Indelebile

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Il mondo si è zittito di colpo.
Intorno a noi solo il suono dei nostri respiri affannati, mentre entrambi restiamo distesi a pancia in su sul pavimento, in attesa che il battito dei nostri cuori torni regolare.
Improvvisamente non esiste nient’altro per me, nessun dolore, nessuna paura. Tutto tace, nella mia testa e intorno a noi, come se ci fossimo chiusi in una solida bolla di sapone impenetrabile.
Vorrei restare così per sempre, questo silenzio è accogliente, una cosa nuova che non ho mai sentito prima.
Mi piace questo silenzio, questa quiete profumata.
Dura poco, però, perché Logan lo rompe alzandosi dal pavimento, e la mia mente entra in allarme.
Adesso dirà che tutto questo non ha alcun significato, mi urla la mia vocina interiore.
Dirà che è stato solo sesso, che non esiste un prima e tanto meno un dopo.
Dirà che ha sempre desiderato il mio corpo, forse, ma che la connessione della mente e delle anime è tutta un’altra storia.
Che siamo solo due persone che si sono procurate piacere a vicenda, che è stato solo un dare e avere reciproco ma momentaneo.
Sono tutte cose che avrei detto io, in altre circostanze. Frasi fatte che ho ripetuto più e più volte negli ultimi cinque anni.
Con lui però non mi sono neppure passate per la mente, neanche per un istante.
Perché tutto questo per me è stato di più.
Si alza in piedi e si ferma a guardarmi dall’alto, ed io mi sento così patetica, completamente sdraiata e sfinita ai suoi piedi.
Il suo sguardo è serio, quasi duro, ed io inizio a prepararmi mentalmente per ciò che sta per dire.
Però, ad un certo punto, i suoi occhi si abbassano verso il mio seno ancora scoperto, arrossato dalla presa forte della sua mano. Poi, in totale silenzio, scende ancora verso la gonna del mio abito, e si ferma sulle mie mutandine ancora scoperte.
Per istinto, vorrei muovermi di scatto e coprire quella parte di me che gli è appartenuta fino ad un attimo fa, ma quando le sue labbra si piegano in un sorrisetto soddisfatto, la mia pelle si ricopre di brividi.
<Sei bellissima.>
Dice, tornando a cercare i miei occhi, e nel mio stomaco iniziano a svolazzare farfalle.
<Anche tu.>
Riesco a dire, ricambiando il suo sorriso.
A questo punto allunga una mano verso di me, e me la porge per aiutarmi a tirarmi su.
<Andiamo.>
Esito prima di stringergliela, e lo guardo di sbieco.
<Dove?>
<Preferiresti rimanere distesa sul pavimento?>
Sorride, ed io mi trattengo per non sogghignare.
<Non sembra male come idea.>
<Io ho un’idea migliore, però.>
Il suo è un dolce invito, e la curiosità mi spinge ad afferrargli la mano immediatamente, lasciando che mi aiuti ad alzarmi.
Resto in silenzio mentre lui intreccia le sue dita alle mie, anche se questo gesto mi fa battere forte il cuore.
Dopo essermi sistemata il vestito, lo seguo come una bambina, con la mano stretta alla sua, mentre lui apre la porta della camera in cui sembriamo esserci persi per giorni interi.
Si immette nel corridoio, e quando giungiamo in cucina, Logan non degna di uno sguardo i suoi amici seduti sugli sgabelli.
Io invece li osservo, e mi scappa un risolino quando noto Tom schiacciarmi un occhio, mentre Maverick ci guarda con la bocca spalancata, una mela rossa ferma ad un passo dalla sua bocca.
Superiamo la cucina, mi conduce verso le scale, e mentre le percorriamo mi torna in mente quella volta in cui mi ha portata su tra le sue braccia.
Quando raggiungiamo il piano di sopra, superiamo la porta della mia vecchia camera, e una parte di me vorrebbe sbirciare dentro per scoprire se è rimasta come l’ho lasciata.
Logan si ferma invece verso una porta più avanti, ed io mi chiedo per quale motivo non ho mai indagato su cosa contenessero le altre camere su questo piano.
Quando fa scattare la maniglia, mi ritrovo a trarre un lungo respiro, cercando di preparami a ciò che mi aspetta oltre la porta.
Ma quando facciamo un passo dentro la stanza, e Logan accende le luci, mi ritrovo a sorridere difronte una semplicissima vasca da bagno.
