Ventitré

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Logan


Ventitré.
Amanda ha ventitré minuscole lentiggini sul naso, e qualcuna anche sulle guance.
Sono piccole e chiare, per questo non si riescono a vedere da lontano.
Io sono riuscito a contarle soltanto adesso, dopo un’infinità di tempo trascorso a desiderarlo. Adesso che dorme rannicchiata piccola piccola al mio fianco, e la luce dell’alba le sfiora la pelle, sono riuscito ad avvicinarmi abbastanza per contarle.
La sua pelle emana un inconfondibile profumo di ciliegia, ed io vorrei poterle baciare tutt’e ventitré lentiggini.
Non ho chiuso occhio per tutta la notte, perché sentirla respirare così vicina a me mi provoca una sensazione strana allo stomaco.
Sono sempre stato di ghiaccio, sempre, con chiunque.
Un ghiaccio solido, spesso e infrangibile.
Per questo nessuno riesce mai ad arrivare in fondo al mio cuore.
Ma lei…
Lei è fuco puro, è fiamme alte e fumo soffocante.
Sembra così piccola in questo enorme letto, eppure la notte scorsa è stata forte come una tempesta di fulmini.
Lei mi ha salvato.
Dovrei esserle riconoscente forse, forse dovrei accarezzarle i capelli e sussurrarle parole di gratitudine, proprio adesso che è immersa in un sonno profondo.
Ma avrebbe dovuto lasciarmi morire.
Sarebbe stato meglio, per entrambi.
Si è agitata tutta la notte, e un paio di volte ha chiuso le mani a pugno sulla mia maglietta. È stato difficile spostarla sul materasso affianco a me, perché si era stretta al mio corpo con gambe e braccia, e quando ho provato a spostarla la prima volta ha iniziato ad emettere versi di disappunto.
L’ho stretta a me ancora per un po', aspettando che il suo sonno si facesse più pesante e libero dagli incubi, poi sono riuscito a spostarla.
Vorrei uscire da questo letto e correre via, perché non riesco più a sopportare il profumo di lei che mi si è attaccato addosso.
Vorrei lavarlo via, insieme alle colpe che mi macchiano le mani.
Mi è sembrata così fragile quando si è accasciata sul pavimento, con quella pistola stretta tra le dita, l’indice ancora sul grilletto. Un’arma che le ho dato io, un fardello enorme che le ho lasciato cadere sulle spalle.
Schifoso pezzo di merda.
Ecco cosa sono, nient’altro che un egoista codardo.
Non avrei dovuto trascinarla a fondo con me, non avrei dovuto farla precipitare nella voragine nera che è la mia vita.
Eppure non riesco ad impedire ai miei occhi di incastrarsi nei suoi ogni volta che mi guarda, e non riesco a spiegare al mio cuore che non c’è niente di giusto in quello che sto facendo.
A volte sembra roccia durissima, lei, mi dà come l’impressione di essere inscalfibile contro le mostruosità della vita.
È forte, più di quanto potessi anche solo immaginare.
È donna.
Ed è bella, dio se è bella.
E io sono un bastardo.

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