È la nostra luce,
non la nostra ombra,
quella che ci spaventa di più.Nelson Mandela
<È una vecchia chiesa sconsacrata.>
Afferma Tom, mentre tutti osserviamo il pallino giallo fluttuante.
<Macabro.>
Si lascia scappare Betty, palesemente disgustata.
<Che faranno lì dentro?>
Ci voltiamo tutti a guardare Danny, perché ha appena detto una stratosferica stupidaggine.
<Lavorano a maglia.>
Lo prende in giro Maverick, guadagnandosi un’occhiataccia.
<Come fai ad essere così scemo?>
Betty alza le mani verso il cielo, come se attendesse una qualche risposta.
<Ho solo fatto una domanda.>
<Una stupida domanda. È gente losca, cosa credi che faccia in un covo?>
<Stiamo davvero iniziando a parlare come se fossimo finiti a Gotham City?>
<Non ti rispondo neanche, Danny Zuccone.>
Mentre i miei amici litigano, e Mav e Tom trovano le forze per sghignazzare, io mi volto verso Logan.
È tutto il giorno che teniamo d’occhio quel pallino giallo, e il dio degli inferi ha deciso di muoversi solo un paio d’ore fa, e adesso sono le due di notte.
Per tutto il giorno è rimasto a grattarsi le palle in quello che Maverick afferma possa essere il suo attico lussuoso. Ricco stronzo privilegiato.
Da quando ha raggiunto il luogo dell’incontro, la chiesa sconsacrata, Logan si è fatto silenzioso, e adesso guarda fuori, in piedi di fronte alle enormi vetrate del suo salotto.
<Tu conosci quel posto, vero?>
Quasi urlo per essere sicura che la mia voce zittisca quella degli altri, e arrivi fino a lui, lontano dal bancone della cucina dove siamo tutti riuniti a fissare un computer.
<Si.>
Risponde senza neppure guardarmi, sicuro che stia parlando con lui.
<E che aspettavi a dirlo?>
Forse è strano dato che non ci conosciamo da molto, ma sono già diventata brava a leggere le espressioni del suo volto, ad udire le parole che non dice.
Ho avuto la certezza quando si è allontanato per guardare oltre le vetrate, come se anche da qui potesse riuscire a vedere quella vecchia chiesa, come se i ricordi fossero ancora troppo nitidi.
<Bische clandestine, incontri di box, scommesse, soldi sporchi e droga.>
Dice, ignorando totalmente la mia domanda.
<Ecco cosa succede dentro quella chiesa.>
Conclude lasciandoci immersi nel silenzio più totale, sembra quasi di poter sentire i nostri cuori battere, terrorizzati dallo scenario che ci si sta presentando davanti.
<Bene, allora è un luogo affollato.>
Dico, alzandomi dallo sgabello.
<Non sarà difficile entrare, possiamo mimetizzarci tra la folla.>
<Entrare e fare cosa?>
Sbotta d’improvviso, voltandosi verso di me con sguardo glaciale.
<Cosa pensi di fare? Entrare lì e iniziare a sparare con la speranza di beccare lui?>
<No.>
Gli rispondo, muovendo lo sguardo da lui ai nostri amici che sembrano essersi congelati.
Insomma, l’idea non è quella di uccidere. Dobbiamo solo incastrarlo.
<Basterà mettere su un buon piano.>
<Certo, un buon piano.>
Si fa scivolare le mani in tasca e fa qualche passo verso di me, mentre alle sue spalle un fulmine illumina il cielo.
<Tu non hai idea di quello che c’è lì dentro.>
Lo guardo storto, perché ho già intuito la sua strategia.
Spaventarmi, convincermi a rinunciare.
Ma io non rinuncerò alla nostra felicità.
<Allora spiegacelo tu, visto che sei tanto esperto.>
<Se entri con un tale scopo, non ne uscirai mai più.>
Quasi sento Betty deglutire dal suo sgabello, e il mio cuore inizia a battere impazzito.
