Di notte mi succede una cosa strana.
È come se improvvisamente tutto diventa più pesante, più ingombrante.
Spesso non ci rendiamo conto di quanto sia facile pensare ai problemi durante il giorno, la luce del sole li rende meno spaventosi, sembrano risolvibili.
Ma di notte, quando il buio ci cade sopra, diventano mostri d’ombra.
Di notte tutto sembra più difficile, tutto fa più paura.
Eppure, per quanto mi riguarda, la luna è di gran lunga più bella del sole, tutto dovrebbe essere bello se illuminato dalla sua luce. Ma non è così.
Di notte il mio cuore batte più veloce, e la mia mente pensa e ripensa, come se non sapesse come spegnersi.
A volte mi perdo per delle ore a guardare il soffitto, e vago da una paura all’altra. In quel momento mi sembra tutto troppo grande, la mia vita mi sembra un gomitolo di lana annodato, ed è come se io mi sedessi a gambe incrociate dentro la mia testa con il gomitolo in mano. Giro il gomitolo, tiro qualche filo, me lo passo da una mano all’altra, ma lui resta aggrovigliato.
In quelle notti mi sembra impossibile snodare quei nodi, impossibile trovare il capo del filo.
Eppure una soluzione ci deve essere, dico a me stessa, perché una soluzione c’è sempre.
Però certe notti, mi sembra tutto privo di senso.
Certe notti non ho neanche voglia di tentare di srotolare il gomitolo, certe notti lo guardo e basta.
L’insonnia mi accompagna da quattro anni, e ormai siamo amiche, insomma va bene tra noi.
Ho cercato di combatterla, ma mi sono arresa, l’ho accolta perché lei non vuole andare via.
Quindi adesso va bene, non importa se dormo soltanto tre o quattro ore a notte, o se a volte non mi concede neanche quelle.
Mi sta bene, in fin dei conti.
È solo che vorrei cambiare pensieri, a volte.
Va bene pensare al lavoro, ai miei amici, al rapporto con i miei genitori.
È okay pensare alle mie paure, alla mia ansia per il futuro, a tutte quante le mie paranoie.
Pensare troppo non è poi così male, a volte ti permette di organizzarti, in qualche modo. Non mi importa se certe notti penso ossessivamente al mio non sentirmi abbastanza: abbastanza bella, abbastanza brava, abbastanza forte.
Tutto questo mi sta bene, in un modo o nell’altro.
Vorrei solo smettere di pensare a lui, la notte. Smettere di pensare a Ethan.
Smettere di pensare alle sue mani sul mio corpo, ai suoi baci, alla sua voce, o al suo profumo.
È difficile, però, perché quando pensi ad una persona ogni notte prima di addormentarti da quando avevi dodici anni, poi è difficile smettere.
È che io ho iniziato ad amarlo dalla prima volta che l’ho visto, da quando è entrato al Saudade’s con il suo documento falso, e papà ha finto di non accorgersene.
Quella volta mi ha guardata, e il mio cuore si è impagliato nei suoi occhi.
Ero una bambina, e non sapevo niente sull’amore, ma quando lui mi sorrideva qualcosa si muoveva nel mio stomaco.
E così io lo aspettavo, ogni giorno, seduta al bancone del bar. E lui veniva, ogni giorno, ordinava un Apple Martini e mi sorrideva.
Ogni suo sorriso era una scossa per me, ma lui non mi parlava mai, non conosceva neppure il mio nome. Io però aspettavo, ho aspettato per tre lunghi anni, ho vissuto ogni giorno in attesa di quel momento, di quel sorriso.
Ogni giorno mi facevo bella, indossavo uno dei miei vestitini colorati, legavo i miei capelli in una treccia, mi coloravo di rosso le labbra con il burrocacao alla ciliegia che mi aveva regalato Sandy, la barista a cui volevo tanto bene.
Ogni giorno osservavo con attenzione il modo in cui era vestito, come aveva sistemato i capelli con il gel, come socchiudeva gli occhi quando giocava a poker.
Osservavo il suo modo di camminare, di parlare, di sorridere, di sbuffare.
Sapevo che si mordeva il labbro inferiore quando la partita non stava andando bene, e che gli nasceva un buffo sorriso di mezzo lato quando invece aveva la vittoria in pugno.
