<È davvero assurdo.>
<Io lo trovo intrigante, invece.>
Amo Betty sotto ogni punto di vista. Amo la sua esuberanza, la sua gioia contagiosa. Amo il suo modo di vedere il mondo, perché lei non si pone mai il problema del parere degli altri, per lei se una cosa ti fa stare bene devi farla e basta. Per lei non esistono i se e i ma, limiti che a me invece hanno sempre perseguitata.
Amo tutto ciò che è, a dire la verità, anche i suoi momenti no, quelli che poi ci portano a litigare. Amo anche litigare, con lei, perché poi passare del tempo insieme ha un po' più valore.
Ho due migliori amici, e li amo entrambi, ma se la storia delle anime gemelle fosse vera Betty sarebbe sicuramente la mia.
<Scherzi, spero.>
<Per niente.>
La nostra sessione di gossip e maschere per il viso settimanale è iniziata da un paio d’ore, durante le quali le ho raccontato dell’assurda proposta del serpente. Mi ero ritrovata spesso ad arricciare le dita dei piedi e a stringere le cosce, mentre le raccontavo i dettagli più minuziosi, e la cosa non mi è piaciuta granché. Ci ho ripensato tutta la notte, al nostro incontro, ho pensato a fondo, ho ragionato sui pro e i contro. Vantaggi per me, a quanto pare, non ce n’è. Non ho neanche scelta, però, o così oppure papà rimane in debito, e questo chissà dove ci porterebbe.
<B, mi ha praticamente dato della puttana.>
Alzo le sopracciglia per sottolineare l’ovvio, perché è scontato odiarlo dopo questo.
<E tu, ovviamente, non lo sei.>
Qualcosa nel suo tono mi fa socchiudere appena gli occhi, c’è qualcosa che non dice, ma io la conosco troppo bene.
<Ma?>
<Cosa?>
<C’è un ma, parla.>
Sorride e si muove a quattro zampe sul letto, nel suo accappatoio bianco con le iniziali del Saudade’s ricamate sopra, mi raggiunge ai piedi del letto.
<Insomma, siamo sincere, ricordiamo entrambe le tue serate pazze.>
Appoggio il mento sulle mani giunte sul letto, e la guardo un’altra volta con gli occhi stretti a fessura.
<Quelle in cui finisci sempre nel letto di qualcuno.>
Apro leggermente la bocca ma poi la richiudo.
<Quelle in cui...>
<D’accordo B, è chiaro, grazie.>
Betty ridacchia e si distende anche lei a pancia in giù, affianco a me.
<Non sto dicendo che ha ragione, solo che è lecito che lo pensi, se è a conoscenza di tutto questo.>
Questa, infatti, è una questione che devo approfondire. Come fa lui a sapere queste cose così private di me? Soprattutto perché non era neppure a Las Vegas, fino a pochi mesi fa.
<Lui non sa perché lo faccio, però.>
Il suo viso si addolcisce, e allunga una mano per scostarmi dal viso una ciocca rossa.
<E perché lo fai, piccola combina guai?>
<Non lo so.>
Una grossa bugia, una stratosferica bugia. So bene perché lo faccio, so perché da quattro anni preferisco concedermi solo il piacere della lussuria, e mai il calore di una carezza. Il sesso senza impegno fa meno male, non rischi di ferirti, non hai paura dell’abbandono. Il sesso senza impegno è solo questo, sesso.
È il concedersi debolezza per un attimo, ma senza esporre mai il cuore. Sei nuda, ma non lo sei davvero. È puro piacere, è come ricaricare la batteria del tuo corpo, come una boccata d’aria fresca. Però non fa male, non lo fa mai.
<Non c’è niente di male nell’avere paura, Mandy.>
<E di cosa dovrei avere paura?>
Sorrido sarcastica.
<Di lui?>
<Dell’amore.>
Mi tiro sui gomiti e la guardo perplessa.
<Mi stai dicendo che dovrei innamorarmi di lui?>
Rido ancora, stavolta più forte, scossa dalla follia che mi è appena uscita di bocca.
<No, stupida. Sto dicendo che non devi vergognarti per ciò che fai, anche se si tratta di notti bollenti con degli sconosciuti. È giusto, se non sei pronta ad aprire il tuo cuore.>
Betty si alza dal letto, mentre la sveglia del suo cellulare suona per avvisarci della fine del timer che avevamo impostato, la spegne e mi guarda.
