Vuoi non provare niente?

6K 188 5
                                    

Le mani del ragazzo sono dappertutto, toccano ogni parte di me e io non mi sforzo di ricambiare.
Il tipo di sesso che pratico da quattro anni a questa parte, non ha mai previsto interazioni particolari da parte mia. Non mi interessa mai soddisfare chi ho davanti, non mi interessa donare piacere, solo riceverlo.
Ciò che mi preme è procurarmi quella sana dose di stordimento che la lussuria ti concede, quell’attimo di adrenalina in cui i tuoi pensieri si annullano.
Voglio solo soddisfare i miei bisogni, annullare i problemi, godermi la vita anche solo per qualche minuto.
L’amore, d’altra parte, è ben diverso.
Fare sesso con la persona che ami include il piacere reciproco, nella maggior parte dei casi, perché il sentimento di amore in sé include un benessere spontaneo che nasce quando il tuo partner è soddisfatto e felice.
In amore non si pensa per uno, ma per due.
Siete in due ad avere fame, in due ad avere sonno, ad avere paura, a essere felici o tristi.
All’interno di una relazione non puoi permetterti di pensare unicamente per te, perché se la persona amata soffre, soffri anche tu. Così anche quando è felice.
E anche nel sesso.
L’atto del sesso non ha più come unico scopo il ricevere piacere, ma anche il donarne, che a volte supera anche la soddisfazione di riceverlo.
Per me, tutto questo, è successo solo una volta.
Quattro anni fa, quando il mio cuore si era legato al benessere di un’altra persona. E in quel momento avevo pensato per due, sofferto per due, gioito per due. E anche il sesso, per la prima e ultima volta, l’avevo fatto per due.
Avevo dato e ricevuto, e dare mi era piaciuto più che ricevere.
Ma amare è complicato, e io non ne ho più le forze.
Per questo ormai mi accontento del sesso occasionale in cui mi preoccupo solo di ricevere la giusta dose di piacere, non c’è più niente che io voglia donare a qualcun altro che non sia io.
Il ragazzo mi ha incastrata fra la parete e sé stesso, e preme su di me con tutto il suo corpo. Lascia una scia di baci umidi su tutto il mio collo e sul mio petto, si avvicina con esitazione al mio seno e ci gira intorno senza avvicinarsi troppo.
Capisco in fretta che non ha voglia di arrivare in fretta al dunque, cosa che io invece preferirei, dato che non me ne importa nulla dei preliminari che quasi tutti si aspettano.
In più, l’alcol che ho ingerito senza alcun limite nelle ore precedenti a questo momento, inizia a farsi vivo senza ritegno.
La testa inizia a girarmi, così chiudo gli occhi e inclino la nuca, poggiandomi alla parete.
Il ragazzo, noncurante del mio improvviso cambio di umore, interpreta il mio gesto come un invito a divorarmi il collo.
Lo lascio fare, promettendomi solo due minuti, poi lo allontanerò per cercare Betty.
Lascio riposare le palpebre per un po', supplicando la mia testa di smettere di vorticare così veloce, e il ragazzo continua a baciarmi il collo alternando denti e lingua, in gioco che forse in altre circostanze mi sarebbe piaciuto.
Mi rilasso totalmente contro la parete, affidandomi solo al suo corpo premuto contro il mio, l’unica cosa che mi impedisce di scivolare in avanti verso il pavimento.
Il rumore della porta che si apre di colpo e si richiude un attimo dopo mi distrae, ma non ci faccio molto caso, probabilmente qualcuno ci ha visti ed è uscito all’istante, non me ne importa niente.
Un secondo dopo, il calore e il peso del corpo del ragazzo su di me cessano di colpo, e io non faccio in tempo ad aprire gli occhi che cado in avanti, mentre una voce quasi urla.
<Levati dal cazzo.>
Due mani grandi e ruvide mi afferrano per le spalle, e io mi ritrovo a guardare per terra, con la treccia che mi scivola su un lato del viso.
L’unica cosa che vedo, oltre alle mattonelle del pavimento, sono due scarpe incredibilmente lucide, così tanto che riesco quasi a vederci il mio viso riflesso.
La testa continua a girarmi pericolosamente, e io quasi vorrei richiudere gli occhi, ma non lo faccio.
Con le ultime forze rimaste, e la lentezza di un bradipo, cerco di rialzare la testa e rimettermi dritta sulle gambe.
Il mio sguardo sale piano, dalle scarpe lucide al pantalone gessato, poi incontra una cintura di cuoio nera, una camicia sbottonata appena sul petto, e infine la testa di un serpente che mi guarda.
Con uno scatto mi allontano dalle mani che mi tengono stretta, mi schiaccio nuovamente contro la parete, e guardo in faccia la mia nemesi.
<Sul serio, asso?>
Le peggio parolacce si depositano sulla punta della mia lingua, sto per sputarle fuori quando la testa inizia a girarmi con ancora più violenza.
Faccio un passo avanti nella speranza di calmarla e riuscire a dar sfogo alla mia rabbia, ma piccoli puntini neri si depositano ai lati del mio campo visivo fino al oscurarlo del tutto. Adesso c’è solo nero e silenzio.

BluffDove le storie prendono vita. Scoprilo ora