Sapevo che non ordinava mai più di un drink, ma che se lo faceva significava che era turbato, e quando si avvicinava per ordinare il secondo lo vedevo sempre chiudere le mani a pugno fino a sbiancare le nocche.
In quei momenti avrei voluto poggiare la mia mano sulla sua, accarezzare la sua pelle e osservare i suoi muscoli rilassarsi.
Sapevo che gli piacevano i vecchi film, i libri di Bukowski, e la musica di Ludovico Einaudi.
Sapevo che suonava il piano, perché ogni tanto le sue dita si muovevano sul tavolo come se fossero sopra ad una tastiera bianca e nera.
Sono rimasta lì ad osservarlo in silenzio, ogni giorno, per tre anni.
E ogni giorno, per tre anni, lui mi ha sorriso.
Potrei dire di essermi innamorata poco alla volta, per tutto quel tempo, ma mentirei. Mi sono innamorata di lui tutto insieme, con la stessa velocità con cui un fulmine colpisce il ramo di un albero.
Non so perché è successo, non so perché tra tutti il mio cuore abbia scelto proprio lui. Ma così è stato, e io non ho potuto evitarlo.
Un giorno poi è accaduto, quando io ormai non ci speravo quasi più.
<Come ti chiami?>
Aveva detto, e io avevo creduto di sognare.
<Amanda.>
Aveva ripetuto, quando gli avevo detto il mio nome, e sulle sue labbra suonava come una poesia.
Dopo, lentamente, tutto è andato in pezzi.
Per questo non vorrei pensare a lui la notte, perché quando succede io un po' mi perdo.
È come se la mia bussola perdesse l’orientamento, e io non riuscissi più a riconoscere la strada di casa.
In quel momento la mia cicatrice inizia a fare male, come se qualcosa ci si muovesse dentro, e quando la sfioro con le dita loro tremano.
A volte il nostro cuore custodisce ricordi preziosi, ricordi che non vorremmo mai perdere, perché contengono momenti felici. Ma ricordare una felicità che non ti appartiene più può spezzarti il cuore.
Anche se, in realtà, io il cuore non ce l’ho più.
Perché Ethan l’ha portato via con sé.
<Fanculo.>
Dico, al silenzio della mia camera.
Mi alzo dal letto, scostando le coperte come se mi avessero arrecato un’offesa, e mi dirigo in bagno.
Mi osservo allo specchio e sbuffo passandomi le mani fra i capelli, ogni volta che l’insonnia mi assale in questo modo tutto il mio corpo ne risente.
Probabilmente, in realtà, sarà anche colpa della mega sbronza di ieri.
Forse è tutta colpa del serpente schifoso se stanotte non riesco a chiudere occhio, forse mi ha avvelenata anche solo toccandomi.
Firma quel contratto
mi rimbomba nelle orecchie, e io scuoto forte la testa.
Ha ragione, in effetti, dovrei davvero firmare. Non per fargli un favore, ovviamente, ma per il Saudade’s.
Faccio una smorfia allo specchio, perché so che è davvero arrivato il momento di accettare definitivamente l’accordo, per quanto io non voglia.
Sento vibrare il mio cellulare dall’altra stanza, e ancora guardandomi allo specchio aggrotto le sopracciglia. Chi può mai essere alle quattro del mattino? Cazzo, forse è Betty? Non ho idea di che fine abbia fatto, tornando a casa ero così infuriata per colpa di Logan che non ho pensato di chiamarla.
Quasi corro in camera da letto e mi getto sul telefono, in effetti c’è un messaggio di Betty.
Da: Elisabeth Miller
A: Amanda Martin
Oggetto: Esigo dettagli
Chi è l’uomo incredibilmente sexy che è venuto a dirmi che il tuo Christian Grey ti stava portando via?
Se non altro è stata avvisata, anche se non so assolutamente di quale uomo incredibilmente sexy sta parlando.
Sorrido, ma solo per un attimo, perché poi mi accorgo di un altro messaggio nella mia posta.
Da: Logan Harris
A: Amanda Martin
Oggetto: =)
Sei sveglia?
Aggrotto un’altra volta le sopracciglia, che diavolo vuole a quest’ora della notte?
