Mi sveglio aprendo prima un occhio, per sbirciare il materasso accanto a me.
Ma è vuoto.
Il serpente se n’è andato ed io non me ne sono per nulla accorta.
Tanto meglio, non avevo nessuna voglia di svegliarmi al suo fianco.
Le immagini della notte ormai passata scorrono veloci nella mia mente, come un flashback, ed io le caccio via.
È passato, mi dico.
Scendo dal letto dando un’occhiata alla camera, niente di diverso.
Esco in corridoio e trovo Maverick in piedi accanto alla porta, le spalle ben dritte attaccate alla parete.
Mi sorride, mentre io lo guardo interrogativa.
<Ben svegliata.>
<Che stai facendo?>
Chiedo, portandomi le mani sui fianchi.
<Niente.>
Aggrotto le sopracciglia e lui continua a sorridere, visibilmente in imbarazzo.
<Da quanto sei fuori la mia porta, Mav?>
<Un paio d’ore.>
<Ma davvero?>
Non gli do il tempo di rispondere, gli volto le spalle e mi incammino verso le scale, lui subito dietro.
Mi fermo di colpo, e gli parlo da sopra la spalla.
<Mi stai seguendo?>
<No.>
<Allora stai andando casualmente nella mia stessa direzione?>
<Proprio così.>
Già esasperata, seppur sveglia da pochi minuti, alzo le spalle e ricomincio a camminare, lui ancora dietro di me.
Raggiungo il piano di sotto, e mi incammino verso l’ufficio di Logan, Maverick a stento respira.
Apro la porta senza premurarmi di bussare, ma la stanza è vuota, e la vista della scrivania mi riporta alla mente immagini che non ho intenzione di rivivere tanto presto.
Richiudo la porta, lanciando un’occhiataccia alla guardia del corpo, che in tutta risposta mi sorride.
Riprendo a camminare nel corridoio, e inizio ad aprire tutte le porte che mi ritrovo davanti, lasciando che sbattano contro le pareti.
La stanza con il biliardo, una con un’ampia libreria a cui darei volentieri un’occhiata, una con solo un divano al centro e le pareti bianchissime (strano, tra l’altro), e un piccolo bagno.
Tutte vuote.
Raggiungo di nuovo la cucina, mi guardo intorno, niente.
A questo punto incrocio le braccia al petto e prendo a fissare Maverick con gli occhi chiusi a fessura.
<È al piano di sopra.>
Dice, dopo interminabili minuti spesi a fissarlo.
<E perché non me l’hai detto subito?>
Lui alza le spalle e sorride.
<Non me l’hai chiesto.>
Prendo fiato per dire qualcosa, urlare forse, ma ci rinuncio subito e mi dirigo all’ascensore, lui sempre appresso.
Quando le porte si aprono i colpi di pistola mi investono, e quasi riesco a sentire una pistola che si muove tra le mie mani.
Entro nell’enorme spazio semivuoto, e mi dirigo subito verso sinistra, superando il materassino rosso.
Logan continua a sparare, centrando il bersaglio ogni singola volta, ignaro della nostra presenza. Il mio cuore batte sempre più forte al suono di ogni sparo, ma continuo a camminare tenendo le spalle dritte.
Maverick prova a dire qualcosa quando mi fermo alle spalle del serpente, ma non gli do il tempo di dire una sillaba.
Batto due volte sulla sua spalla con le dita, e lui sussulta girandosi di scatto.
<Cristo santo.>
Impreca, mettendo a fuoco la mia figura, gli occhi spalancati.
<Nessuno ti ha mai spiegato che non si piomba alle spalle di una persona armata in questo modo?>
Si allontana da me, avvicinandosi ad un minuscolo tavolino su cui si trovano altre due pistole, una nera e una grigia.
<Veramente no.>
Rispondo, mentre lo osservo passare le dita delicate sulle armi lucide.
Vedendo che non replica oltre, mi faccio avanti.
<Credo occorra parlare.>
Mi avvicino di qualche passo.
<Non occorre, invece.>
Ancora non si volta a guardarmi.
<Io dico di si.>
Replico, avvicinandomi ancora.
<E io dico di no.>
Inizio ad aggrottare le sopracciglia.
<Io ne voglio parlare.>
<Io no.>
Ma fa sul serio?
<Quanti anni hai, dieci?>
Sbuffo una risata.
<E tu quanti, sette?>
Tutto questo è ridicolo, ma che gli è preso?
Colmo la distanza che ci separa, e quando gli arrivo alle spalle lo tiro per il gomito per convincerlo a guardarmi.
Quando lo fa, non c’è traccia dell’uomo gentile che mi ha aiutata a calmarmi la scorsa notte, nel suo sguardo.
