<E chi dovrei essere?>
Betty ha insistito per occuparsi lei dei costumi, affermando che questa sarebbe stata una festa del tutto diversa da quelle che diamo di solito al casinò, e che dovevamo prepararci al meglio senza esagerare.
È anche piuttosto convinta che nessuno degli invitati opterà per un costume, ma che da bravi ricchi stronzi sfoggeranno tutti abiti di alta classe. “Un mix tra eleganza e lussuria”, ha detto.
Per questo motivo, ha pensato a degli abiti che possano spacciarsi per dei costumi nel caso in cui i ricchi stronzi dovessero onorare la tradizione di halloween, ma che al contempo possano sembrare dei semplicissimi abiti da sera.
Ci siamo ritrovati tutti e tre nella mia stanza al Saudade’s, e adesso io e Daniel ci muoviamo impacciati nei nostri abiti, mentre Betty batte le mani entusiasta da sopra il mio letto.
<Mi sembra ovvio, Mandy, guardati.>
Si alza dal letto e si avvicina a me, poggiandomi le mani sulle spalle mi fa girare verso il grande specchio accanto all’armadio.
<Capelli rossi, abito lungo fino alle caviglie, ampio spacco laterale, guanti a gomito. Mi sembra fin troppo scontato.>
Fissandomi allo specchio, cerco ancora di decifrare il personaggio che i miei abiti dovrebbero ricordare, ma nulla da fare. Riesco solo ad osservare l’alto spacco sul vestito, ringraziando silenziosamente la mia amica per aver optato per uno spacco sulla destra. Se fosse stato a sinistra la mia cicatrice sarebbe stata fin troppo visibile, e io non sarei mai uscita dalla mia camera. Per fortuna era ben nascosta sotto il tessuto dell’abito rosso.
<Sul serio non ci arrivi?>
<Vedo solo un abito rosso.>
Replico, passandomi le mani sul busto.
<Però è sexy.>
Daniel mi fa l’occhiolino, appoggiato con la spalla all’armadio, nel suo non-costume.
<Sei Jessica Rabbit, che cavolo.>
Io e Daniel apriamo la bocca in contemporanea, lasciando uscire un: aaaaaah.
Adesso capisco perché lo scollo a cuore.
Per quanto mi riguarda, però, io ed il personaggio immaginario in questione abbiamo in comune solo il colore dei capelli.
Lei, infatti, è un perfetto equilibrio tra sensualità ed eleganza, io piuttosto sembro un ramoscello secco infilato in un abito rosso con i brillantini.
<E io chi dovrei essere?>
Daniel fa qualche passo verso di noi e si posiziona anche lui davanti allo specchio, sistemandosi la cravatta e il gilet. Dal taschino del gilet pende la catenella di un orologio, e la giacca nera gessata quasi stona vicino al mio vestito. Le sue scarpe sono l’esatto opposto delle snickers che porta solitamente, e sono così lucide che probabilmente mi ci potrei specchiare.
<Te lo dico immediatamente o mi illudo che tu possa arrivarci da solo?>
Io e Danny ci scambiamo uno sguardo dallo specchio e soffochiamo una risata, mentre Betty alza gli occhi al cielo e si dirige verso il bagno.
<Sei un Peaky blinders, decidi tu chi, è irrilevante.>
Si chiude la porta alle spalle ed io e Daniel rimaniamo davanti allo specchio ancora per un po', a guardare la nostra immagine riflessa.
<È stata brava, bisogna ammetterlo.>
Mi guarda dallo specchio e abbassa gli angoli della bocca.
<Si, cazzo.>
Sorridiamo e ci buttiamo sul letto, facendo attenzione a non rovinare gli abiti.
Bisogna ammetterlo, infatti, Betty ha pensato a dei travestimenti perfetti per noi, evitandoci l’imbarazzo di presentarci in costume ad una festa che non lo prevede.
Mentre aspettiamo che Betty si prepari, io e Daniel prendiamo due birre dal piccolo frigo che ho in camera, e ce le godiamo sul letto.
