Tempo

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Le stelle luccicano sopra la mia testa, e l’erba mi solletica la pelle.
Osservo il cielo limpido e luminoso, ma non so dove mi trovo, non so come ci sono arrivata.
Mi guardo intorno, pur restando sdraiata sulla schiena con le mani giunte in grembo, e quando mi volto alla mia destra lo vedo.
<Eccoti, finalmente.>
Ethan mi sorride, anche lui steso sulla schiena sull’erba soffice.
<Ciao, Ethan.>
Dico, ricambiando il suo sorriso.
<Ciao, Amy.>
Le luce delle stelle si riflette nei suoi occhi, ed io vorrei alzare una mano per accarezzargli il viso, ma non ci riesco.
<Come stai?>
Gli chiedo, come se quella domanda dimorasse dentro di me da secoli, e avessi finalmente trovato il modo per lasciarla andare.
<Sto bene, e tu?>
Ci penso per un attimo, ripercorrendo tutto ciò che è cambiato dall’ultima volta che l’ho visto.
<Sto bene anche io, adesso.>
Forse è una bugia, oppure una verità che non ho ancora ammesso ad alta voce.
Ethan si rabbuia, e alza lo sguardo verso il cielo.
<Non ti resta molto tempo, Amy.>
<Cosa intendi dire?>
Sposto anch’io il mio sguardo verso le stelle.
<Ti troveranno, presto.>
<Chi?>
Il cuore inizia a battermi forte, e mi rigiro verso di lui, lottando contro quella forza che mi impedisce di alzare una mano per toccarlo, invano.
<Le ombre.>
<Quali ombre?>
I bordi del suo volto iniziano a sbiadirsi, come se lui fosse un ologramma e io solo un’osservatrice.
<Quelle che ti cercano.>
Finalmente si volta di nuovo a guardarmi, ma non sorride più, anzi il suo sguardo sembra urlare parole di scuse.
<Ti troveranno, Amanda, e questa volta ti uccideranno. Non puoi scappare dal tuo destino.>

Alzo la testa di scatto, e mi porto una mano al petto.
Ansimo, impaurita, con il petto che si alza e si abbassa in fretta.
Sento il corpo in fiamme, in preda ad un calore estraneo, che mi brucia.
<Che succede?>
Qualcuno parla dall’altro lato del letto, e quando mi volto di scatto, pronta a correre via, trovo il volto di Logan.
Si stropiccia gli occhi, lo sguardo stanco ma attento, come se si fosse concesso solo qualche minuto di sonno.
<Cosa...>
Cerco di ritrovare la lucidità, di tranquillizzare il mio cuore, e di respirare tra le parole.
<Cosa ci fai qui?>
<Stavi male, perciò ho pensato di restare, nel caso in cui ti servisse qualcosa.>
Si mette a sedere, ed io mi rendo conto che non si era neppure infilato sotto le coperte, non si è neppure tolto le scarpe.
È rimasto così, con i vestiti del giorno prima, sdraiato per metà sul materasso accanto a me.
<Come ti senti, adesso?>
Chiudo fuori ogni pensiero, su di lui, su Ethan, sul mondo.
Il mio corpo sta bruciando da dentro, ed è un fuoco che mi fa male, ma allo stesso tempo mi culla e mi invita verso un sonno profondo.
Mi lascio ricadere sui cuscini, ancora con una mano sul petto.
<Ehi, stai bene?>
Non gli rispondo, forse perché non trovo le forze neppure per muovere le labbra.
Però sorrido di sbieco, pochissimo, perché il suo profumo mi tiene attaccata alla realtà.
<Amanda?>
A questo punto ho gli occhi semichiusi, ma percepisco il movimento del materasso sotto il suo peso, ed anche se non lo vedo so che sta avvicinando al mio viso una mano incerta.
Le sue dita mi sfiorano le guance, ed io vorrei pregarlo di toccarmi di più, più di così, più di un tocco leggero.
<Cazzo.>
Impreca, e poi lo sento abbandonare il letto.
Le sue scarpe sono rumorose sul pavimento, e lo sento mentre gira intorno al letto e si avvicina a me.
L’attimo dopo le sue mani scivolano sotto di me, facendomi abbandonare il calore ormai opprimente del materasso.
Mi viene un’altra volta da sorridere leggermente, perché mi ritrovo di nuovo tra le sue braccia, sospesa in aria, e mi sembra di volare.