Non gli basta avermi fatta incazzare già qualche ora fa?
Stacco il cellulare dal caricatore, mi sdraio sul letto incrociando le caviglie, e decido di rispondere. Solo perché è notte e non riesco a chiudere occhio.
Da: Amanda Martin
A: Logan Harris
Oggetto: Fottiti
No.
Da: Logan Harris
A: Amanda Martin
Oggetto: Strano
Come fai ad usare il cellulare? Soffri di sonnambulismo?
Da: Amanda Martin
A: Logan Harris
Oggetto: Fottiti
Soffro di repulsione verso le teste di cazzo, e tu sei una di loro.
Da: Logan Harris
A: Amanda Martin
Oggetto: Ho anche dei difetti
Passato il formicolio tra le gambe, asso?
Da: Amanda Martin
A: Logan Harris
Oggetto: Fottiti
Il tuo egocentrismo supera ogni limite, serpente. Più che formicolio tu mi provochi il prurito.
Da: Logan Harris
A: Amanda Martin
Oggetto: =(
Li conquisti tutti così gli uomini che ti porti a letto? Facendo la scontrosa, come se non te ne importasse nulla?
Da: Amanda Martin
A: Logan Harris
Oggetto: Fottiti
Di te non me ne importa nulla per davvero.
Da: Logan Harris
A: Amanda Martin
Oggetto: Bugiarda
Ah, si? Allora perché non riesci a dormire stanotte? Non sarà mica perché non riesci a smettere di pensare a me, vero?
Da: Amanda Martin
A: Logan Harris
Oggetto: Fottiti
Il giorno in cui la tua faccia invaderà i miei pensieri notturni richiederò l’eutanasia.
Da: Logan Harris
A: Amanda Martin
Oggetto: Non sei brava a dire le bugie
Buona notte, Amanda.
Lancio il telefono a faccia in giù sul letto, non avrei mai dovuto rispondergli.
Lui risveglia un livello di rabbia sconsiderato dentro di me, e non so neanche perché.
Ma stanotte la cosa che più mi fa arrabbiare è che ha ragione.
Perché stanotte, per la prima volta dopo tempo, io non sto pensando a Ethan.
Non è la sua voce quella che mi rimbomba in testa, non è suo il tocco che sento ancora bruciare sulla mia pelle, non sono i suoi occhi quelli che mi appaiono nella mente quando chiudo le palpebre.
Stanotte non riesco a dormire perché gli occhi del serpente mi perseguitano, perché le sue parole hanno toccato qualcosa dentro di me, qualcosa che stava nascosto da tempo.
Stanotte il mio nome suona come una poesia sulle labbra di qualcun altro, labbra che finora hanno solo sputato veleno. Eppure resta che qualcosa è successo, anche solo per un attimo, qualcosa dentro di me è cambiato.
Ho sempre pensato a Ethan, ogni notte da quando ho dodici anni, ma stanotte no.
Una parte di me è felice, vuole lasciarlo andare, lasciare andare ogni cosa di lui, ricordi belli e brutti.
L’altra parte però, non è pronta a cedere il suo posto a nessuno.
Il fatto è che finora nessuno è riuscito a spostarlo, nessuno è riuscito a farsi spazio nella mia mente, nessuno ha minacciato di rubargli il posto.
C’è stato solo lui, soltanto lui per tutto questo tempo.
Ma adesso è come se lui avesse fatto un piccolo passo indietro, e stesse minacciando di arretrare sempre di più, fino a sparire.
Ed io non so come questo mi faccia sentire, non so se sono pronta a dirgli addio.
Ma, soprattutto, non so se voglio lasciare il suo posto ad un serpente velenoso.
È come essere rapiti e innamorarsi del proprio rapitore, essere accoltellati e innamorarsi di chi impugna il coltello.
È una cosa che non può accadere, che non deve accadere, perché il mio cuore sarebbe destinato a soffrire e questa volta potrebbe rompersi del tutto.
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Bluff
RomanceLa vita a volte somiglia ad una partita di poker, e Amanda lo sa bene. Per questo motivo ogni giorno mette in pratica gli insegnamenti di Ethan, il suo primo amore. Ethan le ha insegnato tutto sul poker, regole e trucchi, e Amanda custodisce le su...