Adesso c’è solo il serpente, spietato e calcolatore.
<Vuoi forse farmi impazzire?>
Un sorrisetto di mezzo lato gli si accende sulle labbra, e si avvicina al mio viso, così tanto che i nostri nasi si sfiorano.
<Conosco molti modi per far impazzire una donna, ma questo non rientra tra quelli.>
Ricambio il suo sorriso beffardo, dandogliene uno quasi felino in risposta.
<Stronzo.>
Soffio, ad un centimetro dalle sue labbra.
Inclina la testa di lato, come per studiare la mia bocca, ma poi si scosta e si rigira dandomi le spalle.
<Tom ti accompagnerà non appena sarai pronta ad andare.>
Aggrotto le sopracciglia.
<Andare dove?>
<A casa.>
Mi scappa da ridere.
<Non posso andare a casa.>
<Perché no? Non è quello che volevi?>
Gli giro intorno per fermarmi davanti a lui, ma resta con la testa bassa sulle pistole.
<È quello che volevo prima.>
<Prima di cosa?>
<Mi prendi in giro?>
Finalmente alza lo sguardo verso di me, ma non parla, imperturbabile.
<Prima che un pazzo entrasse qui e si mettesse a rincorrermi, prima che qualcuno tentasse di ucciderti.>
<Non sono morto.>
<Ma va?>
Grazie a me, vorrei aggiungere.
Senza dire altro prende a camminare verso l’ascensore, le pistole abbandonate su quel tavolino, Maverick che mi segue mentre io seguo il serpente stronzo.
<Dove vai? Stiamo parlando.>
Gli urlo, mentre gli corro dietro come un ebete.
<Abbiamo finito.>
<Veramente io sto ancora parlando.>
<Smetti di farlo, allora.>
<Logan.>
Dico, fermandomi di colpo, lui fa lo stesso.
<Non posso tornare a casa.>
<Perché no?>
Neanche questa volta mi guarda.
<Hai detto che non sono al sicuro fuori da qui.>
<A quanto pare mi sbagliavo.>
Riprende a camminare, raggiungendo l’ascensore ed entrandoci dentro.
Io lo seguo, ma mi fermo davanti alle porte.
<Maverick verrà con te.>
Dice, premendo il pulsante del piano di sotto.
<Sei più al sicuro lontana da me.>
E le porte si chiudono.
Mezz’ora dopo sono di nuovo avvolta nell’abito elegante con cui sono arrivata, e mi sento stupida e ridicola.
Raggiungo l’ufficio di Logan, sentendomi un’estranea nella casa che mi ha accolta per tutto questo tempo.
Scosto appena un po' la porta, e per un attimo mi perdo ad osservarlo, intento a leggere e firmare documenti.
Mi schiarisco la voce per attirare la sua attenzione, ma lui non alza lo sguardo dai fogli.
<Allora vado.>
<Si, vai.>
Faccio un passo in avanti, rimanendo con un piede fuori e uno dentro la stanza.
<Che succederà adesso?>
Deglutisco, e il cuore inizia a battermi veloce.
<Riprendiamo le nostre vite, esattamente com’erano prima.>
Mi risponde sfogliando altri documenti.
<E il nostro accordo?>
Stringo forte la maniglia della porta a cui sono ancora aggrappata.
<Non c’è più nessun accordo.>
Stringo fino a sbiancare le nocche.
<E il debito di mio padre?>
<Saldato.>
Indietreggio di nuovo di un passo, cercando di comprendere se queste parole mi facciano sentire sollevata o ancor più terrorizzata.
<Allora siamo a posto?>
<Siamo a posto.>
La sua voce è fredda, distaccata.
Deglutisco ancora, e mi sforzo per convincere le mie gambe a muoversi.
Mi volto e faccio per andarmene, ma mi blocco, gettando uno sguardo sopra la spalla.
<Perché mi stai mandando via, Logan?>
Il suo nome ha il sapore del peccato sulle mie labbra, ed io assaporo l’idea di pronunciarlo per sempre.
<Perché sono stanco di vederti girare per casa mia mezza nuda.>
Sorrido, ma non replico, né lo guardo.
Mi dirigo verso l’ascensore dove Maverick mi sta aspettando, i miei passi sono rumorosi sul pavimento, e nella mia testa rimbomba una sola parola.
Proibito.
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Bluff
RomanceLa vita a volte somiglia ad una partita di poker, e Amanda lo sa bene. Per questo motivo ogni giorno mette in pratica gli insegnamenti di Ethan, il suo primo amore. Ethan le ha insegnato tutto sul poker, regole e trucchi, e Amanda custodisce le su...