<D’accordo, apriamo le scommesse.>
Incrocia le gambe sul letto e mi sorride, prima di prendere un sorso dalla sua bottiglia.
<Dieci dollari che si traveste da Winx.>
Scoppio a ridere e la birra quasi mi va di traverso.
<Perché mai dovrebbe vestirsi da Winx?>
Lui fa spallucce e sorride, con la bocca sul collo della bottiglia.
<Che ne so, è una ragazza.>
<E questo che dovrebbe significare?>
<Non siete tutte super fan delle fatine colorate, fastidiosamente perfette? Sono sicuro che si travestirà da Stella, sbraitano allo stesso modo.>
Aggrotto le sopracciglia e mando giù il mio sorso di birra.
<Tu guardavi le Winx?>
<Cosa? No.>
<Allora come fai a sapere che Stella è solita sbraitare?>
Accenna un sorriso e beve dell’altra birra, io arriccio le labbra per nascondere un sorriso.
<Intuito?>
<Come no.>
Non facciamo in tempo a metterci a ridere che la porta del bagno si spalanca. Betty esce alla luce della camera, con i biondi capelli acconciati solo sul davanti, le labbra appena macchiate di rosso, e un abito di un bianco candido che quasi mi fa socchiudere gli occhi.
<Wow.>
Daniel resta a bocca aperta, e io mi trattengo dal fare lo stesso.
La nostra amica è meravigliosa, così bella che per un attimo mi passa per la mente l’ipotesi di potermi innamorare di lei.
<B, sei bellissima.>
Lei mi sorride, ma il suo sguardo resta fisso su Daniel, come se aspettasse la sua approvazione.
<E chi dovresti essere?>
Le chiede lui, invece.
<Boh.>
Senza il minimo entusiasmo si avvicina allo specchio e si da un’occhiata, lisciandosi la gonna del vestito che le arriva alle ginocchia.
<Una sposa, una vergine, un fantasma. Non saprei, fa lo stesso.>
<Mi stai dicendo che hai ideato i nostri costumi nei minimi dettagli ma per te hai solo pensato ad un vestitino bianco?>
<Esatto, grillo parlante.>
Si volta verso di noi e chiude la mani a pugno sui fianchi.
<Semplicemente mi piaceva il vestito.>
Non faccio in tempo a dirle che è bellissima in ogni caso, e che il costume non è per nulla importante, perché il telefono della camera inizia a squillare.
Mi allungo sul letto per arrivare al comodino, consapevole del fatto che lo spacco del mio vestito si sta aprendo un po’ troppo, prendo la cornetta e rispondo.
Chiamano dalla hall per avvertirci che la macchina è arrivata.
Chiudo la telefonata e mi alzo in piedi, mentre i miei amici mi guardano in silenzio e in attesa. Mi do un’ultima occhiata allo specchio, spostando i capelli dietro le spalle, e prendo un lungo respiro.
<È il momento, amici miei.>
Per tutto il tragitto fino all’uscita del Saudade’s, le persone che incontriamo ci fissano quasi incantate. Quando arriviamo davanti alle porte scorrevoli, Betty e Daniel escono prima di me, io invece mi fermo per un attimo ad osservare le grandi porte alla mia sinistra. Sono le porte che conducono al casinò, e da dentro proviene della musica e un sacco di risate. Vorrei tanto poter restare lì.
Scuoto la testa ed esco anch’io all’aria fresca della sera.
Davanti all’auto, Maverick se ne sta in piedi con una mano dietro la schiena e l’altra a tenermi aperta la portiera.
<Maverick.>
Lo saluto, prima di piegarmi per salire in auto.
<Signorina Martin.>
Chiude la portiera e sale davanti, nel posto del passeggero, accanto a Tom.
<Ciao,Tom.>
Dico, una volta in auto.
<È sempre un piacere, signorina.>
Gli sorrido dallo specchietto retrovisore, poi lui mette in moto e parte.