Sento la testa pesante, che mi ricade all’indietro, mentre i miei capelli rosso fuoco ondeggiano oltre il suo braccio.
Logan si dirige in bagno, e non si preoccupa neppure di accendere la luce.
Mi adagia sul pavimento, che mi da una leggera sensazione di sollievo grazie al fresco che emana.
Riesco ad aprire leggermente le palpebre, e sotto la luce della luna vedo Logan aprire le ante della doccia e poi il rubinetto, mentre io resto accasciata sul pavimento, la testa tenuta dritta dalla parete alle mie spalle.
Logan torna da me, e dopo essersi inginocchiato anche lui sul pavimento, inizia a sbottonarmi la camicetta che ancora ho indosso.
<Sai, serpente.>
Dico, con un filo di voce e uno sforzo sconsiderato.
<Mi piace l’idea di te che mi spogli, ma forse sarebbe meglio scegliere un altro momento. Magari quando riesco a stare in piedi.>
Socchiudo le palpebre per osservare il suo viso, ma le sue labbra non sorridono, i suoi lineamenti sono duri e gli occhi in allarme.
Nonostante l’ammissione fin troppo sincera che gli ho appena regalato, lui non si scompone.
<Sono d’accordo.>
Dice, sfilandomi la camicia dalle braccia.
<Allora perché mi stai togliendo i vestiti?>
Prende a sbottonarmi anche i jeans, per poi sfilarmeli dalle caviglie.
L’assenza dei vestiti mi fa percepire meglio la differenza di temperatura tra la mia pelle e il pavimento.
<Hai la febbre alta.>
Dice, alzandosi di nuovo in piedi.
<Dobbiamo far abbassare la temperatura del tuo corpo.>
Non ho la forza di rispondere mentre lui si accovaccia per prendermi di nuovo tra le braccia.
Mi accompagna alla doccia, e mentre io mi aspetto che mi ci butti dentro, lui alza un piede e ci entra dentro.
Si siede sul pavimento della doccia, adagiandomi tra le sue gambe, con la testa poggiata al suo petto.
L’acqua è gelata, bagna il mio corpo coperto solo dalla biancheria, ed il suo con ancora indosso tutti i vestiti, comprese le scarpe.
L’acqua mi punge la pelle, come se fossi sommersa dagli spilli, e mi fa tremare così forte da non poter evitare di vibrare tra le sue braccia.
<Ho freddo.>
Dico, battendo i denti così forte da zittire il silenzio del bagno illuminato solo dalla luce lunare.
<Lo so.>
Logan si bagna una mano con l’acqua ghiacciata, e me la fa scivolare sulla fronte, poi sulle guance, sul collo. I miei capelli si inzuppano, ma percepisco il calore della mano che tiene sul mio addome.
<Sto morendo, Logan?>
Parlo balbettando, prigioniera degli spasmi causati dal freddo, ricoperta dal ghiaccio che mi raffredda il sangue e spegne il fuoco che ho dentro.
<No, asso, non morirai.>
Mi accarezza le guance, rinfrescandomi il viso.
<Come fai ad esserne certo?>
Il suo profumo si amplifica grazie all’acqua che gli bagna la pelle, ed io lo assaporo, lasciando che diventi qualcosa che mi appartiene, qualcosa che somiglia ad un posto sicuro.
<Perché io non lo permetterei.>
<Lo giuri?>
<Sul mio nome.>
Le sue dita mi accarezzano i capelli, ed io muovo piano la testa, alzandola leggermente verso il suo viso.
Il sogno incredibilmente reale che mi ha terrorizzata pochi minuti fa, quello in cui il viso di Ethan era così reale da farmi tremare, si ripresenta vivido tra i miei ricordi. Deglutisco a fatica, ma muovo una mano sul mio corpo, finché non incontro la sua, ancora poggiata sul mio addome.
Le nostre dita si sfiorano, ma non si intrecciano.
<Magari non morirò adesso, ma in futuro si.>
Sento il suo petto alzarsi di scatto sotto di me, per poi riabbassarsi piano.
<Certo, quando sarai vecchia e cadente, a quel punto morirai.>
<Oppure quando le ombre mi troveranno.>
Le parole di Ethan mi rimbombano nelle orecchie, mentre l’acqua gelata mi arriva fin sotto la pelle.