La stanza è abbastanza grande, ma è praticamente vuota.
C’è solo una comoda vasca da bagno bianca al centro, con i piedi che ricordano le zampe di un animale ricoperte d’oro.
Dietro la vasca, ampie vetrate che affacciano sulla città sfavillante di luci, sulla parete sinistra due lavandini in marmo bianco, e sulla destra…
una parete di specchi.
Uno specchio enorme, che si estende da un angolo all’altro, ricoprendo per intero la parete, e riflettendo l’immagine della vasca bianca.
Mentre io osservo la stanza, Logan procede di qualche passo fino a raggiungere la vasca, apre il rubinetto e l’acqua inizia a scorrere.
<Sei un amante del minimal.>
Ammicco, muovendomi di poco nella stanza.
Lui si volta a guardarmi, mentre io mi guardo intorno curiosa, come se ci fossero dettagli particolari da notare. Praticamente ho già visto tutto restando ferma sulla porta.
<Chiudi la porta.>
Mi dice, e a questo punto il mio sguardo saetta su di lui.
<Per...>
Mi ritrovo a balbettare, mentre lui mi studia con la testa inclinata di lato e quel sorrisetto di sfida sulle labbra.
<Per fare cosa?>
Ma che razza di domanda è? Devo essermi rincretinita.
<Un bagno.>
Risponde indicando la vasca, il serpente sulla sua clavicola che sorride.
<Non ti va?>
<Ma...>
Mi ritrovo nuovamente a balbettare, e mi chiedo cosa diavolo mi stia succedendo.
Fino a qualche minuto fa ero distesa sotto di lui, completamente alla sua mercé, e adesso sembro una verginella impaurita.
<Insieme?>
Il suo sorriso si fa più perfido, e i muscoli dei suoi bicipiti si contraggono quando incrocia le braccia al petto.
<Ti piacerebbe di più se io mi sedessi qui a guardarti, mentre fai il bagno da sola?>
Mi ritrovo a deglutire, mentre la mia temperatura aumenta di qualche grado.
Cerco di tornare in me, e vado alla disperata ricerca di quella scintilla maliziosa che di solito mi contraddistingue.
È tutto così nuovo per me, noi, questo nostro nuovo gioco.
È strano, ma non vorrei rinunciarci per nulla al mondo.
<Ti piacerebbe guardarmi?>
Cerco di colorare anche il mio viso con lo stesso sorriso che giace sul suo, e le mie parole gli fanno brillare gli occhi.
<Mi condurrebbe alla follia.>
Il mio cuore accelera, e tra le mie gambe torna un calore familiare.
Per qualche istante, nella stanza regna il solo suono dell’acqua che riempie pian piano la vasca, e i nostri corpi si attraggono come se fossero richiamati da un dolce canto.
<Chiudi la porta e vieni qui, Amanda.>
Mi ritrovo a fare come dice, e in silenzio chiudo la porta e mi muovo verso di lui.
Quando mi fermo ad un passo dal suo volto, vorrei solo alzarmi in punta di piedi e baciare le sue labbra.
Ma lui alza un dito davanti al mio viso, e lo fa ruotare, indicandomi di voltarmi.
Anche questa volta, come una marionetta nelle sue mani, faccio come dice e giro su me stessa, dandogli le spalle.
Si muove dietro di me, e quando fa scorrere un dito sulla mia spalla per spostarmi i capelli, il mio corpo si riempie di brividi.
D’istinto piego la testa su un lato, lasciando il collo scoperto, invitandolo a prendere ciò che vuole.
E lui accetta volentieri il mio invito, iniziando a baciarmi la pelle tra il collo e la spalla.
Completamente vulnerabile al suo tocco, mi ritrovo a schiacciarmi contro il suo corpo, percependo qualcosa premermi sul fondo schiena.
<Non sei ancora sazia, asso?>
Getto la testa all’indietro, poggiandomi sulla sua spalla, mentre lui continua a baciarmi la pelle.
<E tu?>
Quasi ansiamo rispondendo, ma lo stuzzico premendo il sedere verso di lui.
<Io ho ancora fame.>
Mi sussurra all’orecchio, circondandomi la vita con un braccio e schiacciando il mio corpo contro il suo.
Soffoco un gemito dopo il suo gesto, ma quando lui si allontana da me sento la mancanza del suo tocco immediatamente.