Dopo un po', Betty richiama la mia attenzione, indica Maverick e si sventola la mano davanti al viso come se avesse caldo. Io evito di sbottare a ridere, ma comprendo perfettamente i suoi pensieri. Maverick è decisamente attraente, e il fatto che parli poco lo rende intrigante a livelli smisurati. Suppongo che chiunque vorrebbe avere il piacere di scoprire cosa nasconde sotto i vestiti neri.
Chissà se indossa mai un colore diverso, mi chiedo.
Quando arriviamo a destinazione, sono l’ultima a scendere dall’auto, mentre sento le urla soffocate dei miei amici.
Quando finalmente anch’io riesco a puntare lo sguardo su ciò che loro stanno ancora ammirando, mi sento quasi costretta a darmi un pizzico per assicurarmi di non essermi addormentata durante il viaggio.
La villa davanti a noi è enorme, di un bianco purissimo che entra perfettamente in contrasto con il verde dei giardini che la circondano. Calde luci gialle donano al posto un’illuminazione soffusa, che ricorda un cielo stellato. Sono incantata sotto ogni aspetto, ma il fiato viene a mancarmi ancora di più quando il mio sguardo si abbassa sull’alta scalinata che porta all’entrata.
Lì, in piedi con le mani in tasca, in un abito dello stesso colore dei miei capelli, il serpente mi guarda come se mi stesse aspettando da una vita. È incredibile come, senza volerlo, i nostri abiti siano perfettamente abbinati l’uno all’altro.
I miei amici quasi corrono verso di lui, come se avessero visto la luce, ed io li seguo lentamente mentre i tacchi delle mie scarpe tintinnano sul pavimento di marmo.
<Entriamo?>
Lui mi sorride, offrendomi il braccio, e per un fugace momento io mi sento come una principessa al braccio del suo principe.
Mi riprometto di fare la brava, ricordandomi del nostro accordo e del ruolo che devo interpretare. L’ultima volta, alla cena d’affari, ho perso il controllo e mi sono lasciata trasportare dalla corrente dei miei ideali. Ma non deve accadere ancora. Se faccio arrabbiare il serpente, lui potrebbe decidere di cancellare il nostro accordo e papà tornerebbe ad essere in debito con lui.
Non gli ho mai chiesto la somma esatta di quel debito, ma sono sicura che per ripagarlo non basterebbe qualche serata al casinò con un ricco incasso.
Perciò, mantengo dritte le spalle e cammino sotto braccio con il mio nemico, quasi fiera.
All’interno quel posto mi ricorda le sale da ballo che si vedono nei film, un misto tra Bridgerton e il cartone animato Anastasia.
Logan inizia a spiegare a Betty e Daniel qualcosa sulle origini della villa o dei proprietari, ma io neppure l’ascolto. Sono incantata dagli enormi quadri con le cornici in oro che decorano le pareti, raffiguranti formose ed eleganti donne nei loro abiti dalle gonne ampie. Al centro della sala, la gente danza in coppia, come se quello fosse davvero un ballo dell’alta società del milleottocento. Questa festa non ha nulla a che vedere con ciò a cui sono abituata, e in questo momento ringrazio Betty per aver scelto per noi gli abiti adatti. Ogni singolo invitato si muove sul pavimento lucido in abiti eleganti e sfarzosi, nessuno di loro indossa un costume di halloween, e in questo momento mi sembra improvvisamente una cosa stupida da fare.
Un cameriere con un vassoio pieno di flûte di champagne ci passa accanto, e Logan lo ferma, prendendo un bicchiere anche per me. Lo accetto volentieri, ma non lo ringrazio.
<Per cos’è questa festa? Di certo non per halloween.>
Daniel si guarda intorno, anche lui con un bicchiere in mano, e io mi rendo conto di come il suo abito si adatti alla situazione.
<Ovviamente no.>
Il serpente gli risponde prendendo un sorso di champagne, io mi imbambolo ad osservare il mondo in cui le sue labbra si bagnano, senza sapere perché.
