per venire a letto con te, forse anche fuori da questa città.>
<E perché lo credi?>
<Beh perché tu...sei tu. Basta questo, secondo me.>
Mi scappa da ridere un’altra volta.
<Non sono uno che si concede facilmente.>
Confesso, fissando il lampadario.
<Ah, no? E perché?>
Tiro un lungo respiro, cercando di capire se mi sta bene avventurarmi su questo sentiero.
<Perché fare sesso è qualcosa di intimo, non solo a livello fisico. A me piacciono i miei spazi, non li condivido facilmente con qualcuno.>
Confesso, anche se dietro questa storia c’è un ragionamento ben più complesso.
<E con quante lo hai condiviso, allora?>
<Ma perché vuoi saperlo?>
<Te l’ho detto, sono solo curiosa.>
<Anche tu sei stata con molti uomini, a quanto ne so.>
<È vero, ma...>
Ci riflette, prendendo a muovere le dita sul ventre, accarezzandosi.
<Quello è diverso.>
Sorrido, poggiando le nostre mani unite sul materasso.
<Il sesso occasionale è diverso dal donarsi totalmente a qualcuno, non trovi?>
Si gira di scatto verso di me.
<Allora c’è stato del sesso occasionale anche nella tua vita, lo stai ammettendo.>
Rido, di fronte alla dolcezza con cui parla.
<C’è stato.>
Ammetto.
<Ma quello serve come svago, come scaccia pensieri, non è lo stesso.>
<Quindi non vale?>
<Non vale.>
La sento deglutire al mio fianco, tornando a guardare insù.
<Allora con quante hai fatto l’amore, Logan?>
Tiro un lungo respiro, colmo di pensieri che bruciano come ferite.
<Una.>
Confesso, rigido.
<E l’amavi?>
Chiede poi, ed io vorrei solo porre fine a questa conversazione.
<Si.>
Rispondo secco, e lei si ammutolisce per un attimo.
<E lei dov’è, adesso?>
Il cuore inizia a battermi all’impazzata, e un grosso macigno mi si posa sul petto.
Deglutisco, cercando la forza necessaria per lasciare andare parole pericolose.
<Dappertutto.>
Lascio andare, trattenendo il respiro.
<E da nessuna parte.>
Cala il silenzio per quelli che mi sembrano minuti infiniti, e lei ritrae la sua mano dalla mia, portandosela in grembo.
<Capisco cosa intendi.>
Confessa anche lei, piantandomi un paletto nel cuore.
<Sarà meglio dormire un po'.>
Sussurra, seria, e cala un’altra volta il silenzio, mentre il mio cuore batte così forte che temo possa sentirlo anche lei.
<Sai come dormono le lontre di mare?>
Un delicato suono dolce le esce di bocca, un sorriso. Grazie a Dio.
<Cosa c’entrano le lontre, adesso?>
Sorridendo, fiero, e mi sistemo sul materasso. Mi porto una mano sotto la nuca, scomodo a causa dell’assenza di un cuscino, e abbandono l’altro braccio in mezzo ai nostri corpi ancora nudi.
<Allora, lo sai?>
Insisto, e lei sorride un’altra volta.
<No, non lo so.>
Avvicino la mia mano alla sua gamba, e con attenzione le accarezzo la pelle con le dita, piano, delicatamente, sfiorandola.
<Come dormono le lontre di mare?>
Domanda, curiosa e impaziente.
<Si tengono per mano.>
Sazio la sua curiosità, o forse la faccio aumentare.
<Ah, si? Che tenere.>
Lei è tenera. Dannazione.
<Sai perché lo fanno?>
Le chiedo, e lei ci riflette, arricciando il naso.
<Mmmh, perché si vogliono bene?>
Mi scappa da ridere. Non so se sia più tenera lei o l’immagine delle lontre che si tengono per mano.
<Più o meno.>
A questo punto vuole di sicuro saperne di più.
<Avanti, dimmelo, cos’è tutta questa suspense?>
Rido, come fa a farmi spuntare tutti questi sorrisi? Sto diventando matto.
<Lo fanno perché, in questo modo, se arriva un’onda alta non si allontanano l’una dall’altra.>
Un sussulto di stupore le scappa di bocca, mentre io continuo ad accarezzarle la pelle con le dita.
<Così non si perdono, e non vanno alla deriva.>
<È una cosa bella.>
Afferma, voltandosi per guardarmi con un sorriso.
<Lo è.>
Ricambio il suo sorriso, e muovo piano la mano per raggiungere la sua abbandonata sul grembo.
Incrocio le mie dita alle sue e poggio i nostri palmi uniti tra di noi sul materasso.
<Tienimi per mano stanotte, Amanda.>
Concludo, tornando serio.
<Tienimi per mano, altrimenti vado alla deriva.>
I suoi occhi luccicano come se volessero lasciare andare delle lacrime, eppure il suo viso non si bagna, e il suo sorriso non si spegne.
Stringe la presa intorno alla mia mano, e mi guarda con quei suoi occhi verdi che mi fanno tremare l’anima.
<Anche se dovesse arrivare un’onda alta, Logan, non ti lascio.>
Mi confessa, facendo riferimento al mio racconto sulle lontre, ma aggiungendo un tocco di noi.
<In questo modo non ci perderemo.>
Confermo, stringendo le mie dita alle sue. E diamine, quanto vorrei poterci credere.
<Non ci perderemo.>
Conclude lei, sicura.
E nelle sue parole leggo una promessa, promessa che però, so per certo che non verrà mantenuta.
E quando le sue palpebre si fanno pesanti, e la guardo mentre le richiude lentamente, abbandonandosi alle braccia di Morfeo, bella come in tutti i miei sogni, vorrei urlare.
Tu.
Vorrei confessare.
Sei tu la prima donna con cui ho fatto l’amore, sei l’unica.
Tu.
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Bluff
RomanceLa vita a volte somiglia ad una partita di poker, e Amanda lo sa bene. Per questo motivo ogni giorno mette in pratica gli insegnamenti di Ethan, il suo primo amore. Ethan le ha insegnato tutto sul poker, regole e trucchi, e Amanda custodisce le su...