<Se entro, ne esco dentro un sacco nero per l’immondizia.>
Inspiro bruscamente, scioccata dalle parole che ha appena pronunciato.
Pietrificata, mentre lui mi raggiunge e si ferma ad un soffio da me, lo sguardo di ghiaccio.
<Senza più sangue nelle vene, senza aria nei polmoni, con un cuore che non batte più.>
<Non farlo.>
Dico di getto, distogliendo lo sguardo.
<Non fare che cosa?>
<Non parlare così.>
<Dico solo la verità.>
<No.>
Torno a guardarlo, stavolta anche io fredda come il ghiaccio.
Decisa, forte, come una regina guerriera.
<Stai solo cercando di convincerci che è una causa persa.>
<Lo è.>
<Non per me!>
Urlo, e dietro di me percepisco la presenza di Maverick che si è mosso di qualche passo.
<Tu per me non sei una causa persa.>
Non c’è più traccia dei ragazzi che si sono scambiati baci e carezze fino ad un giorno fa, non c’è più traccia di quella vita che ci scorreva nelle vene.
Siamo un’altra volta fiamme alte e ghiaccio tagliente, gli opposti, anime impaurite che non riescono più a tenersi per mano.
<Non ti permetterò di farti ammazzare per me, Amanda. Non ne vale la pena.>
Si gira di scatto dandomi le spalle, con l’intento di scappare via, così come ha sempre fatto prima che i nostri cuori si unissero.
<E se per me valesse la pena, invece?>
Dico, afferrandolo per un polso, bloccandolo.
Non allontanarti da me, ti prego.
<Se io fossi pronta a morire per te?>
Vedo le sue spalle alzarsi di colpo, come se avesse appena ricevuto una coltellata al petto.
Ma io non ho nessun arma in mano, solo il mio cuore, esposto, suo.
Veloce, cogliendomi alla sprovvista, Logan ruota il polso e scambia la mia mano con la sua. Adesso è lui che tiene le dita strette su di me, e mi trascina via dai nostri amici.
Mentre lui, camminando veloce, mi trascina verso il corridoio, io mi volto verso di loro. Maverick, in piedi davanti agli altri, mi guarda scuotendo la testa.
Scusa, sembra urlarmi.
E nel suo sguardo, leggo anche qualcosa che il mio cuore non riesce ad accettare.
Non puoi salvare chi non vuole essere salvato.
Logan mi conduce nella stanza bianca con il divano, la stanza in cui tutto ha avuto inizio, le pareti testimoni dell’unione delle nostre anime.
Mi spinge dentro quasi con troppa prepotenza, facendomi immergere nel buio, poi entra anche lui ed accende la luce, sbattendo la porta alle sue spalle.
Il cuore mi batte forte, così tanto che mi fa male il petto, e sono stata colta così alla sprovvista che ho il fiato corto.
Per qualche minuto, ci fissiamo l’un l’altra, i respiri affannati, gli occhi colmi di dolore.
<Non dirlo mai più.>
Pronuncia alla fine, con voce spezzata, buttandolo fuori come se fosse pesante.
<Cosa?>
<Cazzo!>
Impreca, girandosi per dare un forte pugno contro la porta, facendomi saltare dallo spavento.
<Non dire mai più che saresti pronta a morire per me.>
Parla dandomi le spalle, la fronte premuta contro il legno della porta, la mano arrossata ancora chiusa a pugno.
<È la verità, Logan.>
Cerco di parlare con calma, a tono pacato e rilassato.
<No,no,no,no!>
Riprende ad urlare e a dare pugni alla porta, ed io per istinto indietreggio, avvicinandomi le mani alla bocca.
Scuote la testa tra un pugno e l’altro, e quando la gira abbastanza verso di me, riesco a vedere qualcosa che mi frantuma il cuore in tanti minuscoli cocci di vetro.
Sta piangendo.
<Non devi dirlo!>
Urla ancora, massacrando il legno, ed io mi premo i palmi sulle labbra.
Qualcosa di oscuro, di forte, di spaventoso mi si annida nello stomaco.
