Bluff

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Giù le armi,
mani in alto.
La guerra è finita.

Odi et amo.
Quare id faciam,
fortasse requiris.
Nescio, sed fieri sentio et excrucior.

Odio e amo.
Forse ti chiederai
perché io mi comporti così.
Non lo so,
ma sento che avviene così
e mi sento in croce.

Catullo

Mi studio allo specchio, e ogni centimetro di pelle che vedo davanti a me lo detesto.
Odio i miei capelli, le occhiaie scure, le lentiggini spente.
Odio la pelle troppo bianca, e le cicatrici troppo rosse.
Le labbra spaccate, le mani screpolate e le clavicole evidenti.
Odio ogni cosa, perfino i nei nascosti.
Tornare a casa, dicevano i medici, sarebbe stato un toccasana per la mia mente.
Riprendere le abitudini, rivedere amici e conoscenti, sentire affetto e sostegno.
Dicevano che mi avrebbe aiutata a dimenticare, che con il tempo tutta questa storia si sarebbe fatta sempre più sbiadita, e che pian piano avrei smesso di urlare la notte.
È passata una settimana.
Eppure io urlo ancora la notte, grido e grido, e mi sento prigioniera di un sogno da cui stavolta non riesco a svegliarmi.
Rivedo la me bambina, con i capelli rossi e un vestitino ogni volta di colore diverso. Però adesso non mi chiede più di lottare, ma di arrendermi, di restare con lei.
E così ogni volta mi sveglio urlando, in una pozza di sudore, mamma già corsa in camera mia.
Questa storia, poi.
Ines ha deciso di rimanere qui.
Non si sa per quanto, dice: "finché non ti sarai ripresa completamente, niña".
Certo, come se la sua esuberanza sia di qualche aiuto.
Sono felice di averla con me, è ovvio, è la mia mamma.
Però in questi giorni vorrei solo...pace.
Vorrei addirittura spegnere la mente, perché neppure lei mi da tregua.
Tra visite di parenti sconosciuti e conoscenti gentili, Betty e Daniel ormai trasferiti in camera mia, mamma che ha preso possesso della stanza affianco, e papà che tra poco mi fa istallare una body cam, non ho un minuto di pace.
Certo, la notte almeno mi lasciano da sola, ma è proprio a quel punto che entra in azione la mia mente disturbata.
In sostanza, non ho tregua, sono sul punto di impazzire.
Sbuffando, tiro giù la t-shirt over size e smetto di guardarmi allo specchio.
Sono giorni che lo faccio, da quando mi sono svegliata in quell'ospedale, dopo aver appreso di avere una seconda nuova cicatrice.
Un altro marchio indelebile, che attira sguardi e domande, e che mi fa sentire diversa dal mondo.
Da quel momento, si è attivato uno strano meccanismo nella mia testa, che mi convince a specchiarmi più volte al giorno per lungo tempo.
Non so perché, in effetti.
È come se la mia mente volesse osservare la cicatrici, studiarle per convincersi che siano reali.
Ma sono reali. Anche il dolore che sento lo è.
Sbattendo i piedi, esco dal bagno e me ne torno a letto.
Mi ci butto sopra anche se con un po' di fatica, perché anche i dolori su tutto il corpo che ancora sento sono reali.
Mi perdo a guardare la mia camera, sotto la luce della luna.
È notte, e qui intorno è tutto in disordine come nella mia testa.
Sono un disastro, me ne sto rinchiusa tra queste quattro mura come una lucertola nella tana.
Di dormire non se ne parla, col cavolo che torno in quel posto, per poi risvegliarmi con mamma addosso spettinata e affannata per la corsa tra le camere.
No, no, no.
Dato che non posso far ordine nella mia testa, o forse semplicemente non ne trovo le forze, suppongo sia il caso di farne nella mia camera. Devo pur fare qualcosa per passare il tempo.
Mi alzo un'altra volta dal letto, opponendomi contro il sonno che comunque vorrebbe passare a trovarmi.
Inizio prendendo un po' di vestiti che ho lasciato accatastati su una sedia, e mi avvicino al letto per piegarli.
Un paio di mutandine mi cade per terra nel tragitto, perciò abbandono il resto degli indumenti sul letto e mi abbasso per recuperarle.
Sotto al letto, vicino ad uno dei quattro piedi, scorgo una piccola scatola.
So bene cos'è, per questo la recupero con lentezza, quasi tremando.
In un secondo mi ritrovo seduta sul pavimento, le gambe incrociate, e la collana tra le dita.
Passo il pollice sull'incisione sul retro, e qualcosa mi si lega allo stomaco.

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