<Allora per cosa?>
Betty guarda in alto con la testa reclinata all’indietro, e i suoi occhi quasi luccicano.
<Per ostentare ricchezza, naturalmente.>
Mentre i miei amici osservano ogni dettaglio di quel mondo lontano dal nostro, io noto che lo sguardo del serpente ha velocemente cambiato direzione. Lo seguo, imbattendomi in un uomo brizzolato, con un abito grigio, che chiacchiera sorridendo con gruppo di donne adoranti.
<Godetevi la festa.>
Dice, e Betty e Daniel non lo ascoltano neppure. Mi sorpassa, sfiorandomi il braccio con il suo, ed io quasi sussulto. Lo guardo mentre si avvicina all’uomo e gli dice qualcosa all’orecchio, lui smette improvvisamente di sorridere e poi gli fa cenno di seguirlo. Escono dalla mia visuale, ed io sento la voglia di seguirli. Mi chiedo cosa mai abbia detto all’uomo per provocargli una simile reazione.
Questo pensiero svanisce, quando dopo un’ora mi ritrovo seduta a un tavolo completamente sola, mentre i miei amici ballano come due scimmie ubriache.
Del serpente nessuna traccia, è sparito da così tanto tempo che forse dovrei andare a cercarlo per assicurarmi che non sia morto, se solo mi importasse di lui.
<Che fa qui tutta sola una ragazza come te?>
Alzo lo sguardo verso il ragazzo in piedi davanti a me, e sulle mie labbra compare un sorriso che non promette bene, per niente.
È alto, dalla carnagione olivastra. Dei morbidi riccioli bruni gli ricadono sulla fronte, e i suoi occhi mi ricordano il colore del miele.
<Beve vino.>
Gli dico, alzando appena il mio bicchiere macchiato di rosso.
<Credo sia il terzo, più o meno.>
<Oh, beh, in questo caso.>
Avvicina una sedia accanto a me, chiama un cameriere e gli chiede di portare una bottiglia.
<Non posso lasciartelo fare da sola.>
Interessante, davvero interessante.
Quattro o cinque bicchieri più tardi, sono ubriaca. La testa mi gira come una ruota, e la mia vescica è in procinto di scoppiare.
Ma Josh, il ragazzo dagli occhi color miele, mi fa ridere così tanto che mi fa male la mandibola.
Lui, al contrario mio, sembra ancora perfettamente sobrio. Mi chiedo come sia possibile, considerando che ci siamo scolati un’intera bottiglia di champagne costosissimo.
Mentre rido, probabilmente somigliando ad un ippopotamo con la bocca spalancata, una mano mi piomba proprio davanti al naso.
Mi giro per seguire il braccio, e vedere alla testa di chi è attaccata.
Il serpente mi fissa dall’alto con quei suoi fastidiosi occhi grigi, e la sua bocca è piegata nel suo solito sorrisetto beffardo.
<Che c’è?>
Gli chiedo, cercando di mostrarmi più sobria possibile.
<Balliamo.>
Quasi gli scoppio a ridere in faccia, ma se lo facessi probabilmente si girerebbero tutti a guardarmi. Quando bevo troppo non so proprio come mantenere basso il tono di voce.
<Te lo scordi.>
Poggio la mia mano sulla sua, ignorando la piccola scossa che percepisco tra le dita, e gliela sposto da davanti la mia faccia. Torno a guardare Josh, cercando di sorridere e ignorare la presenza oscura che sta ancora impalata accanto alla mia sedia.
<Forse dovremmo andare in un posto più tranquillo, che ne dici?>
Josh si alza, sistemandosi la giacca, ed io lo imito barcollando sui tacchi.
<Dico che è una meravigliosa idea.>
Non faccio in tempo a muovere un passo che Logan mi afferra per il braccio e mi trascina via. Vorrei urlare, ma sono troppo impegnata a concentrarmi per mantenere l’equilibrio. Tacchi a spillo e alcol non vanno per niente d’accordo, per quanto mi riguarda.