<Sono passati quattro anni Mandy, concediti di andare avanti.>
Si dirige in bagno, per sciacquare via la maschera per il viso che avevo anch’io sulla pelle, ma io resto immobile a riflettere su ciò che mi ha appena detto.
È la verità, è passato tanto tempo, e forse quel tempo basta per guarire le ferite. Io però sento ancora dolore, non è più insopportabile, non mi opprime più il petto, ma c’è ancora.
Lo sguardo mi cade sulla mia coscia sinistra, l’accappatoio si è spostato scoprendo la mia cicatrice. A volte mi impongo di non guardarla, perché farlo mi riporta indietro nel tempo, a quei ricordi che una parte di me vorrebbe tanto poter cancellare. Altre volte però ci riesco, la guardo e ci passo un dito sopra, accarezzando quella pelle più rosata e più ruvida. Quando la tocco il suo viso mi torna in mente, e la sua voce mi rimbomba nella testa come quelle canzoni che non riesci a dimenticare, neanche quando non le ascolti più.
Ti amo, Amanda.
Ma cosa mi ha lasciato quell’amore?
<E comunque>,Betty fa capolino con la testa dalla porta del bagno, e l’asciugamano che tiene sui capelli si inclina di lato.
<tutte vorrebbero avere un Christian Grey, sei fortunata e non te ne rendi conto.>
Sorrido di mezzo lato e la raggiungo in bagno, alzandomi dal letto quasi con un salto.
<Ehi B, che hai da fare stasera?>
Alza la testa dal lavandino, con la maschera mezza sciacquata via e gli occhi chiusi.
<Lavoro. Sai, proprio qui sotto, nel tuo casinò.>
Tolgo l’asciugamano dai miei capelli, prendo il pettine e inizio a districare i nodi.
<Hai detto bene, è il mio casinò.>
Betty finisce di sciacquarsi la faccia e mi guarda, mentre delle piccole goccioline le scorrono sul viso e sul collo.
<Stai farneticando?>
Sorrido guardandomi allo specchio, mentre la parte un po' ribelle di me torna a farsi viva.
<Elisabeth Miller, con i poteri che mi sono stati conferiti da Christopher Martin, nonché mio padre>, aggiungo bisbigliando e portandomi una mano al lato della bocca.
<io ti concedo, ufficialmente, la serata libera.>
Betty scoppia a ridere.
<Hai la febbre?>
<Forse, anzi molto probabile.>
Lei ride ancora e contagia anche me.
<Cos’hai in mente?>
<Non lo so.>
Sorrido un’altra volta guardandomi allo specchio.
<Ma di sicuro qualcosa di folle.>
E proprio quella follia ci spinge fuori dalla mia camera, alla fine.
Per colpa di quella follia, ho indossato dei pantaloni di pelle aderenti e un top di paillettes argentato. Ho legato i capelli in una treccia e ho messo un rossetto rosso sulle labbra.
Io e Betty avevamo rubato una bottiglia di vodka dal bar prima di uscire, attuando una delle nostre tattiche infallibili.
Io avevo distratto Danny al bancone, parlandogli di questioni riguardanti l’organizzazione degli spettacoli al Saudade’s, lui non ne capiva molto però stava comunque ad ascoltare.
Approfittando di quella distrazione Betty si era intrufolata dietro al bancone, camminando a quattro zampe, ed era uscita allo stesso modo tenendo stretta la bottiglia. Mi aveva fatto un cenno, dalle spalle di Danny, ed io mi ero allontanata da lui con una scusa.
Per fortuna, dato che il Saudade’s si trova sulla Strip, non risulta mai particolarmente complicato raggiungere un locale in cui intrattenerci.
Perciò io e Betty avevamo camminato sui nostri tacchi scomodi, bevendo a turno dalla bottiglia, e poi ci eravamo infilate nel primo locale da cui proveniva della musica.
Avevamo ballato come due matte, per ore probabilmente, e io avevo deciso di godermi il mio libero arbitrio per un po'.
Per forza di cose, prima o poi, dovrò accettare l’accordo del serpente. Questo comprende anche tutti i suoi obblighi e i suoi divieti, e non posso rifiutare neppure quelli.