<Quali ombre?>
Logan non smette di accarezzarmi il viso, facendo scivolare la punta delle dita sulle mie labbra, per poi accarezzarmi le guance che ancora mi vanno a fuoco.
<Quelle che mi cercano.>
Gli confesso, sentendomi incapace di fermare le parole, come se mi sentissi ancora prigioniera di un sogno. Uno un po' più bello, però, perché lui è qui con me.
<Mi ucciderà una pistola, forse, oppure un grosso coltello. O magari qualcosa di più teatrale, magari addirittura una spada.>
Sbuffo una risata, cercando di immaginare quello scenario che mi fa tremare il cuore, cercando di renderlo reale nella mia mente così da arrivarci preparata.
Non puoi scappare dal tuo destino.
<Credi che sia più tipo da essere uccisa da un colpo di pistola o da una coltellata?>
Non mi ritraggo di fronte alla crudità delle mie parole.
Non puoi scappare dal tuo destino.
Non ho più neppure la forza di provarci, la forza di correre, di scappare.
Non mi resta che aspettare. Aspettare quel giorno, le ombre, l’oblio.
<Non permetterò che tu muoia, né a causa di una semplice febbre e neppure per un colpo di pistola, d’accordo?>
La sua voce mi tranquillizza, ed io vorrei credergli.
Vorrei credere che esiste un modo per evitarlo, che il suo animo impavido mi salverà, che lui mi salverà.
Ma non può salvarmi, ed io non posso sperarci, perché sarebbe come morire due volte.
Vorrei dirgli che non vale la pena crederci, o provarci, perché non c’è via di scampo per quelli come me.
Non c’è nessun epilogo felice in questa storia. Nella mia storia.
Non posso scappare dal mio destino.
<Si, ma>
Mi sforzo di continuare a parlare, cerco di impedire alla mia anima di abituarsi a quel buio prima del tempo prestabilito.
<se tu non ci fossi, come morirei, secondo te?>
<Amanda...>
Quasi lo sento tremare sotto di me, e a questo punto le mie dita si muovono da sole, arrivando a toccare le sue.
Lui mi accoglie, intreccia le sue dita alle mie, e la sua mano grande si chiude sulla mia, portando il mio cuore a battere veloce.
Tempo.
Vorrei tempo, per stare con lui. Per godermi gli attimi, senza il timore che possano strapparmi via la vita da un momento all’altro.
Vorrei più tempo, per scoprire cosa si prova a sentirsi protetti, al sicuro, amati.
Più tempo per me, per lui, per noi.
Per quello che potremmo essere, e che forse non saremo mai.
<Se tu dovessi uccidermi, Logan, come sceglieresti di farlo?>
Le mie parole suonano dure, il tono ormai sicuro, senza il minimo accenno all’esitazione.
Come se il mio cuore avesse appena deciso di affrontare di petto la cosa, senza più concedersi la speranza.
Come se, in fondo, volesse che sia lui a farlo. E forse lo vorrei davvero, forse sarebbe meglio morire per mano sua, perché il modo in cui mi tocca mi fa sentire come una stella sospesa nel cielo.
Perché lui mi tocca con una dolcezza che non ho mai sentito sulla mia pelle, ma anche con la forza di chi potrebbe incendiare il mondo con un solo sguardo.
Forse, a questo punto, preferirei morire a causa del suo morso, del suo veleno, piuttosto che affrontare quel destino che è stato scritto per me.
<Con una raffica sconsiderata di baci.>
Dice alla fine, deciso, con due dita a sfiorarmi le labbra.
E la sua mano stringe di più la mia, lasciando che il suo braccio mi circondi il corpo, abbracciandomi.
Io lascio ricadere la testa sulla sua spalla, e la sua mano libera scivola sul mio collo.
Sorrido, sentendo il suo respiro caldo sotto il getto ghiacciato dell’acqua, la sua bocca vicino alla mia.
<I baci non sono un’arma.>
Dico in un sussurro, sentendomi di nuovo troppo debole per parlare ancora.
<Oh, si che lo sono, invece.>
Chiude l’acqua, e il freddo mi graffia le guance, le gambe nude, la cicatrice esposta sotto il suo sguardo.
Ma lui non si muove, resta immobile, con il mio corpo poggiato al suo, le nostre dita intrecciate, e i nostri cuori che sembrano cantare la stessa, meravigliosa, melodia.
Ed io vorrei solo…
più tempo.

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