Mi trascina quasi al centro della sala, lontana anni luce da Josh che ormai non vedo neanche più.
Mi cinge la vita con un braccio, e quando la sua mano si poggia sul mio fianco un brivido mi sale da lì fino alla punta delle dita. Resto immobile quando mi prende una mano e la posiziona sulla sua spalla, mentre chiude l’altra dentro la sua. Con una leggera spinta mi avvicina a lui, così tanto che sento il suo petto alzarsi e abbassarsi attaccato al mio seno.
<Che cavolo fai?>
<Sto ballando.>
Inizia a muoversi in un lento, ed io mi ritrovo a seguirlo, nonostante io non abbia la minima idea di come si balli un lento.
<Si da il caso> inizio, cercando di muovere i piedi e la bocca allo stesso tempo, senza pestargli le lucide scarpe.
<che io ero nel pieno di una conversazione, una davvero interessante.>
Sorride di mezzo lato, ed io mi sento infastidita e ammaliata allo stesso tempo.
<Era così interessante che non ti sei neanche accorta di come continuava a riempire il tuo bicchiere, mentre il suo restava intatto.>
Effettivamente Josh non sembrava minimamente scosso dall’alcol, come se non avesse bevuto neanche un sorso. Ma se fosse davvero così, come ho fatto a non accorgermene? Forse l’alcol gioca un brutto scherzo alla mia attenzione, o ai miei riflessi.
<Non è così che si conquista una donna.>
Tossisco una risata e lo guardo dal basso, mentre lui guarda fisso sopra la mia testa.
<E come si conquistano le donne, latin lover?>
Abbassa il viso e mi guarda dritto negli occhi.
<Vuoi saperlo davvero?>
<Illuminami.>
Dico, prendendo un lungo respiro e alzando appena il mento.
<Beh, se io volessi conquistarti, asso, non mi servirebbe farti bere neppure un sorso di vino.>
Abbassa il viso ancora di più, avvicinando la bocca al mio orecchio. La sua presa sul mio fianco si rafforza appena, e mi spinge più vicina a lui di qualche centimetro.
<Mi basterebbe sussurrarti all’orecchio,in questo modo.>
Dice, in un sussurro, mentre le sue labbra mi sfiorano appena il lobo.
<Dirti quanto sei bella stasera, o raccontarti di come questo vestito ti incornici il culo alla perfezione, come se ti fosse stato cucito addosso.>
Quasi smetto di respirare, e cerco in tutti i modi di calmare il battito del mio cuore. Ho paura che possa sentirlo data la vicinanza del suo petto al mio.
<Oppure, ancora, ti direi di come il suo spacco sia vergognosamente alto, così tanto che mi da l’impressione di poter arrivare a toccare la parte più bella di te allungando un solo dito.>
Dovrei scostarmi, allontanarmi da lui, dovrei…
<O più semplicemente, ti direi che il colore dei tuoi occhi è già diventato il mio colore preferito, così tanto che vorrei tingerci le pareti di casa mia.>
Si scosta dal mio orecchio e io quasi sussulto, mi guarda negli occhi e le mie gambe si fanno molli d’improvviso.
<Che te ne pare?>
Sorride ancora, con quel sorriso di mezzo lato che probabilmente fa impazzire qualsiasi donna sulla faccia della terra.
Ma i miei occhi hanno qualcosa che non va, mi stanno improvvisamente implorando di chiuderli, solo un attimo.
<Io...tu...>
Non mi sento più padrona del mio corpo, non ricordo più come si muovono le labbra o come si sta in piedi.
Solo un attimo, penso, chiudo gli occhi solo per un attimo.
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Bluff
RomanceLa vita a volte somiglia ad una partita di poker, e Amanda lo sa bene. Per questo motivo ogni giorno mette in pratica gli insegnamenti di Ethan, il suo primo amore. Ethan le ha insegnato tutto sul poker, regole e trucchi, e Amanda custodisce le su...