L’assenza dura poco, per fortuna, perché dopo un istante percepisco le sue dita sulla mia schiena, intente a tirare giù la zip del mio vestito.
Una volta aperta la cerniera, fa scorrere le mani sulle mie spalle, liberandole dalle maniche del vestito che in un attimo si ritrova ai miei piedi.
Fa scorrere i palmi sulla mia schiena, e si abbassa piano sulle ginocchia, lasciandomi un morbido bacio sulle natiche. Una volta raggiunte le mie caviglie, mi aiuta ad uscire prima un piede e poi l’altro dall’abito, e poi lo abbandona sul pavimento.
Quando si rialza, ancora alle mie spalle, mi fa girare di poco su me stessa, ed io mi ritrovo di fronte la parete di specchi.
Osservo il nostro riflesso davanti a me, io con indosso soltanto le mutandine e i tacchi vertiginosi, un seno nudo e l’altro coperto dai capelli rossi.
Lui, alle mie spalle, nudo per metà, incastrato al mio corpo, lo sguardo sul mio riflesso.
In automatico, stringo le braccia ai fianchi, con l’intento di coprire le smagliature. Come un disegno sbiadito, mi ricoprono i fianchi e una parte dei glutei, e ogni giorno mi ricordano le continue alterazioni di peso che ho vissuto negli anni.
Logan fa scorrere le mani lungo il mio bacino, e le posa proprio su quei disegni che mi coprono la pelle, accarezzandoli con le dita.
<Non vergognarti delle tue cicatrici.>
Mi sussurra, posandomi piccoli baci sotto l’orecchio.
<Tutte quelle che porti sul corpo>
Continua, lasciando scendere una mano sulla cicatrice leggermente più rosata sulla coscia.
<Rappresentano tutte le battaglie che hai vinto.>
Il suo sguardo trova il mio sullo specchio, e i miei occhi luccicano, come se le sue parole mi avessero toccato il cuore.
Mi lascia un ultimo bacio sulla spalla, e poi si muove dietro di me.
Dal riflesso nello specchio, lo osservo mentre chiude il rubinetto della vasca e interrompe il flusso dell’acqua. Prende un piccolo barattolo che stava abbandonato vicino uno dei piedi dorati, e getta nell’acqua dei sali da bagno, che in un attimo riempiono la stanza di un profumo meraviglioso.
Poi, osservandomi sempre dallo specchio, porta una mano all’elastico dei pantaloni e se ne libera con un unico movimento.
Resta completamente nudo dietro di me, i pantaloni abbandonati insieme al mio vestito. Rimango a guardarlo dal riflesso, e la bellezza del suo corpo quasi mi fa tremare le ginocchia.
Senza emettere un fiato, mi libero delle mutandine di pizzo e, piegandomi in avanti, mi slaccio i tacchi alti e li calcio via.
Per qualche minuto restiamo a guardarci dallo specchio, ormai entrambi nudi, liberi dai vestiti e dalle paure.
Dopo un po’, porto indietro i capelli, scoprendomi l’altro seno e lasciando che le punte rosse mi sfiorino il sedere.
<Allora, questo bagno?>
Dico sorridendo, e il serpente mi sorride anche lui.
<Dopo di te.>
Mi giro verso di lui, abbandonando ormai la vergogna, e quando mi porge una mano mi lascio aiutare per entrare nella vasca.
L’acqua è calda e profumata, e ormai si è anche formata la schiuma, che mi copre il corpo non appena mi immergo.
Quando entra anche lui, un po' d’acqua sgorga dai bordi, e le sue gambe lunghe si distendono intorno al mio corpo.
Senza pensarci troppo, mi sdraio all’indietro, poggiandomi sul suo petto, la testa sulla sua spalla. Proprio come quando ci ritrovammo sotto la doccia nella mia stanza al Saudade’s, a quel tempo troppo vestiti e troppo impauriti dai sentimenti che ci dimorano dentro.
Chiudo gli occhi e tiro un lungo respiro, godendomi la pace che mi colma l’anima di colpo.
Mentre il profumo dei sali mi invade le narici, e Logan inizia ad accarezzarmi l’addome con dolcezza, penso che questo momento ha il sapore della felicità.
La felicità pura e sconfinata, quella che ho cercato per tutta la vita.
<Non so niente di te.>
Dico ad un certo punto, spegnendo il silenzio.