<Non devi...non devi neanche pensarlo, cazzo!>
Prendo a scuotere la testa, e gli occhi mi si bagnano mentre lui colpisce e colpisce, le nocche ormai spaccate, il legno chiaro sfumato di rosso.
<Mi fai male, Amanda.>
Dice alla fine, mettendo fine a quei colpi violenti, voltandosi verso di me.
Le sue mani sono distrutte, perdono gocce di vita sul pavimento, e il suo sguardo è nascosto dai capelli che gli sono ricaduti sugli occhi.
Però, anche così, riesco a vedere la pioggia che gli bagna le guance.
<Lo capisci che mi fai male se dici una cosa simile?>
Premo più forte i palmi contro la bocca, cercando di reprimere i singhiozzi.
<Mi squarci il petto, cazzo.>
Scuoto la testa cercando di trovare il coraggio che mi serve, ma questa scena mi distrugge, mi fa male, male da morire.
Logan inizia a singhiozzare, e quei singhiozzi mi entrano dentro lasciando una scia di nero, mi fanno tremare le gambe e mi feriscono la pelle da dentro.
<Mi fa...>
Dice, in un sussurro, ed io lascio andare un singhiozzo.
<Mi fa...male.>
Le sue ginocchia cedono e lui cade in ginocchio sul pavimento, la testa china, le mani sulle ginocchia, rosse di fuoco.
<Mi fa male...dappertutto, Amanda.>
Senza pensarci mi getto sul pavimento con lui, lo raggiungo e mi metto in ginocchio.
Gli prendo il viso tra le mani e lo convinco a guardarmi, senza sapere che il volto che avrei trovato sarebbe stato completamente diverso da quello che amo.
I suoi occhi d’argento sono nuvole nere adesso, la poggia scende senza sosta, e gli riga il volto bellissimo, trasformandolo in un campo minato, in uno scenario di guerra.
Ma quando gli faccio scorrere le dita sulle guance, e lui mi guarda con occhi colmi di dolore, capisco che amo anche questo.
Amo anche i suoi temporali, perché somigliano tanto ai miei.
Non ha bisogno di un arcobaleno adesso, ha bisogno di un ombrello, di qualcuno che resti sotto la pioggia con lui.
<Dimmi una cosa.>
Parlo in un sussurro, lasciando che anche dai miei occhi scenda la pioggia.
<Tu moriresti per me, Logan?>
Lui inclina la testa da un lato, andando incontro al palmo della mia mano, lasciandosi scappare un singhiozzo.
<In questa vita>
Dice, con voce rotta.
<e in tutte quelle che mi saranno concesse.>
Mi scappa un sorriso, perché in questo momento lui sembra così...fragile.
Ed io capisco che al mondo non esistono persone forti e altre meno forti, esistono solo momenti. Tutti, prima o poi, ci frantumiamo in mille pezzi.
<Morirei per te in ogni vita, Amanda.>
Mi prendo qualche secondo per osservare il suo viso, meraviglioso anche se prigioniero del dolore.
Io lo amo.
Ne sono certa, lo so perché anch’io morirei per lui, in ogni vita.
Gli lascio scorrere le mani tra i capelli, tirandoli indietro, e lui mi guarda come se gli stessi medicando le ferite.
<E perché io non posso?>
Gli chiedo poi, tornando a disegnare sul suo viso con i pollici.
<Perché io non posso morire per te?>
Le mie parole lo feriscono un’altra volta, e lo fanno sussultare scosso da un singhiozzo.
<Non...non è lo stesso.>
Mi confida poi, mentre io impongo alle mie lacrime di smettere di scorrere.
<Che cosa cambia?>
Parlo proprio come una mamma parlerebbe ad un bambino, con la calma nella voce, rassicurante.
<Cambia che...>
Si prende del tempo, ed io glielo concedo, tutto quello che gli serve. Nel frattempo accarezzo la sua pelle per ricordargli che sono qui, che non lo lascio.
<Io non lo merito, cambia questo.>
Sorrido, inclinando il viso.