Il Saudade’s è più importante di qualsiasi altra cosa, più importante persino di me stessa, e io non posso rischiare di perderlo.
Se papà non trovasse i soldi per ripagare Logan, probabilmente il casinò ne rimetterebbe in qualche modo, e io questo non lo permetterò mai.
Quindi, l’accordo è da accettare, che mi piaccia o no. Ma quando farlo, e come farlo, è una decisione che spetta unicamente a me.
Perciò, qui e ora, in questo locale fin troppo rumoroso, mi godo i miei piccoli attimi di libertà. Prima di firmare il mio patto con il diavolo.
<Vado a prendere da bere.>
Urlo a Betty, cercando di sovrastare la musica.
<Anche per me, ti prego.>
Le sorrido e mi allontano, sgomitando tra la folla. Arrivo al bancone del bar e mi lascio cadere su uno degli sgabelli, sfinita.
<Due vodka lemon, per favore.>
Il barista mi sorride e inizia a muoversi dietro al bancone per preparare i drink che ho ordinato, mentre aspetto che siano pronti un ragazzo si lascia cadere sullo sgabello affianco a me. Lo osservo, notando i suoi capelli tirati indietro con del gel, le sue orecchie piccole e i suoi zigomi pronunciati.
Senza dubbio un ragazzo dal bell’aspetto, nella sua camicia nera e i pantaloni abbinati.
<Cosa ci fa una bella ragazza seduta qui da sola?>
Lo stavo osservando così attentamente che non mi ero accorta che si fosse voltato anche lui a guardarmi.
Prima che io possa rispondere, il barista poggia due bicchieri proprio davanti a me.
<Non sono sola, vedi?>
Gli indico i due drink sul bancone.
<Il tuo ragazzo ti manda a ordinare i drink da sola? Io fossi in lui ti starei sempre appiccicato, per paura che qualcuno possa rubarti.>
Sorride malizioso, e io capisco subito dove vuole arrivare, perciò ricambio quel sorriso per nulla innocente.
<Nessun ragazzo.>
Il suo sguardo viene attraversato da un lampo, e poi scende giù ad osservare il mio aspetto.
Quello mi piace, lo sguardo predatore di un uomo, lo sguardo che ti fa sentire desiderata ma che ti da la libertà di scelta.
<Come ti chiami?>
Chiede, tornando a guardarmi negli occhi. Io prendo uno dei due bicchieri e mi porto la cannuccia alle labbra, bevendo un sorso. Dopo aver bevuto, passo la lingua sul labbro inferiore, e mi godo il suo sguardo ipnotizzato che segue quel mio movimento.
<Ha importanza?>
Poso il bicchiere e mi sporgo sullo sgabello, gli sfioro il collo con il naso e sussurro vicino al suo orecchio.
<Non ti serve sapere come mi chiamo per scoparmi.>
Mi allontano in tempo per guardare le sue labbra schiudersi e poi piegarsi in un sorriso bramoso, senza dire una parola mi prende per il polso e mi trascina dietro di sé.
Lo seguo mentre il mio sangue già si scalda, poi mi fermo un attimo prima di oltrepassare la porta della toilette.
<Solo un attimo, devo fare una cosa.>
Lui sorride ancora, con lo sguardo che mi sta già spogliando, poi mi lascia il polso per permettermi di fare ciò che devo.
<Fa’ in fretta, bambolina.>
Quando si richiude la porta alle spalle, prendo il cellulare dalla borsa e digito sullo schermo più in fretta che posso, non ho intenzione di perdere un minuto di più. Quella è esattamente la distrazione che mi serve, e io non perderò l’occasione di lasciarmela scappare.
Digito sulla tastiera e rileggo in fretta prima di inviare.Da: Amanda Martin
A: Logan Harris
Oggetto: Promemoria per teVAFFANCULO, SERPENTE!
Premo invio, mentre il cuore mi batte forte in preda all’adrenalina, poi varco la porta e la richiudo alle mie spalle.
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Bluff
RomanceLa vita a volte somiglia ad una partita di poker, e Amanda lo sa bene. Per questo motivo ogni giorno mette in pratica gli insegnamenti di Ethan, il suo primo amore. Ethan le ha insegnato tutto sul poker, regole e trucchi, e Amanda custodisce le su...