<Un’altra volta con questa storia.>
Protesta, ma il suo tono non suona come un rimprovero.
<Non ti parlerò di mia madre mentre ce ne stiamo tutti nudi in una vasca.>
Mi scappa una risata, e lo sguardo mi cade sulla parete di specchi davanti a noi.
Anche lui ci sta guardando da lì, ed anche lui sorride come me.
In questo momento, vorrei avere una macchina fotografica per catturare questo momento.
Noi, nudi e incastrati, riflessi in uno specchio, la città che brilla al nostro fianco.
Sembra il più bello dei quadri.
<Non intendevo quello.>
Prendo a giocare con la schiuma della vasca, e lui riprende ad accarezzarmi la pancia, avvicinandosi ai miei seni di tanto in tanto.
Eppure questo gesto non sa di sesso, più d’amore, forse.
<Intendo tipo...>
Ci rifletto per un attimo, smuovendo la schiuma nell’acqua, che crea piccoli spicchi da cui si intravedono i nostri corpi nudi e stretti.
<Dimmi tre cose che ami.>
Sento il suo petto muoversi sotto di me, e non mi serve guardare lo specchio per sapere che sta ridendo.
<Soltanto tre?>
<Per adesso tre.>
Disegna piccoli cerchi intorno al mio ombelico, poi sale e fa scorrere un dito in mezzo ai miei seni.
<D’accordo, fammi pensare...>
Ripete lo stesso percorso più volte, e il suo tocco inizia a diventare sempre più familiare.
<Gli Arctic Monkeys, Juice Wrld, e i Nirvana.>
Sorrido, catturandogli una mano e intrecciandola alla mia.
<Un intenditore di musica, a quanto pare.>
<Non mi lamento.>
Sorrido ancora, e lui mi posa un morbido bacio sulla guancia.
<Tocca a te, tre cose che ami.>
Mi avvicino le nostre mani giunte al mento, fingendo di rifletterci, ma in realtà conosco già la risposta.
<Tim Burton, baby Groot, e le caramelle gommose.>
Sorrido fiera, poggiando il viso sulle nostre mani strette.
<Interessante.>
Sogghigna, muovendo ancora le dita sul mio corpo, come se io fossi un’arpa e lui accarezzasse le mie corde.
Rifletto per un po', cercando la prossima domanda da fare.
<Qual è la tua paura più grande?>
Alzo lo sguardo verso lo specchio, e vedo il suo sguardo mentre si rabbuia.
Forse ho fatto la domanda sbagliata, forse è troppo intima, forse non è ancora pronto per questo.
<Non ho paura di niente.>
I suoi lineamenti si induriscono, ed io non ci penso due volte. Mi muovo nella vasca, e ruoto su me stessa per posizionarmi davanti a lui. Intreccio le gambe intorno ai suoi fianchi, e lui poggia le mani sulle mie cosce.
<Non ci credo.>
Gli sorrido, per dimostrargli che può fidarsi di me, per spiegargli che sentirei mie anche le sue paure.
<Perdere le persone che amo.>
Sussurra, distogliendo lo sguardo da me, come se provasse vergogna per quella paura giusta e meravigliosa.
<È bellissima.>
Gli dico, intrecciandogli le braccia al collo, ma lui ancora non mi guarda.
Adesso osserva la città illuminata sotto di noi, e le luci gli sfavillano negli occhi grigi.
<È una debolezza.>
Butta fuori quelle parole come se le odiasse, come se disprezzasse quella paura che gli dimora dentro.
Eppure, amare qualcuno al punto da avere paura di perderlo, è qualcosa di straordinario e puro.
<Lo sai che>
Gli poggio due dita sotto al mento, spingendogli appena il viso, facendolo tornare a guardarmi.
<Le persone diventano più forti quando hanno qualcuno da proteggere.>
Il suo viso si rilassa, e le sue labbra sorridono appena.
<Come fa una persona splendida come te, a starsene completamente nuda in una vasca da bagno con uno come me?>
Sorridendo, gli prendo il viso tra le mani e mi avvicino.
<Non vorrei essere in nessun altro posto.>
Si sporge con uno scatto, colmando la distanza, e cattura le mie labbra con le sue.
Non un bacio appassionato come quelli che ci siamo donati poco prima al piano di sotto, ma un bacio dolce e delicato, che ti accarezza.