<Perché no?>
<Perché sono una brutta persona.>
Le sue parole mi fanno male, l’idea che ha di sé stesso mi distrugge.
<Chi lo ha stabilito?>
<Io, le mie...azioni.>
Vorrei dargli i miei occhi per fargli vedere ciò che vedo io davanti a me.
Niente di brutto, o di cattivo, ma solo qualcosa di meraviglioso.
Qualcosa di così bello da consumarmi il cuore, qualcosa che riesce a guarire ferite che non ha inflitto.
<Quali brutte azioni hai commesso?>
A questo punto una delle sue mani si alza e mi sfiora il viso, un tocco leggero, quasi impercettibile.
<Se tu sapessi...>
Sussurra, ad un soffio dal mio viso.
<Torneresti ad odiarmi.>
Vorrei cercare di capirlo, eppure non ci riesco.
Ciò che provo è troppo forte, non riuscirei mai a rinnegarlo, non riuscirei ad odiarlo.
<Forse non ti ho mai odiato davvero.>
Gli confesso, regalandogli un sorriso che mi nasce spontaneo ricordando l’inizio di tutto.
<Allora inizieresti una volta conosciuta la verità.>
I suoi occhi implorano perdono, un perdono che io non posso concedergli, perché lui non si è macchiato di nessuna colpa. Non per me.
Quando il suo tocco sul mio viso si fa ancor più impercettibile, comprendo che non è paura di toccarmi la sua, è paura di sporcarmi con il rosso che macchia le sue mani.
Senza pensarci, tolgo le mie dal suo viso e afferro le sue, ferite e tremanti.
<Le tue colpe sono anche le mie, adesso.>
Dico, sporcandomi le mani. Lui singhiozza, scuotendo la testa.
<Io ti sento, Logan.>
Dico, utilizzando le sue stesse parole.
<E questo mio sentirti, nel cuore, in tutto il corpo, mi impedisce di provare anche un minimo accenno d’odio.>
Scuote la testa con più intensità, ed io lascio le sue mani per prendergli il viso.
<Qualunque cosa tu abbia fatto, o farai in futuro, io non potrò mai odiarti perché tu sei la metà del mio cuore.>
Un sussulto gli scuote il corpo, come se le mie parole l’avessero colto di sorpresa.
<È tutta la vita che ti cerco, Logan, è tutta la vita che cerco quella metà.>
Gli avvicino il viso e sfioro le sue labbra con le mie.
<Adesso che ti ho trovato non ti lascio, neppure la morte mi porterà via da te. Perché io ti appartengo, e tu mi appartieni.>
<Sei la mia metà.>
Mi fa eco, con la voce rotta.
<Sono tuo, Amanda Martin, sono tuo da sempre e lo sarò per sempre.>
Poggio le mie labbra sulle sue, bagnandole con le lacrime che scorrono dagli occhi di entrambi.
<Meritiamo la felicità, entrambi, e la conquisteremo.>
Dico, allontanandomi dal suo viso e asciugandogli le lacrime.
<Domani, domani troveremo il modo per conquistarla.>
Deglutisco, accennando un sorriso per rassicurarlo.
<Insieme, serpente, insieme metteremo fine a questa storia. D’accordo?>
Qualcosa nel suo sguardo cambia all’improvviso, non c’è più tristezza, ma solo coraggio e determinazione.
<Si.>
Dice, attirandomi a sé e stringendomi forte.
<Metteremo fine a questa storia.>
Io so che è così.
E mentre lui mi stringe come se fosse l’ultima volta, io so per certo che questo è solo l’inizio.
Domani.
Domani troveremo il modo, conquisteremo la sua libertà, la nostra felicità.
Niente più paura, niente più segreti.
Io sono sua, e lui è mio, per il resto della nostra vita.
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Bluff
RomanceLa vita a volte somiglia ad una partita di poker, e Amanda lo sa bene. Per questo motivo ogni giorno mette in pratica gli insegnamenti di Ethan, il suo primo amore. Ethan le ha insegnato tutto sul poker, regole e trucchi, e Amanda custodisce le su...