Quando si allontana, si prende un attimo per osservare il mio viso, come se volesse accertarsi che questo momento sia reale.
<E la tua?>
Dice poi, ad un passo dalle mie labbra.
<Qual è la tua paura più grande?>
Deglutisco, prima di donargli l’ennesima parte di me a cui rinuncio di rado.
<Rimanere invisibile.>
Butto fuori, sentendomi piccola tra le sue braccia.
<Non lasciare nessun segno nel mondo, nessun ricordo. Rimanere solo un’ombra che ci ha camminato sopra.>
Si sporge appena un po' in avanti, e mi lascia un caldo bacio sul naso. Come a dire: adesso la tua paura è anche mia, la comprendo.
<Allora incidi il tuo nome al centro della Terra, non lasciare che si dimentichi di te.>
Mi scappa una risata, perché ciò che ha detto è al tempo stesso stupido e meraviglioso.
<Come?>
Gli chiedo, assecondandolo.
Ma lui, stampandosi un sorriso da orecchio a orecchio sul volto, si alza di scatto ed esce dalla vasca. Non dice una parola mentre esce dalla stanza ancora tutto nudo, bagnando il pavimento.
Fa ritorno pochi minuti dopo, completamente vestito e con un asciugamano tra le mani.
Si ferma davanti la vasca e dispiega l’asciugamano, lasciandolo sospeso davanti a me.
<Dai, esci.>
Aggrotto le sopracciglia confusa, ma comunque faccio come dice.
Esco dalla vasca e mi lascio avvolgere nell’asciugamano, mentre lui sfrega il mio corpo per farlo asciugare più in fretta.
<Forza, rivestiti.>
Mi incita, e ancora confusa recupero i miei indumenti dal pavimento.
Un minuto dopo, stiamo correndo per le scale, mano nella mano.
Nessuna traccia di Maverick e Tom questa volta.
Raggiungiamo l’ascensore, poi il garage, e Logan continua a tenermi per mano.
Corriamo e corriamo, nel garage lungo e buio, di certo non un percorso da fare a piedi.
Quando raggiungiamo la strada, il freddo mi punzecchia la pelle ancora umida e i capelli bagnati.
Eppure Logan non lascia la mia mano, corre e corre.
Ad un centro punto si ferma, su un marciapiede, solo la strada ormai semi deserta intorno a noi.
<Qui andrà bene.>
Dice, più a sé stesso che a me.
<Non sarà il centro della Terra, ma per adesso dovremo accontentarci.>
Continuo a guardarlo confusa, ma il suo sorriso è contagioso, perciò sorrido anch’io.
<Mi spieghi cosa stiamo facendo?>
Riesco a chiedergli finalmente, mentre lui si fruga nelle tasche della tuta.
Tira fuori una piccola chiave, e sorride vittorioso.
<Incidiamo i nostri nomi sul mondo.>
Aggrotto ancor di più le sopracciglia, ma non dico niente mentre lui si avvicina al palo della luce che sta a pochi passi da noi.
Lo osservo dalle sue spalle, mentre muove la chiave sul ferro del palo, creando un rumore terribilmente fastidioso.
<Ecco fatto.>
Dopo qualche minuto, fa qualche passo indietro, e finalmente riesco a vedere meglio.
Inciso sul ferro del palo, un po' storto e scarabocchiato, leggo il suo nome.
<Adesso tocca a te.>
<Io...>
Prendo la chiave tra le mani, e lo guardo mentre lui mi sorride soddisfatto.
<Non finiremo nei guai?>
<Ho abbastanza soldi per tirare entrambi fuori di prigione, semmai.>
Mi fa l’occhiolino, e a questo punto il cuore inizia a battermi veloce, e un sorriso mi risplende in volto.
Senza pensarci ancora, mi avvicino al palo e ci poggio sopra la chiave.
Inizio ad applicare un po' di pressione, e anche se con un po' di fatica, inizio a scrivere il mio nome.
Alla fine, quando mi allontano dal palo, mi fermo ad osservare il nostri nomi incisi sul ferro.

L O G A N

A M A N D A

Logan si posiziona alle mie spalle, abbracciandomi da dietro, e baciandomi la tempia.
<Non so come la vede questo mondo, Amanda.>
Mi sussurra, mentre io intreccio le mie dita alle sue.
<Ma nel mio di mondo, un segno lo hai già lasciato. Ed è indelebile.>

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